Il conte di Luna, giovane gentiluomo aragonese (baritono) Leonora, dama di compagnia della Principessa d'Aragona (soprano) Azucena, zingara della Biscaglia (mezzosoprano) Manrico, ufficiale del principe Urgel e presunto figlio di Azucena (tenore) Ferrando, capitano degli armati del conte di Luna (basso) Ines, confidente di Leonora (soprano) Ruiz, soldato al seguito di Manrico (tenore) Un vecchio zingaro (basso) Un messo (tenore) Compagne di Leonora e religiose, familiari del conte, uomini d'arme, zingari e zingare (coro) La trama - oltremodo intricata e romanzesca - si sviluppa parte in Biscaglia e parte in Aragona all'inizio del XV secolo. Scena prima Atrio nel palazzo dell'Aliaferia, porta da un lato che mette agli appartamenti del Conte di Luna. Ferrando e molti familiari del Conte, che giacciono presso la porta, alcuni uomini d'arme che passeggiano in fondo. FERRANDO All'erta! All'erta! Il Conte n'è d'uopo attendere vigilando, ed egli talor presso i veroni della sua casa, intere passa le notti. UOMINI Gelosia le fiere serpi gli avventa in petto. FERRANDO Nel Trovator, che dai giardini muove notturno il canto, d'un rivale a dritto ei teme. UOMINI Dalle gravi palpebre il sonno a discacciar, la vera storia ci narra di Garzia, germano al nostro Conte. FERRANDO La dirò, venite intorno a me. ALTRI Noi pure... Udite, udite. FERRANDO Di due figli vivea padre beato, il buon Conte di Luna. Fida nutrice del secondo nato dormia presso la cuna. Sul romper dell'aurora un bel mattino, ella dischiude i rai e chi trova d'accanto a quel bambino? UOMINI Chi? favella... Chi? chi mai? FERRANDO Abbietta zingara, fosca vegliarda! Cingeva i simboli di maliarda! E sul fanciullo, con viso arcigno, l'occhio affiggeva torvo, sanguigno! D'orror compresa è la nutrice; acuto un grido all'aura scioglie; ed ecco, in meno che labbro il dice i servi accorrono in quelle soglie; e fra minacce, urli, percosse la rea discacciano ch'entrarvi osò. UOMINI Giusto quei petti sdegno commosse; l’infame vecchia lo provocò! FERRANDO Asserì che tirar del fanciullino l'oroscopo volea. Bugiarda! Lenta febbre del meschino la salute struggea! Coverto di pallor, languido, affranto, ei tremava la sera, e il dì traeva in lamentevol pianto: ammaliato egl'era! La fattucchiera perseguitata, fu presa e al rogo fu condannata: ma rimanea la maledetta figlia, ministra di ria vendetta! Compi quest'empia nefando eccesso! Sparve il fanciullo, e si rinvenne mal spenta brace nel sito istesso ov'arsa un giorno la strega venne! E d'un bambino, ahimè l'ossame bruciato a mezzo, fumante ancor! UOMINI Ah scellerata! Oh donna infame! Del par m'investe ira ed orror! E il padre? FERRANDO Brevi e tristi giorni visse; pur ignoto del cor presentimento gli diceva che spento non era il figlio; ed a morir vicino bramò che il signor nostro a lui giurasse di non cessar le indagini. Ah! fur vane! UOMINI E di colei non s'ebbe contezza mai? FERRANDO Nulla contezza! Oh! dato mi fosse rintracciarla un dì! UOMINI Ma ravvisarla potresti? FERRANDO Calcolando gli anni trascorsi, lo potrei. UOMINI Sarebbe tempo presso la madre all'inferno spedirla. FERRANDO All'inferno? È credenza che dimori ancor nel mondo l'anima perduta dell'empia strega, e quando il ciel è nero in varie forme altrui si mostri. TUTTI È vero! È vero! È vero! È ver! Sull'orlo dei tetti alcun l'ha veduta! In upupa o strige talora si muta! In corvo tal'altra; più spesso in civetta, sull'alba fuggente al par di saetta! FERRANDO Morì di paura un servo del Conte che avea della zingara percossa la fronte! Morì, morì di paura, morì, morì, morì di paura! UOMINI Ah! Ah! Morì! Ah! Ah! Morì! FERRANDO Apparve a costui d'un gufo in sembianza, nell'alta quiete di tacita stanza! UOMINI D'un gufo! D'un gufo! FERRANDO Con occhi lucenti guardava, guardava il cielo attristando d'un urlo feral! UOMINI Guardava! Guardava! FERRANDO Allor mezzanotte appunto suonava! Ah! UOMINI Ah! (Suona mezzanotte.) TUTTI Ah! Sia maledetta la strega infernal! Ah! (Si ode un tamburo. Gli uomini d'arme accorrono in fondo. I famigliari si tengono verso la porta.) Scena seconda Il giardino del palazzo. Sulla destra marmorea scalinata che mette negli appartamenti. Dense nubi coprono la luna. Leonora ed Ines passeggiano. INES Che più t'arresti? L'ora è tarda; vieni; di te la regal donna chiese; l'udisti. LEONORA Un'altra notte ancora senza vederlo! INES Perigliosa fiamma tu nutri! Oh come, dove la primiera favilla in te s'apprese? LEONORA Ne' tornei. V'apparve, bruno le vesti ed il cimier, Io scudo bruno e di stemma ignudo, sconosciuto guerrier, che dell'agone gli onori ottenne. Al vincitor sul crine il serto io posi. Civil guerra intanto arse - nol vidi più! Come d'aurato sogno