TITO VESPASIANO, imperatore di Roma (Tenore) VITELLIA, figlia dell' imperatore Vitellio (Soprano) SERVILIA, sorella di Sesto, amante d'Annio (Soprano) SESTO, amico di Tito, amante di Vitellia (Soprano o Mezzosoprano) ANNIO, amico di Sesto, amante di Servilia (Soprano or Mezzosoprano) PUBLIO, prefetto del pretorio (Basso) CHORUS senatori, patrizi, legati, pretoriani, littori, popolo Luogo Roma Epoca 79 d. C. Appartamenti di Vitellia Ouverture SCENA PRIMA Vitellia, Sesto Recitativo VITELLIA Ma ché? sempre l'istesso, Sesto, a dirmi verrai? So, che sedotto fu Lentulo da te; che i suoi seguaci son pronti già; che il Campidoglio acceso darà moto a un tumulto. lo tutto questo già mille volte udii; la mia vendetta mai non veggo però. S'aspetta forse che Tito a Berenice in faccia mia offra d'amor insano l'usurpato mio trono, e la sua mano? Parla, di', che s'attende? SESTO Dio! VITELLIA Sospiri! SESTO Pensaci meglio, oh cara, pensaci meglio. Ah, non togliamo in Tito la sua delizia al mondo, il Padre a Roma, l'amico a noi. VITELLIA Dunque a vantarmi in faccia venisti il mio nemico? e più non pensi che questo Eroe clemente un soglio usurpò dal suo tolto al mio padre? che mi ingannò, che mi sedusse, (e questo è il suo fallo maggior) quasi ad amarlo. E poi, perfido! e poi di nuovo al Tebro richiamar Berenice! una rivale avesse scelta almeno degna di me fra le beltà di Roma. Ma una barbara, Sesto, un'esule antepormi, una regina! SESTO Ah, principessa, tu sei gelosa. VITELLIA lo! SESTO Sì. VITELLIA Gelosa io sono, se non soffro un disprezzo. SESTO Eppur... VITELLIA Eppur non hai cor d'acquistarmi. SESTO lo son... VITELLIA Tu sei sciolto d'ogni promessa. A me non manca più degno esecutor dell'odio mio. SESTO Sentimi! VITELLIA Intesi assai. SESTO Fermati! VITELLIA Addio. SESTO Ah, Vitellia, ah, mio Nume, non partir! dove vai? perdonami, ti credo, io m'ingannai. No. 1 - Duetto SESTO Come ti piace imponi: Regola i moti miei. Il mio destin tu sei; Tutto farò per te. VITELLIA Prima che il sol tramonti, Estinto io vo' l'indegno. Sai ch'egli usurpa un regno. Che in sorte il ciel mi dié. SESTO Già il tuo furor m'accende. VITELLIA Ebben, che più s'attende?‑ SESTO Un dolce sguardo almeno Sia premio alla mia fé! A DUE Fan mille affetti insieme Battaglia in me spietata. Un'alma lacerata Più della mia non v'è. SCENA II Annio, detti Recitativo ANNIO Amico, il passo affretta, Cesare a sé ti chiama. VITELLIA Ah, non perdete questi brevi momenti. A Berenice Tito gli usurpa. ANNIO Ingiustamente oltraggi, Vitellia, il nostro troe: Tito ha l'impero e del mondo, e di sé. Già per suo cenno Berenice pare. SESTO Come? VITELLIA Che dici? ANNIO Voi stupite a ragion. Roma ne piange, di maraviglia, e di piacer. lo stesso quasi nol credo: ed io fui presente, o Vitellia, al grande addio. VITELLIA (Oh speranze!) Sesto, sospendi d'eseguire i miei cenni; il colpo ancora non è maturo. SESTO E tu non vuoi ch'io vegga! ... ch'io mi lagni, oh crudele! ... VITELLIA Or che vedesti? di che ti puoi lagnar? SESTO Di nulla! (Oh Dio! Chi provò mai tormento eguale al mio!) No. 2 - Aria VITELLIA Deh, se piacer mi vuoi, Lascia i sospetti tuoi: Non mi stancar con questo Molesto dubitar. Chi ciecamente crede, Impegna a serbar fede; Chi sempre inganni aspetta Alletta ad ingannar. parte SCENA III Annio, Sesto Recitativo ANNIO Amico, ecco il momento di rendermi felice. All'amor mio Servilia promettesti. Altro non manca che d'Augusto l'assenso. Ora da lui impetrarlo potresti. SESTO Ogni tua brama, Annio, m'è legge. Impaziente