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Lucia di Lammermoor” by Gaetano Donizetti libretto (Italian)

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Contents: Personaggi; Parte Prima (Atto Unico); Parte Seconda (Atto Primo); Parte Seconda (Atto Secondo)
PARTE PRIMA (ATTO UNICO)

LA PARTENZA

SCENA I
Atrio nel castello di Ravenswood.
Normanno e Coro di abitanti del castello,
in arnese da caccia.

NORMANNO, CORO
Percorrete le spiagge vicine, Percorriamo
Della torre le vaste rovine:
Cada il velo di sì turpe mistero
Lo domanda... lo impone l’onor.
Fia che splenda il terribile vero
Come lampo fra nubi d’orror!
(il Coro parte rapidamente)

SCENA II

Enrico, Raimondo e detto.
(Enrico s’avanza fieramente accigliato,
Rai mondo lo segue mesto e silenzioso. –
Breve pausa)

NORMANNO
Tu sei turbato!
(accostandosi rispettosamente ad Enrico)

ENRICO
E n’ho ben donde. Il sai:
Del mio destin si ottenebrò la stella...
Intanto Edgardo... quel mortal nemico
Di mia prosapia, dalle sue rovine
Erge la fronte baldanzosa e ride!
Sola una mano raffermar mi puote
Nel vacillante mio poter...
Lucia Osa respinger quella mano!...
Ah! suora Non m’è colei!
RAIMONDO
(in tuono di chi cerca di calmare l’altrui collera)
Dolente Vergin, che geme sull’urna recente
Di cara madre, al talamo potria
Volger lo sguardo? Ah! rispettiam quel core
Che per troppo dolor non sente amore.
NORMANNO
Non sente amor! Lucia D’amore avvampa.

ENRICO
Che favelli?...
RAIMONDO
(Oh detto!)

NORMANNO
M’udite. Ella sen gìa colà, nel parco
Nel solingo vial dove la madre
Giace sepolta: la sua fida Alisa
Era al suo fianco... Impetuoso toro
Ecco su lor s’avventa...
Prive d’ogni soccorso,
Pende sovr’esse inevitabil morte!...
Quando per l’aere sibilar si sente
Un colpo, e al suol repente
Cade la belva.

ENRICO
E chi vibrò quel colpo?

NORMANNO
Tal... che il suo nome ricoprì d’un velo.

ENRICO
Lucia forse?...

NORMANNO
L’amò.

ENRICO
Dunque il rivide?

NORMANNO
Ogni alba.

ENRICO
E dove?

NORMANNO
In quel viale.
ENRICO
Io fremo! Né tu scovristi il seduttor?...

NORMANNO
Sospetto Io n’ho soltanto.
ENRICO
Ah! parla.

NORMANNO
È tuo nemico.

RAIMONDO
(Oh ciel!..)

NORMANNO
Tu lo detesti.

ENRICO
Esser potrebbe!... Edgardo?

RAIMONDO
Ah!...

NORMANNO
Lo dicesti. –

ENRICO
Cruda... funesta smania
Tu m’hai destata in petto!...
È troppo, è troppo orribile
Questo fatal sospetto!
Mi fe’ gelare e fremere!...
Mi drizza in fronte il crin!
Colma di tanto obbrobrio
Chi suora mia nascea! –
Pria che d’amor sì perfido
(con terribile impulso di sdegno)
A me svelarti rea,
Se ti colpisse un fulmine,
Fora men rio destin.

NORMANNO
Pietoso al tuo decoro Io fui con te crudel!

RAIMONDO
(La tua clemenza imploro; Tu lo smentisci, o ciel)

SCENA III
Coro di cacciatori, e detti.

CORO
(accorrendo)
Il tuo dubbio è ormai certezza.
(a Normanno)

NORMANNO
Odi tu?
(ad Enrico)

ENRICO
Narrate.

RAIMONDO
(Oh giorno!)

CORO
Come vinti da stanchezza
Dopo lungo errar d’intorno,
Noi posammo della torre
Nel vestibulo cadente:
Ecco tosto lo trascorre
Un uom pallido e tacente.
Quando appresso ei n’è venuto
Ravvisiam lo sconosciuto. –
Ei su celere destriero
S’involò dal nostro sguardo...
Ci fe’ noto un falconiero.
Il suo nome

ENRICO
E quale?