fuggente immago! ed era volta lunga stagion, ma poi... INES Che avvenne? LEONORA Ascolta! Tacea la notte placida e bella in ciel sereno; la luna il viso argenteo mostrava lieto e pieno! Quando suonar per l'aere, infino allor sì muto, dolci s'udiro e flebili gli accordi d'un liuto, e versi melanconici un trovator cantò. Versi di prece ed umile, qual d'uom che prega Iddio: in quella ripeteasi un nome, il nome mio! Corsi al veron sollecita... Egli era, egli era desso! Gioia provai che agl'angeli solo è provar concesso! Al cor, al guardo estatico la terra un ciel sembrò! Al cor, ecc. INES Quanto narrasti di turbamento m'ha piena l'alma! Io temo... LEONORA Invano! INES Dubbio, ma tristo presentimento in me risvegli quest'uomo arcano! Tenta obbliarlo. LEONORA Che dici? Oh basti! INES Cedi al consiglio dell'amistà, cedi! LEONORA Obliarlo! Ah! tu parlasti detto che intender l'alma non sa. Di tale amor che dirsi mal può dalla parola, d'amor che intendo io sola, il cor s'inebriò. Il mio destino compiersi non può che a lui d'appresso. S'io non vivrò per esso, per esso morirò, s'io non vivrò per esso, ecc. (Entrano nei loro appartamenti. Poi viene il Conte di Luna.) CONTE Tace la notte! Immersa nel sonno è certo la regal signora: ma veglia la sua dama - Oh! Leonora, tu desta sei: mel dice da quel verone tremolante un raggio della notturna lampa. Ah! l'amorosa fiamma m'arde ogni fibra! Ch'io ti vegga è d'uopo, che tu m'intenda. Vengo. A noi supremo è tal momento. (Fa per montare la scala, ma si ferma, sentendo il liuto.) Il Trovator! Io fremo! MANRICO (fuori scena) Deserto sulla terra, col rio destin in guerra, è sola speme un cor, un cor al Trovator. CONTE Oh detti! Io fremo! MANRICO Ma s'ei quel cor possiede, bello di casta fede, CONTE Oh detti! MANRICO È d'ogni re maggior... CONTE Oh gelosia! MANRICO È d'ogni re maggior, maggior il Trovator. CONTE Non m'inganno... Ella scende! (Leonora scende nel giardino e corre verso il Conte.) LEONORA Anima mia! CONTE (Che far?) LEONORA Più dell'usato è tarda l'ora: io ne contai gl'istanti co' palpiti del core! Alfin ti guida pietoso amor fra queste braccia. MANRICO (ancora fra gli alberi) Infida! (La luna si mostra dalle nuvole e rivela un uomo di cui la visiera nasconde il volto.) LEONORA Qual voce! (riconoscendo entrambi, e gettandosi ai piedi di Manrico) Ah, dalle tenebre tratta in errore io fui! A te credea rivolgere l'accento, e non a lui... A te, che l'alma mia sol chiede, sol desia. Io t'amo, il giuro, t'amo d'immenso, eterno amor! CONTE Ed osi! MANRICO Ah, più non bramo! CONTE Avvampo di furor! Avvampo di furor! LEONORA Io t'amo! Io t'amo! MANRICO Ah, più non bramo! CONTE Se un vil non sei, discovriti! LEONORA (Ohimè!) CONTE Palesa il nome! LEONORA (Deh, per pietà!) MANRICO Ravvisami: Manrico io son! CONTE Tu! Come? Insano, temerario! D'Urgel seguace, a morte proscritto, ardisci volgerti a queste regie porte? MANRICO Che tardi? Or via le guardie appella, ed il rivale al ferro del carnefice consegna! CONTE Il tuo fatale istante assai più prossimo è, dissennato! Vieni... LEONORA Conte! CONTE Al mio sdegno vittima è d'uopo ch'io ti sveni. LEONORA Oh ciel, t'arresta! CONTE Seguimi! MANRICO Andiam! LEONORA (Che mai farò?) CONTE Seguimi! MANRICO Andiam! LEONORA (Un sol mio grido perdere lo puote!) M'odi! CONTE No! Di geloso amor sprezzato, arde in me tremendo il fuoco! Il tuo sangue, o sciagurato, ad estinguerlo fia poco! Dirgli, o folle, io t'amo, ardisti! Ei più vivere non può. Un accento proferisti che a morir lo condannò! Un accento proferisti, ecc. LEONORA Un istante almen dia loco il tuo sdegno alla ragione: io, sol io di tanto foco son pur troppo la cagione! Piombi, piombi il tuo furore sulla rea che t'oltraggiò, vibra il ferro in questo core che te amar non vuol né può. MANRICO Del superbo è vana l'ira; ei cadrà da me trafitto: il mortal, che amor t'inspira, dall'amor fu reso invitto. (al Conte) La tua sorte è già compita, l'ora omai per te suonò! Il suo core e la tua vita il destino a me serbò! CONTE Dirgli, oh folle, ecc. Il tuo sangue, o sciagurato, ad estinguerlo fia poco! Dirgli, o folle, io t'amo, ardisti! Ei più vivere non può, ecc. LEONORA Piombi, ah! piombi il tuo furore sulla rea che t'oltraggiò, vibra il ferro in questo core che te amar non vuol né può! ecc. MANRICO La tua sorte è già compita, l'ora omai per te suonò! Il suo core e la tua vita il destino a me serbò, ecc. CONTE Ah! di geloso amor sprezzato arde in me tremendo il foco! Un accento proferisti che a morir lo condannò! ecc. (I due uomini partono, le spade in mano. Leonora cade, svenuta.) Scena prima Le falde di un monte della Biscaglia. Arde un gran fuoco. È l'alba. Azucena siede presso il fuoco. Manrico