anch'io questo nuovo legame, Annio, desio. No. 3 - Duettino ANNIO, SESTO Deh, prendi un dolce amplesso, Amico mio fedel; E ognor per me lo stesso Ti serbi amico il ciel. partono SCENA IV Coro, Publio, Annio, Tito, Sesto Parte del Foro Romano magnificamente adornato d'archi, obelischi, e trofei; infaccia aspetto esteriore dei Campidoglio. e magnifica strada, per cui vi si ascende. Publio, senatori romani, e i legati delle province soggette, destinati a presentare al senato gli annui imposti tributi. Tito, preceduto da littori, seguito da pretoriani, e circondato da numeroso popolo, scende dal Campidoglio. No. 4 - Marcia No. 5 - Coro CORO Serbate, oh Dei custodi Della romana sorte, In Tito il giusto, il forte, L'onor di nostra età. Nel fine dei coro sudetto, Annio e Sesto da diverse parti. Recitativo PUBLIO a Tito Te della patria il Padre, oggi appella il senato: e mai più giusto non fu ne' suoi decreti, oh invitto Augusto. ANNIO Eccelso tempio ti destina il senato; e là si vuole, che fra divini onori anche il nume di Tito il Tebro adori. PUBLIO Quei tesori, che vedi, all'opra consacriam. Tito non sdegni questi del nostro amor pubblici segni. TITO Romani, udite: oltre l'usato terribile il Vesuvio ardenti fiumi dalle fauci eruttò; scosse le rupi; riempié di ruine i campi intorno e le città vicine. Le desolate genti fuggendo van; ma la miseria opprime quei che al foco avvanzar. Serva quell'oro di tanti afflitti a riparar lo scempio. Questo, o Romani, è fabbricarmi il tempio. ANNIO Oh, vero Eroe! PUBLIO Quanto di te minori tutti i premi son mai tutte le lodi! TITO Basta, basta, oh miei fidi. Sesto a me s'avvicini; Annio non parta. Ogn'altro s'allontani. Si ritirano tutti fuori dell'atrio, e vi rimangono Tito, Sesto ed Annio (No. 4 - Marcia) (No. 5 - Coro) CORO Serbate, oh Dei custodi, ecc. Recitativo ANNIO (Adesso, o Sesto, parla per me.) SESTO Come, Signor, potesti la tua bella regina?... TITO Ah, Sesto amico, che terribil momento! lo non credei... basta; ho vinto; partì. Tolgasi adesso a Roma ogni sospetto di vederla mia sposa. Una sua figlia vuol veder sul mio soglio, e appagarla convien. Giacché l'amore scelse invano i miei lacci, io vo', che almeno l'amicizia li scelga. Al tuo s'unisca, Sesto, il cesareo sangue. Oggi mia sposa sarà la tua germana. SESTO Servilia! TITO Appunto. ANNIO (Oh, me infelice!) SESTO (Oh Dei! Annio è perduto.) TITO Udisti? che dici? non rispondi? SESTO Tito... ANNIO Augusto, conosco di Sesto il cor. Ma tu consiglio da lui prender non dei. Come potresti sposa elegger più degna dell'impero, e di te? Virtù, bellezza, tutto è in Servilia. lo le conobbi in volto ch'era nata a regnar. De' miei presagi l'adempimento è questo. SESTO (Annio parla cosi? Sogno, o son desto!) TITO Ebbene, recane a lei, Annio, tu la novella. E tu mi segui, amato Sesto; e queste tue dubbiezze deponi. Avrai tal parte tu ancor nel soglio, e tanto t'innalzerò, che resterà ben poco dello spazio infinito, che frapposer gli Dei fra Sesto, e Tiro. SESTO Questo è troppo, oh Signor. Modera almeno, se ingrati non ci vuoi, modera, Augusto, i benefici tuoi. TITO Ma ché? (Se mi negate che benefico io sia che mi lasciate?) No. 6 - Aria TITO Del più sublime soglio L'unico frutto è questo: Tutto è tormento il resto, E tutto è servitù. Che avrei, se ancor perdessi Le sole ore felici, Ch'ho nel giovar gli oppressi, Nel sollevar gli amici; Nel dispensar tesori Al merto, e alla virtù? Del più sublime soglio, ecc. parte con Sesto SCENA V Annio, Servilia Recitativo ANNIO Non ci