“Les vêpres siciliennes” by Giuseppe Verdi libretto (Italian)
Contents: Personaggi; Atto Primo; Atto Secondo; Atto Terzo; Atto Quarto; Atto Quinto |
SCENA I Ricchi giardini nel Palazzo di Monforte in Palermo. In fondo gradinate, per le quali si arriva alla cappella, di cui si vede la cupola elevarsi al di sopra degli alberi. A diritta l'ingresso al palazzo. CORO DI CAVALIERI tra le quinte Si celebri alfine Tra i canti, tra i fior L'unione e la fine Di tanti dolor. È l'iri di pace, È pegno d'amor. Evviva la face Che accese quel cor! Evviva la gloria, Evviva l'amor! CORO DI GIOVINETTE Di fulgida stella Hai tutto il splendor! Sei pura, sei bella Qual candido fior. Di pace sei l'iri, Sei pegno d'amor, L'affetto che inspiri Seduce ogni cor! È serto di gloria Il serto d'amor! |
SCENA II Le stesse. Elena in veste da sposa scende dalla gradinata del palazzo a diritta. Le giovinette le muovono incontro, offrendole dei fiori, indi Arrigo. ELENA Mercé, dilette amiche, Di quei leggiadri fior; Il caro dono è immagine Del vostro bel candor! Oh! fortunato il vincolo Che mi prepara amor; Se voi recate pronube Felici augurii al cor! Sogno beato, caro delirio, Per voi del fato l'ira cessò! L'aura soave che qui respiro Già tutti i sensi m'inebbriò. O piaggie di Sicilia, Risplenda un dì sereno; Assai vendette orribili Ti lacerano il seno! Colma di speme e immemore Di quanto il cor soffrì, Il giorno del mio giubilo Sia di tue glorie il dì, Sogno beato, caro delirio, ecc., ecc. CORO L'affetto che inspiri Seduce ognicor! È serto di gloria Il serto d'amor! Elena congeda le donne, che s'allontanano: in questo frattempo Arrigo discende pensieroso dalla gradinata in fondo. ARRIGO La brezza aleggia intorno - a carezzarmi il viso, E di profumi eletti - imbalsamato è il cor. Più mollemente l'onda - con dolce mormorio S'unisce al canto mio - nel riso dell 'amor. Aranci profumati ruscelli e verdi prati, Giungeste a indovinar - che amato sono? ELENA Io sarò tua per sempre - per sempre t'amerò! ARRIGO Tu m'ami! caro accento onde rapito è il cor, Che il fato condannava a stenti del dolor! Il ciel tu mostri a me, colà ti vo' seguir, Ed obliar con te l'atroce mio soffrir. O mio diletto amore! Iddio per me ti fe'; |
Celeste angiol tu sei, raggio di sol per me! Alcuni gentiluomini si presentano alla porta del palazzo a diritta e vengono a cercare Arrigo, che ad un gesto di Elena si decide a seguirli. Oh deh! per poco lasciami Volare al padre mio; Sarò qui tosto reduce! ELENA Ah! presto riedi! - addio! Arrigo entra nel palazzo a diritta. |
SCENA III Procida che discende dalla gradinata in fondo, ed Elena. PROCIDA Al tuo cor generoso, Donna, grata esser dee la nostra terra! ELENA Perché? PROCIDA con gioia e voce sommessa Senza difesa Il nemico abbandona, Tutto fidente in noi, torri e bastite. Vestito a pompa e in braccio A gioia folle, ognuno Si dà in preda al piacer, lieto e festante. ELENA con inquietudine Qual ci sovrasta fato? PROCIDA con voce bassa Nulla ti sia celato! Non appena tu avrai Mosso l'ardente sì, E del compito imene I sacri bronzi dato avran l'annunzio, All'istante in Palermo e universale Il massacro incominci. ELENA Dell'ara al piede!... qui... dinanzi al cielo!... E la giurata fede? PROCIDA : Più sacra ella ti fia del patrio suolo? Tutto darei!... ELENA Anche l'onore? PROCIDA Anch'esso! ELENA Ah! mai! |
PROCIDA Ma sul tuo core, Ove già l'odio è spento, D'un Francese poté tanto l'amore? D'un rio tiranno figlio... Quest'amante... ELENA Ei m'è sposo! PROCIDA E tu il difendi? ELENA Sì! PROCIDA Tant'osi? ELENA Io l'oso! Eccolo, ei vien! vedendo Arrigo che esce dal palazzo a diritta. PROCIDA O donna, che ti arresta? Va corri, mi denuncia! Il prezzo è la mia testa! ELENA con orrore (Io gli amici tradire? No, no... ma pur... dovrei Uccidere lo sposo?... Ah! nol potrei!) |
