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La clemenza di Tito” by Wolfgang Amadeus Mozart libretto (Italian)

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Contents: Personaggi; Atto Primo; Atto Secondo
Libretto: Caterino Tommaso Mazzolà basata su un dramma di Pietro Metastasio.
Prima rappresentazione: 6 settembre 1791, Praga (Teatro Nazionale).


ATTO SECONDO

Ritiro delizioso nel soggiorno iniperiale sul colle Palatino

SCENA I
Annio, Sesto

Recitativo

ANNIO
Sesto, come tu credi,
Augusto non peri. Calma il tuo duolo;
in questo punto ei torna
illeso dal tumulto.

SESTO
Oh Dei pietosi!
oh, caro prence! oh, dolce amico! Ah, lascia
che a questo sen... ma non m'inganni?...

ANNIO
lo merto
sì poca fé? Dunque tu stesso a lui
corri, e 'l vedrai.

SESTO
Ch'io mi presenti a Tito
dopo averlo tradito?

ANNIO
Tu lo tradisti?

SESTO
Io del tumulto, io sono
il primo autor.

ANNIO
Sesto è infedele!

SESTO
Amico,
m'ha perduto un istante. Addio! M'involo
alla patria per sempre.
Ricordati di me. Tito difendi
da nuove insidie. lo vo ramingo, afflitto
a pianger fra le selve il mio delitto.

ANNIO
Fermati; oh Dei! pensiamo... incolpan
molti di questo incendio il caso; e la congiuranon è certa finora...

SESTO
Ebben, che vuoi?

ANNIO
Che tu non parta ancora.

No. 13 - Aria

ANNIO
Torna di Tiro a lato:
Torna, e l'error passato
Con replicate emenda
Prove di fedeltà.

L'acerbo tuo dolore
È segno manifesto,
Che di virtù nel core
L'immagine ti sta.

Torna di Tiro a lato, ecc.

parte

SCENA II
Sesto, poi Vitellia

Recitativo

SESTO
Partir deggio, o restar? lo non ho mente
per distinguer consigli.

VITELLIA
Sesto, fuggi, conserva
a tua vita, e 'l mio onor. Tu sei perduto,
se alcun ti scopre, e se scoperto sei,
pubblico è il mio segreto.

SESTO
In questo seno
sepolto resterà. Nessuno il seppe.
Tacendolo morrò.

SCENA III
Publio con guardie e detti

Recitativo

PUBLIO
Sesto!

SESTO
Che chiedi?

PUBLIO
La tua spada.

SESTO
E perché?

PUBLIO
Colui, che cinto
delle spoglie regali agli occhi tuoi,
cadde trafitto al suolo, ed ingannato
dall'apparenza tu credesti Tito,
era Lentulo; il colpo
la vita a lui non tolse, il resto intendi.
Vieni.

VITELLIA
(Oh, colpo fatale!)

SESTO
dà la spada
Al fin, tiranna...

PUBLIO
Sesto, partir conviene. E già raccolto
per udirti il senato; e non poss'io
differir di condurti.

SESTO
Ingrata, addio!

SCENA IV

No. 14 - Terzetto

SESTO
Se al volto mai ti senti
Lieve aura che s'aggiri,
Gli estremi miei sospiri
Quell'alito sarà.

VITELLIA
(Per me vien tratto a morte:
Ah, dove mai m'ascondo! –
Fra poco noto al mondo
Il fallo mio sarà.)

PUBLIO
Vieni...

SESTO
a Publio
Ti seguo...
a Vitellia
addio.

VITELLIA
a Sesto
Senti... mi perdo... oh Dio!
a Publio
Che crudeltà!

SESTO
a Vitellia, in atto di partire
Rammenta chi t'adora
In questo stato ancora.
Mercede al mio dolore
Sia almen la tua pietà.

VITELLIA
(Mi lacerano il core
Rimorso, orror, spavento!
Quel che nell'alma io sento
Di duol morir mi fa.)

PUBLIO
(L'acerbo amaro pianto,
Che da'suoi lumi piove,
L'anima mi commuove,
Ma vana è la pietà!)

Publio e Sesto partono con le guardie, e Vitellia dalla parte opposta.

SCENA V
Gran sala destinata alle pubblicbe udienze. Trono, sedia e tavolino
Tito, Publio, Patrizi, pretoriani e popolo

No. 15 - Coro

CORO
Ah, grazie si rendano
Al sommo fattor,
Che in Tito del trono
Salvò lo splendor.

TITO
Ah no, sventurato
Non sono cotanto,
Se in Roma il mio fato
Si trova compianto
Se voti per Tito
Si formano ancor.

CORO
Ah, grazie si rendano, ecc.