pentiam. D'un generoso amante era questo il dover. Mio cor, deponi le tenerezze antiche: è tua sovrana chi fu l'idolo tuo. Cambiar conviene in rispetto l'amore. Eccola. Oh Dei! mai non parve sì bella agli occhi miei. SERVILIA Mio ben... ANNIO Taci, Servilia. Ora è delitto il chiamarmi così. SERVILIA Perché? ANNIO Ti scelse Cesare (che martir!) per sua consorte. A te, (morir mi sento) a te m'impose di recarne l'avviso (oh pena!) ed io... io fui... (parlar non posso) Augusta, addio! SERVILIA Come! fermati. lo sposa di Cesare? E perché? ANNIO Perché non trova beltà, virtù, che sia più degna d'un impero, anima... oh stelle! che dirò? lascia, Augusta, deh lasciami partir. SERVILIA Così confusa abbandonarmi vuoi? Spiegati; dimmi, come fu? Per qual via?... ANNIO Mi perdo, s'io non parto, anima mia. No. 7 - Duetto ANNIO Ah, perdona al primo affetto Questo accento sconsigliato: Colpa fu del labbro usato A così chiamarti ognor. SERVILIA Ah, tu fosti il primo oggetto, Che finor fedel amai; E tu l'ultimo sarai Ch'abbia nido in questo cor. ANNIO Cari accenti del mio bene. SERVILIA Oh mia dolce, cara speme. SERVILIA, ANNIO Più che ascolto i sensi tuoi, In me cresce più l'ardor. Quando un'alma è all'altra unita, Qual piacere un cor risente! Ah, si tronchi dalla vita Tutto quel che non è amor. partono SCENA VI Ritiro delizioso nel soggiorno imperiale sul colle Palatino Tito, Servilia Recitativo TITO Servilia! Augusta! SERVILIA Ah Signor, sì gran nome non darmi ancora. Odimi prima. lo deggio palesarti un arcan. TITO Parla... SERVILIA Il core, Signor, non è più mio. Già da gran tempo Annio me lo rapì. Valor che basti, non ho per obliarlo. Anche dal trono il solito sentiero farebbe a mio dispetto il mio pensiero. So, che oppormi è delitto d'un Cesare al voler; ma tutto almeno sia noto al mio sovrano; poi, se mi vuoi sua sposa, ecco la mano. TITO Grazie, o Numi dei ciel. Pur si ritrova chi s'avventuri a dispiacer col vero. Alla grandezza tua la propria pace Annio pospone! tu ricusi un trono per essergli fedele! Ed io dovrei turbar fiamme sì belle! Ah, non produce sentimenti sì rei di Tiro il core. Sgombra ogni tema. lo voglio stringer nodo sì degno, e n'abbia poi cittadini la patria eguali a voi. No. 8 - Aria TITO Ah, se fosse intorno al trono Ogni cor così sincero Non tormento un vasto impero, Ma saria felicità. Non dovrebbero i regnanti Tollerar sì grave affanno, Per distinguer dall'inganno l'insidiata verità. Ah, se fosse intorno al trono, ecc. parte SCENA VII Servilia, poi Vitellia Recitativo SERVILIA Felice me! VITELLIA Posso alla mia sovrana offrir del mio rispetto i primi omaggi? posso adorar quel volto, per cui d'amor ferito, ha perduto il riposo il cor di Tiro? SERVILIA Non esser meco irata; forse la regia destra è a te serbata. parte SCENA VIII Vitellia, poi Sesto Recitativo VITELLIA Ancor mi schernisce? Questo soffrir degg'io vergognoso disprezzo? Ah, con qual fasto qui mi lascia costei! barbaro Tito, ti parea dunque poco Berenice antepormi? lo dunque sono l'ultima de' viventi. Ah, trema ingrato, trema d'avermi offesa. Oggi il tuo sangue... SESTO Mia vita. VITELLIA Ebben, che rechi? il Campidoglio è acceso? è incenerito? Lentulo dove sta? Tito è punito? SESTO Nulla intrapresi ancor. VITELLIA Nulla! e sì franco mi torni innanzi? SESTO E tuo comando il sospendere il colpo. VITELLIA E non udisti i miei novelli oltraggi? D'altri stimoli hai d'uopo? Sappi, che Tito amai, che del mio cor l'acquisto ei t'impedì; che se rimane in vita, si può pentir; ch'io ritornar potrei (non