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“Rigoletto” by Giuseppe Verdi libretto (Italian)
Contents: Personaggio; Atto Primo; Atto Secondo; Atto Terzo |
Salotto nel palazzo ducale (Vi sono due porte laterali, una maggiore nel fondo che si chiude. Ai suoi lati pendono i ritratti, in tutta figura, a sinistra del Duca, a destra della sua sposa. V’ha un seggiolone presso una tavola coperta di velluto e altri mobili.) DUCA (entrando, agitato) Ella mi fu rapita! E quando, o ciel?...ne’ brevi istanti, prima che il mio presagio interno sull’orma corsa ancora mi spingesse! |
Schiuso era l’uscio! E la magion deserta! E dove ora sarà quell’angiol caro? Colei che prima potè in questo core destar la fiamma di costanti affetti? Colei sì pura, al cui modesto sguardo quasi spinto a virtù talor mi credo! Ella mi fu rapita! E chi l’ardiva?...ma ne avrò vendetta. Lo chiede il pianto della mia diletta. Parmi veder le lagrime scorrenti da quel ciglio, quando fra il dubbio e l’ansia del subito periglio, dell’amor nostro memore il suo Gualtier chiamò. Ned ei potea soccorrerti, cara fanciulla amata; ei che vorria coll’anima farti quaggiù beata; ei che le sfere agli angeli per te non invidiò. Ei che le sfere, ecc. (Marullo, Ceprano, Borsa ed altri cortigiani entrano dal mezzo.) BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO Duca, Duca! DUCA Ebben? BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO L’amante fu rapita a Rigoletto. |
DUCA Come? E d’onde? BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO Dal suo tetto. DUCA Ah! Ah! dite, come fu? BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO Scorrendo uniti remota via, brev’ora dopo caduto il dì, come previsto ben s’era in pria, rara beltà ci si scoprì. Era l’amante di Rigoletto, che vista appena si dileguò. Già di rapirla s’avea il progetto, quando il buffone ver noi spuntò; che di Ceprano noi la contessa rapir volessimo, stolto, credè; la scala, quindi, all’uopo messa, bendato ei stesso ferma tenè. La scala, quindi, ecc. Salimmo, e rapidi la giovinetta a noi riusciva quindi asportar. DUCA (da sé) Cielo! BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO Quand’ei s’accorse della vendetta restò scornato ad imprecar. DUCA (da sé) È dessa, la mia diletta! |
(forte) Ma dove or trovasi la poveretta? BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO Fu da noi stessi addotta or qui. DUCA (da sé) Ah, tutto il ciel non mi rapì! (Esce rapidamente. Rigoletto entra cantarellando con represso dolore.) MARULLO Povero Rigoletto! RIGOLETTO La rà, la rà, la rà, ecc. CORO Ei vien...Silenzio. RIGOLETTO La rà, la rà, la rà, la rà, ecc. BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO Oh, buon giorno, Rigoletto. RIGOLETTO (da sé) Han tutti fatto il colpo! CEPRANO Ch’hai di nuovo, buffon? |
RIGOLETTO Ch’hai di nuovo, buffon? Che dell’usato più noioso voi siete. BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO Ah! ah! ah! RIGOLETTO La rà, la rà, la rà, ecc. (spiando inquieto dovunque, da sé) Ove l’avran nascosta?... BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO (fra loro) Guardate com’è inquieto! RIGOLETTO La rà, la rà, la rà, ecc. BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO Sì! Guardate com’è inquieto! RIGOLETTO (a Marullo) Son felice che nulla a voi nuocesse l’aria di questa notte... MARULLO Questa notte! RIGOLETTO Sì...Ah, fu il bel colpo! MARULLO S’ho dormito sempre! |
RIGOLETTO Ah, voi dormiste! Avrò dunque sognato! La rà, la rà, la rà, ecc. (S’allontana e vedendo un fazzoletto sopra una tavola ne osserva inquieto la cifra.) CORO (fra loro) Ve’ come tutto osserva! RIGOLETTO (gettandolo; fra sé) Non è il suo. (forte) Dorme il Duca tuttor? CORO Sì, dorme ancora. (Comparisce un paggio della Duchessa.) PAGGIO Al suo sposo parlar vuol la Duchessa. CEPRANO Dorme. PAGGIO Qui or or con voi non era? BORSA È a caccia. PAGGIO Senza paggi! senz’armi! |