CORO
Edgardo.

ENRICO
Egli!... Oh rabbia che m’accendi,
Contenerti un cuor non può!

RAIMONDO
Ah! non credere...ah! sospendi...
Ella... M’odi...

ENRICO
Udir non vo’.
La pietade in suo favore
Miti sensi invan ti detta...
Se mi parli di vendetta
Solo intender ti potrò. –
Sciagurati!... il mio furore
Già su voi tremendo rugge...
L’empia fiamma che vi strugge
Io col sangue spegnerò.
NORMANNO, CORO
Quell’indegno al nuovo albore
L’ira tua fuggir non può.

RAIMONDO
(Ahi! qual nembo di terrore
Questa casa circondò!)
(Enrico parte: tutti lo seguono)

SCENA IV

Parco. – Nel fondo della scena un fianco del castello,
con picciola porta praticabile.
Sul davanti la così detta fontana della Sirena,
fontana altra volta coperta da un bell’edifizio,
ornato di tutti i fregi della gotica architettura,
al presente dai rottami di quest’edifizio sol cinta.
Caduto n’è il tetto, rovinate le mura,
e la sorgente che zampilla si apre il varco
fra le pietre, e le macerie postele intorno,
formando indi un ruscello. –
È sull’imbrunire. Sorge la luna.

Lucia ed Alisa

LUCIA
(Viene dal castello, seguita da Alisa:
sono entrambe nella massima agitazione.
Ella si volge d’intorno, come in cerca di qualcuno;
ma osservando la fontana,
ritorce altrove lo sguardo)
Ancor non giunse!...

ALISA
Incauta!... a che mi traggi!...
Avventurarti, or che il fratel qui venne,
È folle ardir.

LUCIA
Ben parli! Edgardo sappia
Qual ne minaccia orribile periglio...

ALISA
Perché d’intorno il ciglio
Volgi atterrita?

LUCIA
Quella fonte mai
Senza tremar non veggo...
Ah! tu lo sai.
Un Ravenswood, ardendo
Di geloso furor, l’amata donna
Colà trafisse: l’infelice cadde
Nell’onda, ed ivi rimanea sepolta...
M’apparve l’ombra sua...

ALISA
Che intendo!...

LUCIA
Ascolta.
Regnava nel silenzio
Alta la notte e bruna...
Colpìa la fonte un pallido
Raggio di tetra luna...
Quando sommesso un gemito
Fra l’aure udir si fe’,
Ed ecco su quel margine
L’ombra mostrarsi a me!
Qual di chi parla muoversi
Il labbro suo vedea,
E con la mano esanime
Chiamarmi a sé parea.
Stette un momento immobile
Poi rapida sgombrò,
E l’onda pria sì limpida,
Di sangue rosseggiò! –

ALISA
Chiari, oh ciel! ben chiari e tristi
Nel tuo dir presagi intendo!
Ah! Lucia, Lucia desisti
Da un amor così tremendo.

LUCIA
Io?... che parli!
Al cor che geme
Questo affetto è sola speme...
Senza Edgardo non potrei
Un istante respirar...
Egli è luce a’ giorni miei,
E conforto al mio penar
Quando rapito in estasi
Del più cocente amore,
Col favellar del core
Mi giura eterna fe’;
Gli affanni miei dimentico,
Gioia diviene il pianto...
Parmi che a lui d’accanto
Si schiuda il ciel per me!

ALISA
Giorni d’amaro pianto
Si apprestano per te!
Egli s’avanza...
La vicina soglia Io cauta veglierò.

(Rientra nel Castello)

SCENA V
Edgardo e Lucia

EDGARDO
Lucia, perdona
Se ad ora inusitata
Io vederti chiedea: ragion possente
A ciò mi trasse.
Pria che in ciel biancheggi
L’alba novella, dalle patrie sponde
Lungi sarò.

LUCIA
Che dici!...