Recitativo

PUBLIO
È tutto
colà d'intorno
alla festiva arena
il popolo raccolto; e non s'attende
che la presenza tua.

TITO
Andremo,
Publio, fra poco. lo non avrei riposo,
se di Sesto il destino
pria non sapessi. Avrà il Senato omai
le sue discolpe udite; avrà scoperto,
vedrai, ch'egli è innocente; e non dovrebbe
tardar molto l'avviso.
Va! chiedi
che si fa, che si attende? lo voglio tutto
saper pria di partir.

PUBLIO
Vado; ma temo
di non tornar nunzio felice.

TITOE puoi
creder Sesto infedele? Io dal mio core
il suo misuro; e un impossibil parmi
ch'egli m'abbia tradito.

PUBLIO
Ma, Signor, non han tutti il cor di Tito.

No. 16 - Aria

PUBLIO
Tardi s'avvde
D'un tradimento
Chi mai di fede
Mancar non sa.

Un cor verace
Pieno d'onore
Non è portent
Se ogn'altro core
Crede incapace
D'infedeltà.

Tardi s'avvede, ecc.

parte

SCENA VI
Tito, poi Annio

Recitativo

TITO
No, così scellerato
il mio Sesto non credo.
Tanto cambiarsi
un'alma non potrebbe. Annio, che rechi?
L'innocenza di Sesto?
Consolami!

ANNIO
Signor! pietà per lui
ad implorar io vengo.

SCENA VII
Detti, Publio con foglio

Recitativo

PUBLIO
Cesare, nol diss'io. Sesto è l'autore
della trama crudel.

TITO
Publio, ed è vero?

PUBLIO
Purtroppo; ei di sua bocca
tutto affermò. Co' complici il senato
alle fiere il condanna. Ecco il decreto
terribile, ma giusto;
dà il foglio a Tito
né vi manca, o Signor, che il nome augusto.

TITO
si getta sedere
Onnipossenti Dei!

ANNIO
inginocchiandosi
Ah, pietoso Monarca...

TITO
Annio, per ora
lasciami in pace.

PUBLIO
Alla gran pompa unite
sai che le genti omai...

TITO
Lo so, partite!

ANNIO
Deh, perdona, s'io parlo
in favor d'un insano.
Della mia cara sposa egli è germano.

No. 17 - Aria

ANNIO
Tu fosti tradito:
Ei degno è di morte,Ma il core di Tito
Pur lascia sperar.

Deh prendi consiglio,
Signor, dal tuo core:
Il nostro dolore
Ti degna mirar.

Publio ed Annio partono.

SCENA VIII
Tito solo a sedere

Recitativo accompagnato

TITO
Che orror! che tradimento!
Che nera infedeltà! Fingersi amico!
essermi sempre al fianco: ogni momento
esiger dal mio core
qualche prova d'amore; e starmi intanto
preparando la morte! Ed io sospendo
ancor la pena? e la sentenza
non segno?

prende la penna per sottoscrivere e poi s'arresta

Ah sì, lo scellerato mora!
Mora ... ma senza udirlo
mando Sesto a morir? Si: già l'intese
abbastanza il senato. E s'egli avesse
qualche arcano a svelarmi?
Olà!
depone la penna, intanto entra una guardia
(S'ascolti,
e poi vada al supplicio.) A me si guidi Sesto.

la guardia parte

È pur di chi regna
infelice il destino! A noi si nega
ciò che a' più bassi è dato. In mezzo al bosco
quel villanel mendico, a cui circonda
ruvida lana il rozzo fianco, a cui
è mal fido riparo
dall'ingiurie del ciel tugurio informe,
placido i sonni dorme,
passa tranquillo i dì. Molto non brama:
sa chi l'odia, e chi l'ama: unito o solo
torna sicuro alla foresta, al monte;
e vede il core ciascheduno in fronte.

SCENA IX
Tito, Publio, Sesto e custodi
Sesto entrato appena, si ferma.

No. 18 - Terzetto

SESTO
(Quello di Tiro è il volto!
Ah dove oh stelle! è andata
La sua dolcezza usata!
Or ci mi fa tremar!)

TITO
(Eterni Dei! di Sesto
Dunque il sembiante è questo!
Oh come può un delitto
Un volto trasformar!)

PUBLIO
(Mille diversi affetti
In Tiro guerra fanno.
S'ei prova un tale affanno,
Lo seguita ad amar.)

TITO
Avvicinati!

SESTO
(Oh voce
Che piombami sul core.)

TITO
Non odi?

SESTO
(Di sudore
Mi sento oh Dio bagnar!
Non può chi more
Non può di più penar.)

TITO, PUBLIO
(Palpita il traditore,
Né gli occhi ardisce alzar.)