mi fido di me) forse ad amarlo. Or va, se non ti muove desio di gloria, ambizione, amore; se tolleri un rivale, che usurpò, che contrasta, che involar potrà gli affetti miei, degli uomini 'l più vil dirò che sei. SESTOQuante vie d'assalirmi! Basta, basta non più, già m'inspirasti, Vitellia, il tuo furore. Arder vedrai fra poco il Campidoglio, e quest'acciaro nel sen di Tito... VITELLIA Ed or che pensi? Dunque corri; che fai? Perché non parti? No. 9 - Aria SESTO Parto, ma tu ben mio, Meco ritorna in pace; Sarò qual più ti piace, Quel che vorrai farò. Guardami, e tutto oblio, E a vendicarti io volo; A questo sguardo solo Da me sì pensera. Ah, qual poter, oh Dei! Donaste alla beltà. parte SCENA IX Vitellia, poi Publio ed Annio Recitativo VITELLIA Vedrai, Tito, vedrai, che alfin sì vile questo volto non è. Basta a sedurti gli amici almen, se ad invaghirti è poco. Ti pentirai... PUBLIO Tu qui, Vitellia? Ah, corri, va Tito alle tue stanze. ANNIO Vitellia, il passo affretta, Cesare di te cerca. VITELLIA Cesare! PUBLIO Ancor nol sai? sua consorte ti elesse. ANNIO Tu sei la nostra Augusta; ed il primo omaggio già da noi ti si rende. PUBLIO Ah, principessa, andiam: Cesare attende. No. 10 - Terzetto VITELLIA Vengo ... aspettate ... Sesto!... Ahimè! ... Sesto! ... è partito?... Oh sdegno mio funesto! Oh insano mio furor! Che angustia, che tormento! lo gelo, oh Dio! d'orror. PUBLIO, ANNIO Oh come un gran contento, Come confonde un cor. partono SCENA X Sesto solo, indi Annio, Servilia, Publio, Vitellia Campidoglio, come prima No. 11 - Recitativo accompagnato SESTO Oh Dei, che smania è questa, che tumulto ho nel cor! Palpito, agghiaccio, m'incammino, m'arresto: ogn'aura, ogn'ombra mi fa tremare. lo non credea, che fosse sì difficile impresa esser malvagio. Ma compirla convien. Almen si vada con valor a perir. Valore! E come può averne un traditor? Sesto infelice! tu traditor! Che orribil nome! Eppure t'affretti a meritarlo. E chi tradisci il più grande, il più giusto, il più clemente Principe della terra, a cui tu devi quanto puoi, quanto sei. Bella mercede gli rendi in vero. Ei t'innalzò per farti il carnefice suo. M'inghiotta il suolo prima ch'io tal divenga. Ah, non ho core, Vitellia, a secondar gli sdegni tuoi. Morrei prima del colpo in faccia a lui. Si desta nel Campidoglio un incendio che a poco a poco va crescendo. S'impedisca ... ma come, arde già il Campidoglio. Un gran tumulto io sento d'armi, e d'armati; ahi! tardo è il pentimento. No. 12 - Quintetto con coro SESTO Deh, conservate, oh Dei, A Roma il suo splendor, Oh almeno i giorni miei Coi suoi troncate ancor. ANNIO Amico, dove vai? SESTO Io vado... lo saprai Oh Dio, per mio rossor. Ascende frettoloso nel Campidoglio. SCENA XI ANNIO lo Sesto non intendo... Ma qui Servilia viene. SERVILIA Ah, che tumulto orrendo! ANNIO Fuggi di qua mio bene. SERVILIA Si teme che l'incendio Non sia dal caso nato, Ma con peggior disegno Ad arte suscitato. CORO in distanza Ah!... PUBLIO V'è in Roma una congiura, Per Tito ahimè pavento; Di questo tradimento Chi mai sarà l'autor. CORO Ah!... SERVILIA, ANNIO, PUBLIO Le grida ahimè ch'io sento ... CORO Ah!... SERVILIA, ANNIO, PUBLIO ... Mi fan gelar d'orror. Vitellia entra CORO Ah!... SCENA XII VITELLIA Chi per pietade oh Dio! M'addita dov' è Sesto? (In odio a me son'io Ed ho di me terror.) SERVILIA, ANNIO, PUBLIO Dì questo tradimento Chi mai sarà l'autor. CORO Ah!... ah!... VITELLIA, SERVILIA, ANNIO, PUBLIO Le grida ahimè ch'io sento Mi fan gelar d'orror. CORO Ah!... ah!... Sesto