EDGARDO
Pe’ Franchi lidi amici
Sciolgo le vele: ivi trattar m’è dato
Le sorti della Scozia. Il mio congiunto,
Athol, riparator di mie sciagure,
A tanto onor m’innalza.

LUCIA
E me nel pianto
Abbandoni così!

EDGARDO
Pria di lasciarti
Asthon mi vegga... stenderò placato
A lui la destra, e la tua destra, pegno
Fra noi di pace, chiederò.

LUCIA
Che ascolto!... Ah! no... rimanga nel silenzio avvolto
Per or l’arcano affetto...

EDGARDO
(con amarezza)
Intendo! – Di mia stirpe
Il reo persecutore
Ancor pago non è!
Mi tolse il padre... Il mio retaggio avito
Con trame inique m’usurpò...
Né basta? Che brama ancor? che chiede
Quel cor feroce e rio?
La mia perdita intera, il sangue mio?
Ei mi abborre...

LUCIA
Ah! no...

EDGARDO
Mi abborre...
(con più forza)

LUCIA
Calma, oh ciel! quell’ira estrema.

EDGARDO
Fiamma ardente in sen mi scorre! M’odi.

LUCIA
Edgardo!...

EDGARDO
M’odi, e trema.
Sulla tomba che rinserra Il tradito genitore,
Al tuo sangue eterna guerra
Io giurai nel mio furore:
Ma ti vidi...in cor mi nacque
Altro affetto, e l’ira tacque...
Pur quel voto non è infranto...
Io potrei compirlo ancor!

LUCIA
Deh! ti placa...deh! ti frena...
Può tradirne un solo accento!
Non ti basta la mia pena?
Vuoi ch’io mora di spavento?
Ceda, ceda ogn’altro affetto;
Solo amor t’infiammi il petto...
Ah! il più nobile, il più santo
De’ tuoi voti è un puro amor!

EDGARDO
(con subita risoluzione)
Qui, di sposa eterna fede
Qui mi giura, al cielo innante.
Dio ci ascolta, Dio ci vede...
Tempio, ed ara è un core amante;
Al tuo fato unisco il mio
(ponendo un anello in dito a Lucia)
Son tuo sposo.
Ne’ tempi a cui rimonta questo avvenimento,
fu in Iscozia comune credenza,
che il violatore di un giuramento fatto
con certe cerimonie, soggiacesse in questa terra
ad un’esemplare punizione celeste,
quasi contemporanea all’atto dello spergiuro.
Perciò allora i giuramenti degli amanti,
lungi dal riguardarsi come cosa di lieve peso,
avevano per lo meno l’importanza
di un contratto di nozze. –
La più usitata di queste cerimonie era,
che i due amanti rompevano,
e si partivano una moneta.
Si è sostituito il cambio dell’anello,
come più adatto alla scena.

LUCIA
E tua son io.
(porgendo a sua volta il proprio anello a Edgardo)
A’ miei voti amore invoco.

EDGARDO
A’ miei voti invoco il ciel.

LUCIA, EDGARDO
Porrà fine al nostro foco
Sol di morte il freddo gel...

EDGARDO
Separarci omai conviene.

LUCIA
Oh parola a me funesta!
Il mio cor con te ne viene.

EDGARDO
Il mio cor con te qui resta.

LUCIA
Ah! talor del tuo pensiero
Venga un foglio messaggiero,
E la vita fuggitiva
Di speranza nudrirò.

EDGARDO
Io di te memoria viva
Sempre o cara, serberò.

LUCIA, EDGARDO
Verranno a te sull’aura I miei sospiri ardenti,
Udrai nel mar che mormora
L’eco de’ miei lamenti...
Pensando ch’io di gemiti
Mi pasco, e di dolor.
Spargi una mesta lagrima
Su questo pegno allor.

EDGARDO
Io parto...

LUCIA
Addio…

EDGARDO
Rammentati! Ne stringe il cielo!...

LUCIA
E amor.

(Edgardo parte; Lucia si ritira nel castello)

libretto by Salvadore Cammarano 
Contents: Personaggi; Parte Prima (Atto Unico); Parte Seconda (Atto Primo); Parte Seconda (Atto Secondo)

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