le sta disteso accanto, avviluppato nel suo mantello. Ha l'elmo ai piedi e fra le mani la spada, su cui figge immobilmente lo sguardo. Una banda di zingari è sparsa all'intorno. ZINGARI Vedi! le fosche notturne spoglie de' cieli sveste l'immensa vôlta; sembra una vedova che alfin si toglie i bruni panni ond'era involta. All'opra! All'opra! Dàgli! Martella! Chi del gitano i giorni abbella? La zingarella! (alle donne, sostando il loro lavoro) Versami un tratto: lena e coraggio il corpo e l'anima traggon dal bere. Oh, guarda! guarda! Del sole un raggio brilla più vivido nel mio/tuo bicchiere! All'opra! All'opra! Chi del gitano i giorni abbella? La zingarella! (Mentre Azucena canta gli zingari le si fanno allato.) AZUCENA Stride la vampa! La folla indomita corre a quel foco lieta in sembianza! Urli di gioia intorno echeggiano: cinta di sgherri donna s'avanza! Sinistra splende sui volti orribili la tetra fiamma che s'alza, che s'alza al ciel! Stride la vampa! Giunge la vittima nero vestita, discinta e scalza! Grido feroce di morte levasi, l'eco il ripete di balza in balza! Sinistra splende, ecc. ZINGARI Mesta è la tua canzon! AZUCENA Del pari mesta che la storia funesta da cui tragge argomento! Mi vendica! Mi vendica! MANRICO (L'arcana parola ognor!) UNO ZINGARO Compagni, avanza il giorno; a procacciarci un pan, su! su! scendiamo per le propinque ville. ZINGARI Andiamo! Andiamo! Chi del gitano i giorni abbella? ecc. (Se ne vanno, cantando.) MANRICO Soli or siamo. Deh, narra quella storia funesta. AZUCENA E tu la ignori, tu pur? Ma, giovinetto, i passi tuoi d'ambizion lo sprone lungi traea! Dell'ava il fine acerbo è quest'istoria. La incolpò superbo Conte di malefizio, onde asseria colto un bambin suo figlio; essa bruciata venne ov'arde quel foco! MANRICO Ahi! sciagurata! AZUCENA Condotta ell'era in ceppi al suo destin tremendo; col figlio sulle braccia, io la seguia piangendo: infino ad essa un varco tentai, ma invano; aprirmi invan tentò la misera fermarsi e benedirmi! Che, fra bestemmie oscene, pungendola coi ferri, al rogo la cacciavano gli scellerati sgherri! - Allor, con tronco accento, mi vendica! sclamò. Quel detto un eco eterno in questo cor lasciò. MANRICO La vendicasti? AZUCENA Il figlio giunsi a rapir del Conte; lo trascinai qui meco - le fiamme ardean già pronte. MANRICO Le fiamme? Oh ciel! Tu forse...? AZUCENA Ei distruggeasi in pianto, io mi sentiva il cor dilaniato, infranto! Quand'ecco agl'egri spirti, come in un sogno, apparve la vision ferale di spaventose larve! Gli sgherri! ed il supplizio! La madre smorta in volto, scalza, discinta! Il grido! il grido! Il noto grido ascolto! "Mi vendica!" La mano convulsa stendo... stringo la vittima, nel foco la traggo, la sospingo! Cessa il fatal delirio, l'orrida scena fugge, la fiamma sol divampa, e la sua preda strugge! Pur volgo intorno il guardo e innanzi a me vegg'io dell'empio Conte il figlio! MANRICO Ah! che dici? AZUCENA Il figlio mio, mio figlio avea bruciato! MANRICO Ah! Qual orror! AZUCENA Ah! Mio figlio! Mio figlio! Il figlio mio avea bruciato! MANRICO Quale orror! Ah! quale orror! AZUCENA Sul capo mio le chiome sento drizzarsi ancor! MANRICO Non son tuo figlio! E chi son io? Chi dunque? AZUCENA Tu sei mio figlio! MANRICO Eppur dicesti... AZUCENA Ah forse? che vuoi? Quando al pensier s'affaccia il truce caso lo spirto intenebrato pone stolte parole sul mio labbro. Madre, tenera madre non m'avesti ognora? MANRICO Potrei negarlo? AZUCENA A me, se vivi ancora, nol dei? Notturna, nei pugnati campi di Pelilla, ove spento fama ti disse, a darti sepoltura non mossi? La fuggente aura vital non iscovrl? Nel seno non l'arrestò materno affetto? E quante cure non spesi a risanar le tante ferite! MANRICO Che portai nel dì fatale, ma tutte qui, nel petto! Io sol, fra mille già sbandati, al nemico volgendo ancor la faccia! Il rio Di Luna su me piombò col suo drappello: io caddi! Però da forte io caddi! AZUCENA Ecco mercede ai giorni che l'infame nel singolar certame ebbe salvi da te! Qual t'acciecava strana pietà per esso? MANRICO Oh madre! Non saprei dirlo a me stesso! AZUCENA Strana pietà! Strana pietà! MANRICO Mal reggendo all'aspro assalto, ei già tocco il suolo avea: balenava il colpo in alto che trafiggerlo dovea. Quando arresta un moto arcano nel discender questa mano! Le mie fibre acuto gelo fa repente abbrividir! mentre un grido vien dal cielo, che mi dice: non ferir. AZUCENA Ma nell'alma dell'ingrato non parlò del ciel un detto! Oh! se ancor ti spinge il fato a pugnar col maledetto, compi, o figlio, qual d'un Dio, compi allora il cenno mio! Sino all'elsa questa lama vibri, immergi al'empio in cor! Sino all'elsa questa lama, ecc. MANRICO Sì, lo giuro, questa