scendé dal Campidoglio SCENA XIII SESTO (Ah, dove mai m'ascondo? Apriti, oh terra, inghiottimi, E nel tuo sen profondo Rinserra un traditor.) VITELLIA Sesto! SESTO Da me che vuoi? VITELLIA Quai sguardi vibri intorno? SESTO Mi fa terror il giorno. VITELLIA Tito?... SESTO La nobil alma versò dal sen trafitto. SERVILIA, ANNIO, PUBLIO Qual destra rea macchiarsi Poté d'un tal delitto? SESTO Fu l'uom più scellerato, L'orror della natura, Fu... VITELLIA Taci forsennato, Deh, non ti palesar. VITELLIA, SERVILIA, SESTO, ANNIO, PUBLIO Ah dunque l'astro è spento, Di pace apportator. TUTTI e CORO Oh nero tradimento, Oh giorno di dolor! Ritiro delizioso nel soggiorno iniperiale sul colle Palatino SCENA I Annio, Sesto Recitativo ANNIO Sesto, come tu credi, Augusto non peri. Calma il tuo duolo; in questo punto ei torna illeso dal tumulto. SESTO Oh Dei pietosi! oh, caro prence! oh, dolce amico! Ah, lascia che a questo sen... ma non m'inganni?... ANNIO lo merto sì poca fé? Dunque tu stesso a lui corri, e 'l vedrai. SESTO Ch'io mi presenti a Tito dopo averlo tradito? ANNIO Tu lo tradisti? SESTO Io del tumulto, io sono il primo autor. ANNIO Sesto è infedele! SESTO Amico, m'ha perduto un istante. Addio! M'involo alla patria per sempre. Ricordati di me. Tito difendi da nuove insidie. lo vo ramingo, afflitto a pianger fra le selve il mio delitto. ANNIO Fermati; oh Dei! pensiamo... incolpan molti di questo incendio il caso; e la congiuranon è certa finora... SESTO Ebben, che vuoi? ANNIO Che tu non parta ancora. No. 13 - Aria ANNIO Torna di Tiro a lato: Torna, e l'error passato Con replicate emenda Prove di fedeltà. L'acerbo tuo dolore È segno manifesto, Che di virtù nel core L'immagine ti sta. Torna di Tiro a lato, ecc. parte SCENA II Sesto, poi Vitellia Recitativo SESTO Partir deggio, o restar? lo non ho mente per distinguer consigli. VITELLIA Sesto, fuggi, conserva a tua vita, e 'l mio onor. Tu sei perduto, se alcun ti scopre, e se scoperto sei, pubblico è il mio segreto. SESTO In questo seno sepolto resterà. Nessuno il seppe. Tacendolo morrò. SCENA III Publio con guardie e detti Recitativo PUBLIO Sesto! SESTO Che chiedi? PUBLIO La tua spada. SESTO E perché? PUBLIO Colui, che cinto delle spoglie regali agli occhi tuoi, cadde trafitto al suolo, ed ingannato dall'apparenza tu credesti Tito, era Lentulo; il colpo la vita a lui non tolse, il resto intendi. Vieni. VITELLIA (Oh, colpo fatale!) SESTO dà la spada Al fin, tiranna... PUBLIO Sesto, partir conviene. E già raccolto per udirti il senato; e non poss'io differir di condurti. SESTO Ingrata, addio! SCENA IV No. 14 - Terzetto SESTO Se al volto mai ti senti Lieve aura che s'aggiri, Gli estremi miei sospiri Quell'alito sarà. VITELLIA (Per me vien tratto a morte: Ah, dove mai m'ascondo! – Fra poco noto al mondo Il fallo mio sarà.) PUBLIO Vieni... SESTO a Publio Ti seguo... a Vitellia addio. VITELLIA a Sesto Senti... mi perdo... oh Dio! a Publio Che crudeltà! SESTO a Vitellia, in atto di partire Rammenta chi t'adora In questo stato ancora. Mercede al mio dolore Sia almen la tua pietà. VITELLIA (Mi lacerano il core Rimorso, orror, spavento! Quel che nell'alma io sento Di duol morir mi fa.) PUBLIO (L'acerbo amaro pianto, Che da'suoi lumi piove, L'anima mi commuove, Ma vana è la pietà!) Publio e Sesto partono con le guardie, e Vitellia dalla parte opposta. SCENA V Gran sala destinata alle pubblicbe udienze. Trono, sedia e tavolino Tito, Publio, Patrizi, pretoriani e popolo No. 15 - Coro CORO Ah, grazie si rendano Al sommo fattor, Che in