Publio e le guardie partono.

Recitativo

TITO
Odimi, oh Sesto;siam soli; il tuo sovrano
non è presente. Apri il tuo core a Tito;
confidati all'amico.
In contraccambio almeno
d'amicizia lo chiedo.

SESTO
(Ecco una nuova
specie di pena! o dispiacere a Tito,
o Vitellia accusar.)

TITO
incomincia a turbarsi
Dubiti ancora?

SESTO
Signore ...
sappi dunque...

TITO
Parla una volta:
che mi volevi dir?

SESTO
Ch'io son l'oggetto
dell'ira degli Dei; che la mia sorte
non ho più forza a tollerar; ch'io stesso
traditor mi confesso, empio mi chiamo;
ch'io merito la morte, e ch'io la bramo.

TITO
Sconoscente! e l'avrai.
alle guardie, che saranno uscite
Custodi, il reo
toglietemi d'innanzi.

SESTO
Il bacio estremo
su quella invitta man.

TITO
senza guardarlo
Parti; non è più tempo,
or tuo giudice sono.

SESTO
Ah, sia questo, Signor, l'ultimo dono.
No. 19 - Rondò

SESTO
Deh, per questo istante solo
Ti ricorda il primo amor.
Che morir mi fa di duolo
Il tuo sdegno il tuo rigor.

Di pietade indegno è vero,
Sol spirar io deggio orror.
Pur saresti men severo,
se vedessi questo cor.

Disperato vado a morte;
Ma il morir non mi spaventa.
Il pensiero mi tormenta
Che fui teco un traditor!

(Tanto affanno soffre un core,
Né si more di dolor!)

parte

SCENA X
Tito solo

Recitativo

TITO
Ove s'intendesse mai più contumace
infedeltà? Deggio alla mia negletta
disprezzata clemenza una vendetta.
Vendetta! ... il cor di Tito
tali sensi produce?... Eh viva ... invano
parlan dunque le leggi?
siede
Sesto è reo; Sesto mora.
sottoscrive
Ma dunque faccio
sì gran forza al mio cor. Né almen sicuro
sarò ch'altri l'approvi? Ah, non si lasci
il solito cammin ...
lacera il foglio
Viva l'amico!
benché infedele. E se accursarmi il mondo
vuol pur di qualche errore,
m'accusi di pietà
getta il foglio lacerato
non di rigore.

SCENA XI
Tito, Publio

Recitativo

TITO
Publio.

PUBLIO
Cesare.

TITO
Andiamo al popolo, che attende.

PUBLIO
E Sesto?

TITO
E Sesto,
venga, all'arena ancor.

PUBLIO
Dunque il suo fato?...

TITO
Sì, Publio, è già deciso.

PUBLIO
(Oh, sventurato!)

No. 20 - Aria

TITO
Se all'impero, amici Dei,
Necessario è un cor severo;
O togliete a me l'impero,
O a me date un altro cor.

Se la fé de' regni miei
Coll'amor non assicuro:
D'una fede non mi curo,
Che sia frutto del timor.

Se all'impero, amici Dei, ecc.

Parte, seguito da Publio

SCENA XII
Vitellia, e poi Servilia e Annio da diverse parti

Recitativo

SERVILIA
Ah, Vitellia!

ANNIO
Ah, principessa!

SERVILIA
Il misero germano...

ANNIO
Il caro amico...

SERVILIA
... È condotto a morir.

VITELLIA
Ma che posso per lui?

SERVILIA
Tutto, a' tuoi prieghi
Tito lo donerà.

ANNIO
Non può negarlo
alla novella Augusta.

VITELLIA
Annio, non sono
Augusta ancor.

ANNIO
Pria che tramonti il sole
Tito sarà tuo sposo. Or, me presente,
per le pompe festive il cenno ci diede.

VITELLIA
(Dunque Sesto ha taciuto! oh amore! oh fede!)
Annio, Servilia, andiam.
(Ma dove corro così senza pensar?)
Partite amici, vi seguirò.

No. 21 - Aria

SERVILIAS'altro che lacrime
Per lui non tenti,
Tutto il tuo piangere
Non gioverà.

A questa inutile
Pietà che senti,
Oh quanto è simile
La crudeltà.