lama scenderà dell'empio in cor! ecc. (Si sente un corno.) L'usato messo Ruiz invia! Forse... (Risponde col corno che tiene ad armacollo.) AZUCENA "Mi vendica!" (Entra il messo.) MANRICO Inoltra il piè. Guerresco evento, dimmi, seguia? MESSO Risponda il foglio che reco a te. MANRICO (Legge.) "In nostra possa è Castellor; ne dei tu, per cenno del prence, vigilar le difese. Ove ti è dato, affrettati a venir. Giunta la sera, tratta in inganno di tua morte al grido, nel vicin chiostro della Croce il velo cingerà Leonora." Oh, giusto cielo! AZUCENA Che fia? MANRICO (al messo) Veloce scendi la balza, ed un cavallo a me provvedi. MESSO Corro. AZUCENA Manrico! MANRICO (al messo) Il tempo incalza! Vola! M'aspetta del colle ai piedi. (Il messo parte in fretta.) AZUCENA E speri? e vuoi? MANRICO (Perderla! Oh ambascia! Perder quell'angel!) AZUCENA (È fuor di sé!) MANRICO (Prende l'elmo e il mantello.) Addio! AZUCENA No, ferma, odi... MANRICO Mi lascia! AZUCENA Ferma! Son io che parlo a te! Perigliarti ancor languente per cammin selvaggio ed ermo! Le ferite vuoi, demente, riaprir del petto infermo! No, soffrirlo non poss'io, il tuo sangue è sangue mio! Ogni stilla che ne versi tu la spremi dal mio cor! Ah! ecc. MANRICO Un momento può involarmi il mio ben, la mia speranza! No, che basti ad arrestarmi, terra e ciel non han possanza. AZUCENA Demente! MANRICO Ah! mi sgombra, o madre, i passi, guai per te, s'io qui restassi! Tu vedresti a' piedi tuoi spento il figlio di dolor! AZUCENA No, soffrirlo non poss'io... MANRICO Guai per te, s'io qui restassi! AZUCENA No, soffrirlo non poss'io, il tuo sangue è sangue mio! Ogni stilla che ne versi tu la spremi dal mio cor! MANRICO Tu vedresti a' piedi tuoi, spento il figlio di dolore! Tu vedresti a' piedi tuoi spento il figlio di dolor! AZUCENA Ferma! ferma! MANRICO Mi lascia, mi lascia! AZUCENA M'odi, deh! m'odi! MANRICO Perder quell'angelo! Mi lascia, mi lascia, addio! ecc. AZUCENA Ah! ferma, m'odi, son io che parlo a te! ecc. (Egli parte.) Scena seconda Chiostro d'un convento in vicinanza di Castellor. Notte. Il Conte, Ferrando ed alcuni seguaci si inoltrano cautamente, avviluppati nei loro mantelli. CONTE Tutto è deserto né per l'aure ancora suona l'usato carme. In tempo io giungo! FERRANDO Ardita opra, o signore, imprendi. CONTE Ardita, e qual furente amore ed irritato orgoglio chiesero a me. Spento il rival, caduto ogni ostacol sembrava a' miei desiri; novello e più possente ella ne appresta: l'altare! Ah no! Non fia d'altri Leonora! Leonora è mia! Il balen del suo sorriso d'una stella vince il raggio! Il fulgor del suo bel viso novo infonde a me coraggio. Ah! l'amor, l'amore ond'ardo le favelli in mio favor! Sperda il sol d'un suo sguardo la tempesta del mio cor. Ah! l'amor, l'amore ond'ardo ecc. (Si sente una campana.) Qual suono! Oh ciel! FERRANDO La squilla vicino il rito annunzia. CONTE Ah! pria che giunga all'altar, si rapisca! FERRANDO Oh bada! CONTE Taci! Non odo! Andate. Di quei faggi all'ombra celatevi. Ah! fra poco mia diverrà; tutto m'investe un foco! FERRANDO e SEGUACI Ardir! andiam, celiamoci fra l'ombre, nel mister! Ardir! Andiam! Silenzio! Si compia il suo voler! CONTE Per me ora fatale, i tuoi momenti affretta, affretta: la gioia che m'aspetta, gioia mortal, no, no, no, non è! Invano un Dio rivale s'oppone all'amor mio, non può nemmeno un Dio, donna, rapirti a me, non può rapirti a me! FERRANDO e SEGUACI Ardir! andiam, ecc. CONTE Per me ora fatale, ecc. FERRANDO e SEGUACI Ardir! andiam, ecc. CONTE Non può nemmen un Dio, donna, rapirti a me, ecc. (Il conte si nasconde con gli altri. Si sentono le voci delle monache dentro.) MONACHE Ah! se l'error t'ingombra, o figlia d'Eva, i rai, presso a morir, vedrai che un'ombra, un sogno fu: anzi del sogno un'ombra la speme di quaggiù! CONTE No, no, non può nemmeno un Dio, ecc. FERRANDO e SEGUACI Coraggio, ardir! ecc. MONACHE Vieni, e t'asconda il velo ad ogni sguardo umano; aura o pensier mondano qui vivo più non è! Al ciel ti volgi, e il cielo si schiuderà per te. CONTE No, no, non può nemmen un Dio, ecc. FERRANDO e SEGUACI Coraggio! ardir, ecc. MONACHE Al ciel ti volgi, e il cielo si schiuderà per te, ecc. (Leonora ed Ines entrano con un seguito di donne.) LEONORA Perché piangete? INES Ah! dunque tu per sempre ne lasci! LEONORA O dolci amiche, un riso, una speranza, un fior la terra non ha per me! Degg'io volgermi a Quei che degli afflitti è solo sostegno, e dopo i penitenti giorni, può fra gli eletti al mio perduto bene ricongiungermi un dì! Tergete i rai, e guidatemi all'ara! CONTE (irrompendo) No! giammai! INES e DONNE Il Conte! LEONORA Giusto ciel! CONTE Per te non havvi che l'ara d'imeneo. INES e DONNE Cotanto ardia! LEONORA