Tito del trono Salvò lo splendor. TITO Ah no, sventurato Non sono cotanto, Se in Roma il mio fato Si trova compianto Se voti per Tito Si formano ancor. CORO Ah, grazie si rendano, ecc. Recitativo PUBLIO È tutto colà d'intorno alla festiva arena il popolo raccolto; e non s'attende che la presenza tua. TITO Andremo, Publio, fra poco. lo non avrei riposo, se di Sesto il destino pria non sapessi. Avrà il Senato omai le sue discolpe udite; avrà scoperto, vedrai, ch'egli è innocente; e non dovrebbe tardar molto l'avviso. Va! chiedi che si fa, che si attende? lo voglio tutto saper pria di partir. PUBLIO Vado; ma temo di non tornar nunzio felice. TITOE puoi creder Sesto infedele? Io dal mio core il suo misuro; e un impossibil parmi ch'egli m'abbia tradito. PUBLIO Ma, Signor, non han tutti il cor di Tito. No. 16 - Aria PUBLIO Tardi s'avvde D'un tradimento Chi mai di fede Mancar non sa. Un cor verace Pieno d'onore Non è portent Se ogn'altro core Crede incapace D'infedeltà. Tardi s'avvede, ecc. parte SCENA VI Tito, poi Annio Recitativo TITO No, così scellerato il mio Sesto non credo. Tanto cambiarsi un'alma non potrebbe. Annio, che rechi? L'innocenza di Sesto? Consolami! ANNIO Signor! pietà per lui ad implorar io vengo. SCENA VII Detti, Publio con foglio Recitativo PUBLIO Cesare, nol diss'io. Sesto è l'autore della trama crudel. TITO Publio, ed è vero? PUBLIO Purtroppo; ei di sua bocca tutto affermò. Co' complici il senato alle fiere il condanna. Ecco il decreto terribile, ma giusto; dà il foglio a Tito né vi manca, o Signor, che il nome augusto. TITO si getta sedere Onnipossenti Dei! ANNIO inginocchiandosi Ah, pietoso Monarca... TITO Annio, per ora lasciami in pace. PUBLIO Alla gran pompa unite sai che le genti omai... TITO Lo so, partite! ANNIO Deh, perdona, s'io parlo in favor d'un insano. Della mia cara sposa egli è germano. No. 17 - Aria ANNIO Tu fosti tradito: Ei degno è di morte,Ma il core di Tito Pur lascia sperar. Deh prendi consiglio, Signor, dal tuo core: Il nostro dolore Ti degna mirar. Publio ed Annio partono. SCENA VIII Tito solo a sedere Recitativo accompagnato TITO Che orror! che tradimento! Che nera infedeltà! Fingersi amico! essermi sempre al fianco: ogni momento esiger dal mio core qualche prova d'amore; e starmi intanto preparando la morte! Ed io sospendo ancor la pena? e la sentenza non segno? prende la penna per sottoscrivere e poi s'arresta Ah sì, lo scellerato mora! Mora ... ma senza udirlo mando Sesto a morir? Si: già l'intese abbastanza il senato. E s'egli avesse qualche arcano a svelarmi? Olà! depone la penna, intanto entra una guardia (S'ascolti, e poi vada al supplicio.) A me si guidi Sesto. la guardia parte È pur di chi regna infelice il destino! A noi si nega ciò che a' più bassi è dato. In mezzo al bosco quel villanel mendico, a cui circonda ruvida lana il rozzo fianco, a cui è mal fido riparo dall'ingiurie del ciel tugurio informe, placido i sonni dorme, passa tranquillo i dì. Molto non brama: sa chi l'odia, e chi l'ama: unito o solo torna sicuro alla foresta, al monte; e vede il core ciascheduno in fronte. SCENA IX Tito, Publio, Sesto e custodi Sesto entrato appena, si ferma. No. 18 - Terzetto SESTO (Quello di Tiro è il volto! Ah dove oh stelle! è andata La sua dolcezza usata! Or ci mi fa tremar!) TITO (Eterni Dei! di Sesto Dunque il sembiante è questo! Oh come può un delitto Un volto trasformar!) PUBLIO (Mille diversi affetti In Tiro guerra fanno. S'ei prova un tale affanno, Lo seguita ad amar.) TITO Avvicinati! SESTO (Oh voce Che