SCENA IV Procida, Elena, Arrigo. ARRIGO appressandosi con gioia ad Elena, che abbassa il capo Ecco, per l'aura spiegasi Di Francia il gran vessillo; Ripete in suon di giubilo L'eco il guerriero squillo! ELENA a parte, con riflessione, senza rispondergli “Non appena tu avrai Mosso l'ardente sì... ARRIGO Suonò l'ora sì cara... L'imen ci chiama all'ara!... ELENA come sopra “E del compìto imene I sacri bronzi dato avran l'annunzio, Il massacro incominci”. O cielo! a qual partito con sommo dolore M'appiglierò?. ARRIGO guardandola Ella trema! È pallido il suo fronte! Di tal terror quali ha motivi ascosi? Ah! parla, o ciel! PROCIDA a bassa voce ad Elena Sì, parla! se tu l'osi! ELENA: (Sorte fatale! oh fier cimento! Posso immolarlo!... Io lor tradir!... Pietà, o fratello, del mio tormento, Reggi il mio spirito, calma il martir! PROCIDA ad Elena Del suol natale in tal cimento A te favelli il santo amor! Pensa al fratello! col divo accento |
Egli ti addita la via d'onor! ARRIGO Ah! parla, ah! cedi - al mio tormento. Pietà, pietade del mio dolor; Un sol tuo sguardo, un solo accento Salvar mi ponno da tanto orror! ELENA dopo aver guardato un istante Procida ed Arrigo in silenzio, s'avanza verso questi con commozione In fra di noi si oppone Una barriera eterna! Del fratel l'ombra fiera a me comparve... La veggo!... innanzi sta!... grazia, perdono! Arrigo!... ah!... tua non sono! ARRIGO Che dicesti? PROCIDA (Gran Dio!) ELENA Quest'imeneo Giammai si compirà! ARRIGO con disperazione O mio deluso amore! PROCIDA con furore (O tradita vendetta!) ELENA Va! t'invola all'altar! Speranze, addio! (Morrò! ma il tolgo a crudo fato e rio!) ARRIGO M'ingannasti, o traditrice, Sulla fé de' tuoi sospir; Or non resta a me infelice Che poterti maledir! Tu spergiura, disleale, - Mi piagasti a morte il cor!... Dunque addio, beltà fatale, Per te moro di dolor! ELENA No, non sono traditrice, Né mentirono i sospir! (Or non resta a me infelice |
Che salvarlo e poi morir! Non morrà quel cor leale, Io l'involo a reo furor! Taccia il bronzo ormai fatale, Precursor di Strage e orror!) PROCIDA Tu fingevi, o traditrice, Di voler con noi morir, Ma volgesti, o ingannatrice, A rea fiamma i tuoi sospir! Onta eterna al disleale, Che tradì la fé, l'onor; La mia voce omai fatale Su lui chiami il disonor! ELENA scorgendo la disperazione d'Arrigo che vuole allontanarsi Più a lungo il tuo disdegno ad Arrigo Io sopportar non posso! Tutto saprai!... per te disfido e sprezzo... PROCIDA basso ad Elena che rimane interdetta E l'infamia e il disprezzo. ARRIGO Ebben, prosegui! il vo' saper! PROCIDA forte Prosegui! Di tuo fratello agli assassini or vendi a bassa voce La Sicilia e gli amici! ELENA Ah! no, nol posso! Ma non mentiva il labbro correndo presso Arrigo Quando amor ti giurò! Io t'amo, ed esser tua giammai potrò! con sfogo di tenerezza ARRIGO M'ingannasti, o traditrice, ecc., ecc. |
SCENA ULTIMA Detti, Monforte con tutti i Cavalieri Francesi e le Dame che escono dal palazzo a diritta. ARRIGO correndo a Monforte Deh! vieni; il mio mortale Dolor ti mova, o padre, il caro nodo Che io cotanto ambia, Del fratello al pensier, Elena infrange! MONFORTE Errore! invan ritrosa Pugni contro il tuo core: ei m'è palese piano ad Elena Lo credi!... l'ami!... egli ti adora; ed io Che nomaste tiranno, vo' per voi sorridente Esserlo ancora; a me le destre, o figli! unendo le loro destre V'unisco, o nobil coppia! PROCIDA E voi, segnal felice, Bronzi, echeggiate! In piedi sugli scalini del fondo e alzando la mano ELENA No, impossibil fia! MONFORTE Di gioia al suon che lieto in aria echeggia, Giura!... ELENA No!... mai!... nol posso!... ah! lassi voi! si sente la campana T'allontana! va! fuggi! MONFORTE E perché mai? ELENA Non odi tu le grida?... MONFORTE È il popol che ci aspetta. ELENA È il bronzo annunciator... |
ARRIGO Di gioia! PROCIDA con forza Di vendetta! Dall'alto della gradinata, e da ogni parte accorrono i Siciliani, uomini e donne, con torce, spade e Pugnali CORO Vendetta! vendetta! Ci guidi il furor! Già l'odio ne affretta Le stragi e l'orror! Vendetta, vendetta È l'urlo del cor! Procida ed i Siciliani si scagliano su Monforte e sui Francesi. Cala la tela. FINE |
Contents: Personaggi; Atto Primo; Atto Secondo; Atto Terzo; Atto Quarto; Atto Quinto |