Insano! E qui venisti? CONTE A farti mia! (Compare il Trovatore.) TUTTI Ah! LEONORA E deggio e posso crederlo? Ti veggo a me d'accanto! È questo un sogno, un'estasi, un sovrumano incanto! Non regge a tanto giubilo rapito il cor, sorpreso! Sei tu dal ciel disceso, o in ciel son io con te? Sei tu dal ciel disceso, ecc. CONTE Dunque gli estinti lasciano di morte il regno eterno! MANRICO Né m'ebbe il ciel né l'orrido varco infernal sentiero. CONTE A danno mio rinunzia le prede sue l'inferno! MANRICO Infami sgherri vibrano mortali colpi, è vero! CONTE Ma se non mai si fransero, de' giorni tuoi gli stami, se vivi e viver brami, fuggi da lei, da me. MANRICO Potenza irresistibile hanno de' fiumi l'onde! Ma gli empi un Dio confonde! Quel Dio soccorse a me! LEONORA O in ciel son io con te? È questo un sogno, un sogno, un'estasi! Sei tu dal ciel disceso, o in ciel son io con te? ecc. INES e MONACHE Il ciel in cui fidasti pietade avea di te, ecc. MANRICO Ma gli empi un Dio confonde! Quel Dio soccorse a me! ecc. CONTE Se vivi e viver brami, fuggi da lei, da me, ecc. FERRANDO e SEGUACI DEL CONTE (al Conte) Tu col destin contrasti: suo difensore egli è, ecc. (Ruiz entra con uomini armati.) RUIZ e SEGUACI DI MANRICO Urgel viva! MANRICO Miei prodi guerrieri! RUIZ Vieni! MANRICO Donna, mi segui. CONTE E tu speri? LEONORA Ah! MANRICO T'arretra! CONTE Involarmi costei? No! (Il Conte sguaina la spada ma viene disarmato da Ruiz e dai suoi uomini.) RUIZ e UOMINI Vaneggia! FERRANDO e SEGUACI Che tenti, signor? CONTE Di ragione ogni lume perdei! Ho le furie nel cor! ecc. LEONORA M'atterrisce! ecc. INES e DONNE Ah, si, il ciel pietade avea di te! - MANRICO Fia supplizio la vita per te! ecc. RUIZ e SEGUACI DI MANRICO Vieni, la sorte sorride per te, ecc. FERRANDO e SEGUACI DEL CONTE Cedi; or ceder viltade non è! ecc. LEONORA Sei tu dal ciel disceso, o in ciel son io con te? Con te, in ciel con te? INES e DONNE Pietade avea di te! MANRICO e SEGUACI Vieni, ah vieni, vieni, vieni! CONTE Ho le furie in cor! SEGUACI DEL CONTE Cedi! ah cedi, cedi! (Manrico va via con Leonora. Le donne si rifugiano nel convento.) Scena prima Un accampamento. A destra il padiglione del Conte di Luna, su cui sventola la bandiera di supremo comando. Scorte di uomini d'arme dappertutto, altri giocano, altri passeggiano. Poi Ferrando esce dal padiglione del Conte. ALCUNI SOLDATI Or co' dadi, ma fra poco giuocherem ben altro giuoco. Quest'acciar, dal sangue or terso, fia di sangue in breve asperso! (Arrivano degli altri soldati.) Il soccorso dimandato! Han l'aspetto del valor! Più l'assalto ritardato or non fia di Castellor. Più l'assalto, ecc. FERRANDO Sì, prodi amici; al dì novello è mente del capitan la rocca investir da ogni parte. Colà pingue bottino certezza è rinvenir, più che speranza. Si vinca; è nostro. SOLDATI Tu c'inviti a danza! TUTTI Squilli, echeggi la tromba guerriera, chiami all'armi, alla pugna, all'assalto; fia domani la nostra bandiera di quei merli piantata sull'alto. No, giammai non sorrise vittoria di più liete speranze finor! Ivi l'util ci aspetta e la gloria, ivi opimi la preda e l'onor. Squilli, echeggi, ecc. No, giammai non sorrise vittoria, ecc. (Si disperdono. Il Conte esce dalla tenda.) CONTE In braccio al mio rival! Questo pensiero come persecutor demone ovunque m'insegue. In braccio al mio rival! Ma corro, surta appena l'aurora, io corro a separarvi. Oh Leonora! (Entra Ferrando.) Che fu? FERRANDO D'appresso al campo s'aggirava una zingara; sorpresa da' nostri esploratori, si volse in fuga; essi a ragion temendo una spia nella trista, l'inseguîr. CONTE Fu raggiunta? FERRANDO È presa. CONTE Vista l'hai tu? FERRANDO No. Della scorta il condottier m'apprese l'evento. (Si sente un tumulto.) CONTE Eccola. (Azucena è tratta innanzi al Conte.) SOLDATI Innanzi, o strega, innanzi! Innanzi! innanzi! AZUCENA Aita! mi lasciate! Ah furibondi! Che mal fec'io? CONTE S'appressi. A me rispondi, e trema dal mentir! AZUCENA Chiedi. CONTE Ove vai? AZUCENA Nol so. CONTE Che? AZUCENA D'una zingara è costume mover senza disegno il passo vagabondo, ed è suo tetto il ciel, sua patria il mondo. CONTE E vieni? AZUCENA Da Biscaglia, ove finora le sterili montagne ebbi a ricetto. CONTE (Da Biscaglia!) FERRANDO (Che intesi! Oh qual sospetto!) AZUCENA Giorni poveri vivea, pur contenta del mio stato, sola speme un figlio avea. Mi lasciò, m'oblia, l'ingrato! Io, deserta, vado errando di quel figlio ricercando, di quel figlio che al mio core pene orribili costò! Qual per esso provo amore madre in terra non provò! FERRANDO (Il suo volto!) CONTE Di', traesti lunga etade fra quei monti? AZUCENA Lunga sì. CONTE Rammenteresti un fanciul, prole di conti, involato al suo