piombami sul core.) TITO Non odi? SESTO (Di sudore Mi sento oh Dio bagnar! Non può chi more Non può di più penar.) TITO, PUBLIO (Palpita il traditore, Né gli occhi ardisce alzar.) Publio e le guardie partono. Recitativo TITO Odimi, oh Sesto;siam soli; il tuo sovrano non è presente. Apri il tuo core a Tito; confidati all'amico. In contraccambio almeno d'amicizia lo chiedo. SESTO (Ecco una nuova specie di pena! o dispiacere a Tito, o Vitellia accusar.) TITO incomincia a turbarsi Dubiti ancora? SESTO Signore ... sappi dunque... TITO Parla una volta: che mi volevi dir? SESTO Ch'io son l'oggetto dell'ira degli Dei; che la mia sorte non ho più forza a tollerar; ch'io stesso traditor mi confesso, empio mi chiamo; ch'io merito la morte, e ch'io la bramo. TITO Sconoscente! e l'avrai. alle guardie, che saranno uscite Custodi, il reo toglietemi d'innanzi. SESTO Il bacio estremo su quella invitta man. TITO senza guardarlo Parti; non è più tempo, or tuo giudice sono. SESTO Ah, sia questo, Signor, l'ultimo dono. No. 19 - Rondò SESTO Deh, per questo istante solo Ti ricorda il primo amor. Che morir mi fa di duolo Il tuo sdegno il tuo rigor. Di pietade indegno è vero, Sol spirar io deggio orror. Pur saresti men severo, se vedessi questo cor. Disperato vado a morte; Ma il morir non mi spaventa. Il pensiero mi tormenta Che fui teco un traditor! (Tanto affanno soffre un core, Né si more di dolor!) parte SCENA X Tito solo Recitativo TITO Ove s'intendesse mai più contumace infedeltà? Deggio alla mia negletta disprezzata clemenza una vendetta. Vendetta! ... il cor di Tito tali sensi produce?... Eh viva ... invano parlan dunque le leggi? siede Sesto è reo; Sesto mora. sottoscrive Ma dunque faccio sì gran forza al mio cor. Né almen sicuro sarò ch'altri l'approvi? Ah, non si lasci il solito cammin ... lacera il foglio Viva l'amico! benché infedele. E se accursarmi il mondo vuol pur di qualche errore, m'accusi di pietà getta il foglio lacerato non di rigore. SCENA XI Tito, Publio Recitativo TITO Publio. PUBLIO Cesare. TITO Andiamo al popolo, che attende. PUBLIO E Sesto? TITO E Sesto, venga, all'arena ancor. PUBLIO Dunque il suo fato?... TITO Sì, Publio, è già deciso. PUBLIO (Oh, sventurato!) No. 20 - Aria TITO Se all'impero, amici Dei, Necessario è un cor severo; O togliete a me l'impero, O a me date un altro cor. Se la fé de' regni miei Coll'amor non assicuro: D'una fede non mi curo, Che sia frutto del timor. Se all'impero, amici Dei, ecc. Parte, seguito da Publio SCENA XII Vitellia, e poi Servilia e Annio da diverse parti Recitativo SERVILIA Ah, Vitellia! ANNIO Ah, principessa! SERVILIA Il misero germano... ANNIO Il caro amico... SERVILIA ... È condotto a morir. VITELLIA Ma che posso per lui? SERVILIA Tutto, a' tuoi prieghi Tito lo donerà. ANNIO Non può negarlo alla novella Augusta. VITELLIA Annio, non sono Augusta ancor. ANNIO Pria che tramonti il sole Tito sarà tuo sposo. Or, me presente, per le pompe festive il cenno ci diede. VITELLIA (Dunque Sesto ha taciuto! oh amore! oh fede!) Annio, Servilia, andiam. (Ma dove corro così senza pensar?) Partite amici, vi seguirò. No. 21 - Aria SERVILIAS'altro che lacrime Per lui non tenti, Tutto il tuo piangere Non gioverà. A questa inutile Pietà che senti, Oh quanto è simile La crudeltà. S'altro che lacrime, ecc. parte SCENA XIII Vitellia sola No. 22 - Recitativo accompagnato VITELLIA Ecco il punto, o Vitellia, d'esaminar la tua costanza: avrai valor che basti a rimirar esangue il Sesto tuo fedel? Sesto, che t'ama più della vita sua? Che per