TUTTI E non capisci che per ora vedere non può alcuno? RIGOLETTO (che a parte è stato attentissimo al dialogo, balzando improvviso tra loro prorompe:) Ah, ell’è qui dunque! Ell’è col Duca! TUTTI Chi? RIGOLETTO La giovin che stanotte al mio tetto rapiste. Ma la saprò riprender. Ella è là! TUTTI Se l’amante perdesti, la ricerca altrove. RIGOLETTO Io vo’ mia figlia! TUTTI La sua figlia! RIGOLETTO Sì, la mia figlia! d’una tal vittoria, che? adesso non ridete? Ella è là...la vogl’io...la renderete. (Corre verso la porta di mezzo, ma i cortigiani gli attraversano il passaggio.) |
Cortigiani, vil razza dannata, per qual prezzo vendeste il mio bene? A voi nulla per l’oro sconviene, ma mia figlia è impagabil tesor. La rendete...o, se pur disarmata, questa man per voi fora cruenta; nulla in terra più l’uomo paventa, se dei figli difende l’onor. Quella porta, assassini, m’aprite! (Si getta ancor sulla porta che gli è nuovamente contesa dai gentiluomini; lotta alquanto, poi ritorna spossato.) La porta, la porta, assassini, m’aprite. Ah! voi tutti a me contro venite! Tutti contro me! (piange) Ah! Ebben, piango. Marullo, signore, tu ch’hai l’alma gentil come il core, dimmi tu dove l’hanno nascosta? Marullo, signore, dimmi tu dove l’hanno nascosta? È là...non è vero?...È là?... non è vero?...è là?...non è vero? Tu taci!...ohimè! Miei signori, perdono, pietate! Al vegliardo la figlia ridate! Ridonarla a voi nulla ora costa, tutto al mondo tal figlia è per me. Signori, perdono, ecc. (Gilda esce dalla stanza a sinistra e si getta nelle paterne braccia.) GILDA Mio padre! |
RIGOLETTO Dio! mia Gilda! Signori, in essa è tutta la mia famiglia. Non temer più nulla, angelo mio... (ai cortigiani) Fu scherzo, non è vero? Io, che pur piansi, or rido. (a Gilda) E tu a che piangi? GILDA Ah, l’onta, padre mio! RIGOLETTO Cielo! che dici? GILDA Arrossir voglio innanzi a voi soltanto... RIGOLETTO (ai cortigiani) Ite di qua voi tutti! Se il Duca vostro d’appressarsi osasse, ch’ei non entri, gli dite, e ch’io qui sono. BORSA, MARULLO, CEPRANO, CORO (fra loro) Coi fanciulli e co’ dementi spesso giova il simular; partiam pur, ma quel ch’ei tenti non lasciamo d’osservar. (Escono.) RIGOLETTO Parla...siam soli. |
GILDA (da sé) Ciel! dammi coraggio! (a Rigoletto) Tutte le feste al tempio mentre pregava Iddio, bello e fatale un giovine offriasi al guardo mio... Se i labbri nostri tacquero, dagli occhi il cor parlò. Furtivo fra le tenebre sol ieri a me giungeva... “Sono studente e povero”, commosso mi diceva, e con ardente palpito amor mi protestò. Partì...il mio core aprivasi a speme più gradita, quando improvvisi apparvero color che m’han rapita, e a forza qui m’addussero nell’ansia più crudel. RIGOLETTO (da sé) Ah! Solo per me l’infamia a te chiedeva, o Dio... ch’ella potesse ascendere quanto caduto er’io. Ah, presso del patibolo bisogna ben l’altare! Ma tutto ora scompare, l’altar si rovesciò! (a Gilda) Piangi, fanciulla, piangi... |
GILDA Padre! RIGOLETTO ...scorrer fa il pianto sul mio cor. GILDA Padre, in voi parla un angiol per me consolator, ecc. RIGOLETTO Piangi, fanciulla, ecc. Compiuto pur quanto a fare mi resta, lasciare potremo quest’aura funesta. GILDA Sì. RIGOLETTO (da sé) E tutto un sol giorno cangiare potè! (Entra un usciere ed il Conte di Monterone, che attraversa il fondo della sala fra gli alabardieri.) USCIERE Schiudete: ire al carcere Monteron dee. MONTERONE (fermandosi verso il ritratto) Poiché fosti invano da me maledetto, né un fulmine o un ferro colpisce il tuo petto, felice pur anco, o Duca, vivrai. (Esce fra le guardie dal mezzo.) |
RIGOLETTO No, vecchio, t’inganni...un vindice avrai. (Si volge con impeto al ritratto.) Sì, vendetta, tremenda vendetta di quest’anima è solo desio. Di punirti già l’ora s’affretta, che fatale per te suonerà. Come fulmin scagliato da Dio, te colpire il buffone saprà. GILDA O mio padre, qual gioia feroce balenarvi negli occhi vegg’io! RIGOLETTO Vendetta! GILDA Perdonate: a noi pure una voce di perdono dal cielo verrà. RIGOLETTO Vendetta! GILDA Perdonate... RIGOLETTO No! GILDA (fra sé) Mi tradiva, pur l’amo; gran Dio, per l’ingrato ti chiedo pietà! |
RIGOLETTO Come fulmin scagliato, ecc. GILDA Perdonate, ecc. (Escono dal mezzo.) |
libretto by Francesco Maria Piave |
Contents: Personaggio; Atto Primo; Atto Secondo; Atto Terzo |