castello, son tre lustri, e tratto quivi? AZUCENA E tu... parla... sei? CONTE Fratello del rapito! AZUCENA (Ah!) FERRANDO (Sì!) CONTE Ne udivi mai novella? AZUCENA Io! no! concedi che del figlio l'orme io scopra. FERRANDO Resta, iniqua! AZUCENA (Ohimè!) FERRANDO (al Conte) Tu vedi chi l'infame, orribil opra commettea. CONTE Finisci. FERRANDO È dessa! AZUCENA Taci! FERRANDO È dessa che il bambino arse! CONTE Ah, perfida! SOLDATI Ella stessa! AZUCENA Ei mentisce! CONTE Al tuo destino or non fuggi! AZUCENA Deh! CONTE Quei nodi più stringete! AZUCENA Oh Dio! oh Dio! SOLDATI Urla pur! AZUCENA E tu non vieni, o Manrico, o figlio mio? Non soccorri all'infelice madre tua? CONTE Di Manrico genitrice! FERRANDO Trema! CONTE Oh sorte! In mio poter! FERRANDO Trema! Trema! CONTE Oh, sorte! AZUCENA Ah! Deh! rallentate, o barbari, le acerbe mie ritorte. Questo crudel martirio è prolungata morte! D'iniquo genitore empio figliuol peggiore, trema! V'è Dio pei miseri e Dio ti punirà! CONTE Tua prole, o turpe zingara, colui, quel seduttore? Potrò col tuo supplizio ferirlo in mezzo al cor! Gioia m'inonda il petto, cui non esprime il detto! Ah, meco il fraterno cenere piena vendetta avrà! FERRANDO e SOLDATI Infame, pira sorgere, ah si! vedrai tra poco. Né solo tuo supplizio sarà terreno foco! Le vampe dell'inferno a te fian rogo eterno! Ivi penare ed ardere l'alma dovrà! AZUCENA Deh! rallentate, o barbari, le acerbe mie ritorte. Questo crudel supplizio è prolungata morte! D'iniquo genitore empio figliuol peggiore, trema! V'è Dio pei miseri, v'è Dio pei miseri, trema! V'è Dio, e Dio ti punirà, ah, sì, ah, sì, ecc. CONTE Tua prole, o turpe zingara, colui, quel seduttore? Meco il fraterno cenere piena vendetta avrà, ecc. FERRANDO e SOLDATI Le vampe dell'inferno a te fia rogo eterno! Ivi penare ed ardere l'alma dovrà! ecc. (Al cenno del Conte i soldati traggono via Azucena.) Scena seconda Sala in Castellor, con verone in fondo. Manrico, Leonora e Ruiz sono in scena. LEONORA Quale d'armi fragor poc'anzi intesi? MANRICO Alto è il periglio: vano dissimularlo fora! Alla novella aurora assaliti saremo. LEONORA Ahimè! Che dici? MANRICO Ma de' nostri nemici avrem vittoria. Pari abbiamo al loro ardir, brando, e coraggio. (a Ruiz) Tu va. Le belliche opre, nell'assenza mia breve, a te commetto. Che nulla manchi. (Ruiz esce.) LEONORA Di qual tetra luce il nostro imen risplende! MANRICO Il presagio funesto, deh, sperdi, o cara! LEONORA E il posso? MANRICO Amor, sublime amore, in tale istante ti favelli al core. Ah sì, ben mio, coll'essere io tuo, tu mia consorte, avrò più l'alma intrepida, il braccio avrò più forte. Ma pur, se nella pagina de' miei destini è scritto ch'io resti fra le vittime, dal ferro ostil trafitto, fra quegli estremi aneliti a te il pensier verrà, e solo in ciel precederti la morte a me parrà. E solo in ciel precederti, ecc. (Si sente l'organo dalla cappella.) LEONORA e MANRICO L'onda de' suoni mistici pura discenda al cor! Vieni, ci schiude il tempio gioie di casto amor! Ah! Gioie di casto amor! ecc. (Ruiz accorre.) RUIZ Manrico? MANRICO Che? RUIZ La zingara... vieni... tra' ceppi mira... MANRICO Oh Dio! RUIZ Per man de' barbari accesa è già la pira... MANRICO (accostandosi al verone) Oh ciel! Mie membra oscillano. Nube mi copre il ciglio! LEONORA Tu fremi! MANRICO E il deggio! Sappilo: io son - LEONORA Chi mai? MANRICO Suo figlio! LEONORA Ah! MANRICO Ah, vili! Il rio spettacolo quasi il respir m'invola! Raduna i nostri! Affrettati, Ruiz! Va, va... Torna, vola! (Ruiz parte.) Di quella pira, l'orrendo foco tutte le fibre m'arse, avvampò! Empî, spegnetela, o ch'io fra poco col sangue vostro la spegnerò! Era già figlio prima d'amarti, non può frenarmi il tuo martir... Madre infelice, corro a salvarti, o teco almeno corro a morir! LEONORA Non reggo a colpi tanto funesti. Oh, quanto meglio saria morir! MANRICO Di quella pira, ecc. (Ruiz torna con i soldati.) RUIZ e SOLDATI All'armi! All'armi! Eccone presti a pugnar teco, o teco a morir! All'armi! ecc. MANRICO Madre infelice, corro a salvarti, o teco almeno corro a morir! ecc. All'armi! All'armi! All'armi! (Escono.) Scena prima Un'ala del palazzo dell'Aliaferia, all'angolo una torre con finestre. Notte oscurissima. Si avanzano due persone ammantellate, Ruiz e Leonora. RUIZ Siam giunti; ecco la torre, ove di Stato gemono i prigionieri. Ah! l'infelice ivi fu tratto! LEONORA Vanne... lasciami, né timor di me ti prenda. Salvarlo io potrò, forse. (Ruiz si ritira.) Timor di me?... Sicura, presta è la mia difesa. (Fissa un anello sulla mano destra.) In quest'oscura notte ravvolta, presso a te son io, e tu nol sai! Gemente aura, che intorno spiri, deh, pietosa gli arreca i miei sospiri. D'amor sull'ali