tua colpa divenne reo? Che t'ubbidì crudele? Che ingiusta t'adorò? Che in faccia a morte sì gran fede ti serba, e tu frattanto non ignota a te stessa, andrai tranquilla al talamo d'Augusto? Ah, mi vedrei sempre Sesto d'intorno; e l'aure, e i sassi temerei che loquaci mi scoprissero a Tito. A' piedi suoi vadasi il tutto a palesar. Si scemi il delitto di Sesto, se scusar non si può, col fallo mio. D'impero e d'imenei, speranze, addio. No. 23 - Rondò VITELLIA Non più di fiori Vaghe catene Discenda Imene Ad intrecciar. Stretta fra barbare Aspre ritorte Veggo la morte Ver me avanzar. Infelice! qual orrore! Ah, di me che si dirà? Chi vedesse il mio dolore, Pur avria di me pietà. parte SCENA XIV Luogo magnifico, che introduce a vasto anfiteatro, da cui per diversi archi scopresi la parte interna. Si vedranno già nell'arena i complici della congiura condannati alle fiere. Coro Nel tempo che si canta il coro, predecuto da' littori, circondato da' senatori, e patrizi romani, e seguito da'pretoriani esce Tito, e dopo Annio e Servilia da diverse parti. No. 24 - Coro CORO Che del ciel, che degli Dei Tu il pensier, l'amor tu sei, Grand'Eroe, nel giro angusto Si mostrò di questo dì. Ma, cagion di maraviglia Non è già, felice Augusto, Che gli Dei chi lor somiglia, Custodiscano così. SCENA XV Tito, Publio e Sestofra littori, Annio e Servilia, poi VitelIia Recitativo TITO Sesto, de' tuoi delitti tu sai la serie, e sai qual pena ti si dee. Roma sconvolta, l'offesa Maestà, le leggi offese, l'amicizia tradita, il mondo, il cielo voglion la morte tua. De' tradimenti sai pur ch'io son l'unico oggetto; or senti. VITELLIA entrando frettolosa Eccoti, eccelso Augusto, s'inginocchia eccoti al pié la più confusa ... TITO Ah sorgi, che fai? che brami? VITELLIA lo ti conduco innanzi l'autor dell'empia trama. TITO Ov'è? Chi mai preparò tante insidie al viver mio? VITELLIA Nol crederai. TITO Perché? VITELLIA Perché son io. TITO Tu ancora? SESTO, SERVILIA Oh, stelle! ANNIO, PUBLIO Oh, Numi! TITO E quanti mai, quanti siete a tradirmi? VITELLIA Io la più rea son di ciascuno! lo meditai la trama; il più fedele amico io ti sedussi; io del suo cieco amore a tuo danno abusai. TITO Ma del tuo sdegno chi fu cagion? VITELLIA La tua bontà. Credei che questa fosse amor. La destra e 'l trono da te sperava in dono, e poi negletta restai due volte, e procurai vendetta. No. 25 - Recitativo accompagnato TITO Ma che giorno è mai questo? al punto stesso che assolvo un reo, ne scopro un altro? E quando troverò, giusti Numi, un'anima fedel? Congiuran gli astri cred'io, per obbligarmi a mio dispetto a diventar crudel. No: non avranno questo trionfo. A sostener la gara, già m'impegnò la mia virtù. Vediamo, se più costante sia l'altrui perfidia, o la clemenza mia: Olà: Sesto si sciolga: abbian di nuovo Lentulo, e suoi seguacie vita, e libertà: sia noto a Roma, ch'io son lo stesso, e ch'io tutto so, tutti assolvo, e tutto oblio. No. 26 - Sestetto con coro SESTO Tu' e ver, m'assolvi, Augusto; Ma non m'assolve il core, Che piangerà l'errore, Finché memoria avrà. TITO Il vero pentimento, Di cui tu sei capace, Val più d'una verace Costante fedeltà. VITELLIA, SERVILIA, ANNIO Oh generoso! oh grande! E chi mai giunse a tanto? Mi trae dagli occhi il pianto L'eccelsa tua bontà. TUTTI e CORO (senza TITO) Eterni Dei, vegliate Sui sacri giorni suoi, A Roma in lui serbate La sua felicità. TITO Troncate, eterni Dei, Troncate i giorni miei, Quel dì che il ben di Roma Mia cura non sarà. |
libretto by Caterino Tommaso Mazzolà |