S'altro che lacrime, ecc.

parte

SCENA XIII
Vitellia sola

No. 22 - Recitativo accompagnato

VITELLIA
Ecco il punto, o Vitellia,
d'esaminar la tua costanza: avrai
valor che basti a rimirar esangue
il Sesto tuo fedel? Sesto, che t'ama
più della vita sua? Che per tua colpa
divenne reo? Che t'ubbidì crudele?
Che ingiusta t'adorò? Che in faccia a morte
sì gran fede ti serba, e tu frattanto
non ignota a te stessa, andrai tranquilla
al talamo d'Augusto? Ah, mi vedrei
sempre Sesto d'intorno; e l'aure, e i sassi
temerei che loquaci
mi scoprissero a Tito. A' piedi suoi
vadasi il tutto a palesar. Si scemi
il delitto di Sesto,
se scusar non si può, col fallo mio.
D'impero e d'imenei, speranze, addio.

No. 23 - Rondò

VITELLIA
Non più di fiori
Vaghe catene
Discenda Imene
Ad intrecciar.

Stretta fra barbare
Aspre ritorte
Veggo la morte
Ver me avanzar.

Infelice! qual orrore!
Ah, di me che si dirà?
Chi vedesse il mio dolore,
Pur avria di me pietà.

parte

SCENA XIV
Luogo magnifico, che introduce a vasto anfiteatro, da cui per diversi archi scopresi la parte interna. Si vedranno già nell'arena i complici della congiura condannati alle fiere.

Coro

Nel tempo che si canta il coro, predecuto da' littori, circondato da' senatori, e patrizi romani, e seguito da'pretoriani esce Tito, e dopo Annio e Servilia da diverse parti.

No. 24 - Coro

CORO
Che del ciel, che degli Dei
Tu il pensier, l'amor tu sei,
Grand'Eroe, nel giro angusto
Si mostrò di questo dì.

Ma, cagion di maraviglia
Non è già, felice Augusto,
Che gli Dei chi lor somiglia,
Custodiscano così.

SCENA XV
Tito, Publio e Sestofra littori, Annio e Servilia, poi VitelIia

Recitativo

TITO
Sesto, de' tuoi delitti
tu sai la serie, e sai
qual pena ti si dee. Roma sconvolta,
l'offesa Maestà, le leggi offese,
l'amicizia tradita, il mondo, il cielo
voglion la morte tua. De' tradimenti
sai pur ch'io son l'unico oggetto; or senti.

VITELLIA
entrando frettolosa
Eccoti, eccelso Augusto,
s'inginocchia
eccoti al pié la più confusa ...

TITO
Ah sorgi,
che fai? che brami?

VITELLIA
lo ti conduco innanzi
l'autor dell'empia trama.

TITO
Ov'è? Chi mai
preparò tante insidie al viver mio?

VITELLIA
Nol crederai.

TITO
Perché?

VITELLIA
Perché son io.

TITO
Tu ancora?

SESTO, SERVILIA
Oh, stelle!

ANNIO, PUBLIO
Oh, Numi!

TITO
E quanti mai,
quanti siete a tradirmi?

VITELLIA
Io la più rea
son di ciascuno! lo meditai la trama;
il più fedele amico
io ti sedussi; io del suo cieco amore
a tuo danno abusai.

TITO
Ma del tuo sdegno
chi fu cagion?

VITELLIA
La tua bontà. Credei
che questa fosse amor. La destra e 'l trono
da te sperava in dono, e poi negletta
restai due volte, e procurai vendetta.

No. 25 - Recitativo accompagnato

TITO
Ma che giorno è mai questo? al punto stesso
che assolvo un reo, ne scopro un altro? E quando
troverò, giusti Numi,
un'anima fedel? Congiuran gli astri
cred'io, per obbligarmi a mio dispetto
a diventar crudel. No: non avranno
questo trionfo. A sostener la gara,
già m'impegnò la mia virtù. Vediamo,
se più costante sia
l'altrui perfidia, o la clemenza mia:
Olà: Sesto si sciolga: abbian di nuovo
Lentulo, e suoi seguacie vita, e libertà: sia noto a Roma,
ch'io son lo stesso, e ch'io
tutto so, tutti assolvo, e tutto oblio.

No. 26 - Sestetto con coro

SESTO
Tu' e ver, m'assolvi, Augusto;
Ma non m'assolve il core,
Che piangerà l'errore,
Finché memoria avrà.

TITO
Il vero pentimento,
Di cui tu sei capace,
Val più d'una verace
Costante fedeltà.

VITELLIA, SERVILIA, ANNIO
Oh generoso! oh grande!
E chi mai giunse a tanto?
Mi trae dagli occhi il pianto
L'eccelsa tua bontà.

TUTTI e CORO (senza TITO)
Eterni Dei, vegliate
Sui sacri giorni suoi,
A Roma in lui serbate
La sua felicità.

TITO
Troncate, eterni Dei,
Troncate i giorni miei,
Quel dì che il ben di Roma
Mia cura non sarà.

libretto by Caterino Tommaso Mazzolà 
Contents: Personaggi; Atto Primo; Atto Secondo

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