rosee vanne, sospir dolente; del prigioniero misero conforta l'egra mente. Com'aura di speranza aleggia in quella stanza; lo desta alle memorie, ai sogni, ai sogni dell'amor. Ma, deh! non dirgli improvvido le pene, le pene del mio cor! ecc. FRATI (dall'interno) Miserere d'un'alma già vicina alla partenza che non ha ritorno. Miserere di lei, bontà divina, preda non sia dell'infernal soggiorno. LEONORA Quel suon, quelle preci solenni, funeste, empiron quest'aere di cupo terror! Contende l'ambascia, che tutta m'investe, al labbro il respiro, i palpiti al cor! MANRICO (dalla torre) Ah! che la morte ognora è tarda nel venir, a chi desia morir! Addio, addio Leonora, addio! LEONORA Oh ciel! Sento mancarmi! FRATI Miserere, ecc. LEONORA Sull'orrida torre, ahi, par che la morte con ali di tenebre librando si va! Ahi! forse dischiuse gli fian queste porte sol quando cadaver già freddo sarà! FRATI Miserere... miserere... miserere... MANRICO Sconto col sangue mio l'amor che posi in te! Non ti scordar, non ti scordar di me, Leonora, addio! Leonora, addio! LEONORA Di, te, di te scordarmi! Sento mancarmi! ecc. MANRICO Sconto col sangue mio, ecc. FRATI Miserere... miserere... miserere... LEONORA Di te, di te scordarmi! Tu vedrai che amore in terra mai del mio non fu più forte: vinse il fato in aspra guerra, vincerà la stessa morte. O col prezzo mi mia vita la tua vita salverò, o con te per sempre unita nella tomba scenderò! Tu vedrai che amore in terra, ecc. (Leonora si ritira. Il Conte esce dal palazzo con alcuni seguaci.) CONTE Udiste? Come albeggi, la scure al figlio, ed alla madre il rogo. (I seguaci entrano nella torre.) Abuso forse quel poter che pieno in me trasmise il prence! A tal mi traggi, donna per me funesta! Ov'ella è mai? Ripreso Castellor, di lei contezza non ebbi, e furo indarno tante ricerche e tante! Ah, dove sei, crudele? (Leonora si rivela.) LEONORA A te davante. CONTE Qual voce! Come? Tu, donna? LEONORA Il vedi. CONTE A che venisti? LEONORA Egli è già presso all'ora estrema, e tu lo chiedi? CONTE Osar potresti? LEONORA Ah sì, per esso pietà domando! CONTE Che? Tu deliri! LEONORA Pietà! CONTE Tu deliri! LEONORA Pietà! CONTE Ah! io del rival sentir pietà? LEONORA Clemente Nume a te l'ispiri! CONTE Ah! io del rival sentir pietà? LEONORA Clemente Nume a te l'ispiri! CONTE È sol vendetta il mio Nume, ecc. LEONORA Pietà! Pietà! Domando pietà! CONTE Va!... va!... va!... LEONORA Mira, d'acerbe lagrime spargo al tuo piede un rio; non basta il pianto? Svenami, ti bevi il sangue mio. Calpesta il mio cadavere, ma salva il Trovator! CONTE Ah! dell'indegno rendere vorrei peggior la sorte, fra mille atroci spasimi centuplicar sua morte. LEONORA Svenami... CONTE Più l'ami e più terribile divampa il mio furor! LEONORA Calpesta il mio cadavere, ma salva il Trovator! CONTE Più l'ami e più terribile divampa il mio furor! ecc. LEONORA Mi svena, mi svena, calpesta il mio cadaver, ma salva il Trovator, ecc. LEONORA Conte! CONTE Né basti! LEONORA Grazia! CONTE Prezzo non avvi alcuno ad ottenerla. Scostati! LEONORA Uno ve n'ha, sol uno, ed io te l'offro! CONTE Spiegati, qual prezzo, di'? LEONORA Me stessa! CONTE Ciel! Tu dicesti? LEONORA E compiere saprò la mia promessa. CONTE È sogno il mio? LEONORA Dischiudimi la via fra quelle mura; ch'ei m'oda, che la vittima fugga, e son tua. CONTE Lo giura. LEONORA Lo giuro a Dio, che l'anima tutta mi vede. CONTE Olà! (Una guardia si presenta. Mentre il Conte gli parla all'orecchio, Leonora sugge il veleno chiuso nell'anello.) LEONORA (M'avrai... ma fredda, esanime spoglia.) CONTE Colui vivrà. LEONORA (Vivrà! Contende il giubilo i detti a me, Signore, ma coi frequenti palpiti mercè ti rende il core! Or il mio fine impavida, piena di gioia attendo, potrò dirgli morendo, salvo tu sei per me!) CONTE Fra te che parli? Volgimi, mi volgi il detto ancora, o mi parrà delirio quanto ascoltai finora! LEONORA Vivrà! CONTE Tu mia! tu mia! ripetilo, il dubbio cor serena, ah! ch'io credo appena udendolo da te! LEONORA Vivrà! Contende il giubilo i detti a me, Signore, potrò dirgli morendo: salvo tu sei per me! Salvo tu sei, tu sei per me! Ah! ecc. CONTE Tu mia, tu mia, ah! Ch'io lo credo appena! ecc. LEONORA Andiam! CONTE Giurasti - LEONORA Andiam! CONTE Pensaci! LEONORA È sacra la mia fè! LEONORA Vivrà! Contende il giubilo, ecc. CONTE Tu mia! tu mia! ripetilo, ecc. (Entrano nella torre.) Scena seconda Orrido carcere, in canto finestra con inferriata. Azucena giace sopra una specie di rozza coltre. Manrico è seduto vicino a lei. MANRICO Madre, non dormi? AZUCENA L'invocai, più volte, ma fugge il sonno a queste luci! Prego. MANRICO L'aura fredda è molesta alle tue membra forse? AZUCENA No da questa tomba di vivi solo fuggir vorrei, perché sento il respiro soffocarmi. MANRICO Fuggir! AZUCENA Non attristarti: far di me strazio non potranno i crudi! MANRICO Ahi, come? AZUCENA Vedi? Le sue fosche impronte m'ha già segnato in fronte il dito della morte! MANRICO Ahi! AZUCENA Troveranno un cadavere, muto, gelido! Anzi uno scheletro! MANRICO Cessa! AZUCENA Non odi? Gente appressa... I carnefici son... Vogliono al rogo trarmi! Difendi la tua madre! MANRICO Alcuno, ti rassicura. AZUCENA II rogo - MANRICO Alcuno qui non volge. AZUCENA Il rogo! il rogo! il rogo! Parola orrenda! MANRICO Oh madre! oh madre! AZUCENA Un giorno turba feroce l'ava tua condusse al rogo! Mira la terribil vampa! Ella n'è tocca già! Già l'arso crine al ciel manda faville! Osserva le pupille fuor dell'orbita loro! Ahi! chi mi toglie a spettacolo sì atroce! MANRICO Se m'ami ancor, se voce di figlio ha possa d'una madre in seno, ai terrori dell'alma oblio cerca nel sonno, e posa e calma. AZUCENA Sì, la stanchezza m'opprime, o figlio... Alla quiete io chiudo il ciglio, ma se del rogo arder si veda l'orrida fiamma, destami allor. MANRICO Riposa, o madre, Iddio conceda men tristi immagini al tuo sopor. AZUCENA Ai nostri monti ritorneremo, l'antica pace ivi godremo! Tu canterai... sul tuo liuto, in sonno placido io dormirò. MANRICO Riposa, o madre, io prono e muto la mente al cielo rivolgerò. AZUCENA Tu canterai, ecc. MANRICO La mente al cielo rivolgerò, ecc. Riposa, o madre, ecc. (Si addormenta. La porta si apre e Leonora entra.) MANRICO Che! Non m'inganna quel fioco lume? LEONORA Son io, Manrico, mio Manrico! MANRICO Oh! mia Leonora! Ah, mi concedi, pietoso Nume, gioia sì grande anzi ch'io mora? LEONORA Tu non morrai; vengo a salvarti! MANRICO Come? A salvarmi? Fia vero? LEONORA Addio! tronca ogni indugio! T'affretta! Parti! MANRICO E tu non vieni? LEONORA Restar degg'io. MANRICO Restar? LEONORA Deh, fuggi! MANRICO No! LEONORA Guai se tardi! MANRICO No! LEONORA La tua vita! MANRICO Io la disprezzo! LEONORA Parti! Parti! MANRICO No! LEONORA La tua vita! MANRICO Io la disprezzo! Pur... figgi, o donna, in me gli sguardi! Da chi l'avesti? Ed a qual prezzo? Parlar non vuoi? Balen tremendo! Dal mio rival! Intendo! Intendo! Ha quest'infame l'amor venduto... LEONORA Oh quant'ingiusto! MANRICO Venduto un core che mio giurò! LEONORA Oh come l'ira ti rende cieco! Oh quanto ingiusto, crudel, crudel... MANRICO Infame! LEONORA ... sei meco! T'arrendi! Fuggi! O sei perduto! Nemmeno il cielo salvar ti può! MANRICO Ha quest'infame l'amor venduto, LEONORA Oh come l'ira ti rende, ti rende cieco! MANRICO Venduto un core che mio giurò! LEONORA Oh, come l'ira ti rende, ti rende cieco! MANRICO Infame! LEONORA Oh, quanto ingiusto, crudel, crudel sei meco! T'arrendi! Fuggi! O sei perduto! nemmeno il cielo salvar ti può! MANRICO Ha quest'infame venduto amor, che mio giurò! AZUCENA Ah! Ai nostri monti ritorneremo, ecc. LEONORA Ah! fuggi, fuggi! O sei perduto! Nemmeno il cielo salvar ti può, ecc. MANRICO No! Ha quest'infame l'amor venduto, venduto un cor, che mio giurò, ecc. (Leonora cade ai piedi di Manrico.) MANRICO Ti scosta! LEONORA Non respingermi! Vedi? languente, oppressa, io manco. MANRICO Va! ti abomino! Ti maledico! LEONORA Ah cessa, cessa! Non d'imprecar, di volgere per me la prece a Dio è questa l'ora! MANRICO Un brivido corse nel petto mio! LEONORA Manrico! MANRICO Donna! svelami... narra... LEONORA Ho la morte in seno! MANRICO La morte! LEONORA Ah, fu più rapida la forza del veleno ch'io non pensava! MANRICO Oh, fulmine! LEONORA Senti... la mano è gelo, ma qui, qui foco terribil arde! (Si tocca il petto.) MANRICO Che festi, o cielo? LEONORA Prima che d'altri vivere io volli tua morir! MANRICO Insano! ed io quest'angelo osava maledir! LEONORA Più non resisto! MANRICO Ahi misera! LEONORA Ecco l'istante... Io moro, Manrico. Or la tua grazia, padre del cielo, imploro! MANRICO Ciel! (Entra il Conte, e si ferma sulla soglia.) CONTE (Ah! volle me deludere, e per costui morir!) LEONORA Prima che d'altri vivere, io volli tua morir! MANRICO Insano! ed io quest'angelo osava maledir! ecc. LEONORA Prima che d'altri vivere, io volli tua morir! ecc. CONTE (Ah! volle me deludere, è per costui morir! ecc.) LEONORA Manrico! MANRICO Leonora! LEONORA Addio! io moro! MANRICO Ah! Ahi, misera! CONTE (ai soldati) Sia tratto al ceppo! MANRICO (trascinato via) Madre! Ah, madre, addio! AZUCENA Manrico! Ov'è mio figlio? CONTE A morte corre. AZUCENA Ah ferma! M'odi! CONTE (la trascina alla finestra) Vedi! AZUCENA Cielo! CONTE È spento. AZUCENA Egl'era tuo fratello! CONTE Ei! quale orror! AZUCENA Sei vendicata, o madre! CONTE E vivo ancor! FINE |
libretto by Salvadore Cammarano, Leone Emanuele Bardare |