ADINA, ricca e capricciosa fittaiuola (soprano) NEMORINO, coltivatore; giovine semplice, innamorato di Adina (tenore) BELCORE, sergente di guarnigione nel villaggio (baritono) IL DOTTORE DULCAMARA, medico ambulante (basso comico) GIANNETTA, villanella (soprano) Cori e comparse di villani e villanelle, soldati e suonatori del reggimento, un notaio, due servitori, un moro. L'azione è in un villaggio nel paese dei Baschi. Scena prima Il teatro rappresenta l'ingresso d'una fattoria. Campagna in fondo ove scorre un ruscello, sulla cui riva alcune lavandaie preparano il bucato. In mezzo un grande albero, sotto il quale riposano Giannetta, i mietitori e le mietitrici. Adina siede in disparte leggendo. Nemorino l'osserva da lontano. Giannetta e Coro Bel conforto al mietitore, quando il sol più ferve e bolle, sotto un faggio, appiè di un colle riposarsi e respirar! Del meriggio il vivo ardore Tempran l'ombre e il rio corrente; ma d'amor la vampa ardente ombra o rio non può temprar. Fortunato il mietitore che da lui si può guardar! Nemorino Quanto è bella, quanto è cara! (osservando Adina, che legge) Più la vedo, e più mi piace... ma in quel cor non son capace lieve affetto ad inspirar. Essa legge, studia, impara... non vi ha cosa ad essa ignota... Io son sempre un idiota, io non so che sospirar. Chi la mente mi rischiara? Chi m'insegna a farmi amar? Adina (ridendo) Benedette queste carte! È bizzarra l'avventura. Giannetta Di che ridi? Fanne a parte di tua lepida lettura. Adina È la storia di Tristano, è una cronaca d'amor. Coro Leggi, leggi. Nemorino (A lei pian piano vo' accostarmi, entrar fra lor.) Adina (legge) «Della crudele Isotta il bel Tristano ardea, né fil di speme avea di possederla un dì. Quando si trasse al piede di saggio incantatore, che in un vasel gli diede certo elisir d'amore, per cui la bella Isotta da lui più non fuggì.» Tutti Elisir di sì perfetta, di sì rara qualità, ne sapessi la ricetta, conoscessi chi ti fa! Adina «Appena ei bebbe un sorso del magico vasello che tosto il cor rubello d'Isotta intenerì. Cambiata in un istante, quella beltà crudele fu di Tristano amante, visse a Tristan fedele; e quel primiero sorso per sempre ei benedì.» Tutti Elisir di sì perfetta, di sì rara qualità, ne sapessi la ricetta, conoscessi chi ti fa! Scena seconda Suono di tamburo: tutti si alzano. Giunge Belcore guidando un drappello di soldati, che rimangono schierati nel fondo. Si appressa ad Adina, la saluta e le presenta un mazzetto. Belcore Come Paride vezzoso porse il pomo alla più bella, mia diletta villanella, io ti porgo questi fior. Ma di lui più glorioso, più di lui felice io sono, poiché in premio del mio dono ne riporto il tuo bel cor. Adina (alle donne) (È modesto il signorino!) Giannetta e Coro (Sì davvero.) Nemorino (Oh! mio dispetto!) Belcore Veggo chiaro in quel visino ch'io fo breccia nel tuo petto. Non è cosa sorprendente; son galante, son sergente; non v'ha bella che resista alla vista d'un cimiero; cede a Marte iddio guerriero, fin la madre dell'amor. Adina (È modesto!) Giannetta e Coro (Sì, davvero!) Nemorino (Essa ride... Oh, mio dolor!) Belcore Or se m'ami, com'io t'amo, che più tardi a render l'armi? Idol mio, capitoliamo: in qual dì vuoi tu sposarmi? Adina Signorino, io non ho fretta: un tantin pensar ci vo'. Nemorino (Me infelice, s'ella accetta! Disperato io morirò.) Belcore Più tempo invan non perdere: volano i giorni e l'ore: in guerra ed in amore è fallo l'indugiar. Al vincitore arrenditi; da me non puoi scappar. Adina Vedete di quest'uomini, vedete un po' la boria! Già cantano vittoria innanzi di pugnar. Non è, non è sì facile Adina a conquistar. Nemorino (Un po' del suo coraggio amor mi desse almeno! Direi siccome io peno, pietà potrei trovar. Ma sono troppo timido, ma non poss'io parlar.) Giannetta e Coro (Davver saria da ridere se Adina ci cascasse, se tutti vendicasse codesto militar! Sì sì; ma è volpe vecchia, e a lei non si può far.) Belcore Intanto, o mia ragazza, occuperò la piazza. Alcuni istanti concedi a' miei guerrieri al coperto posar. Adina Ben volentieri. Mi chiamo fortunata di potervi offerir una bottiglia. Belcore Obbligato. (Io son già della famiglia.) Adina Voi ripigliar potete gl'interrotti lavori. Il sol declina. Tutti Andiam, andiamo. Partono Belcore, Giannetta e il coro. Scena terza Nemorino e Adina. Nemorino Una parola, o Adina. Adina L'usata seccatura! I soliti sospir! Faresti meglio a recarti in città presso tuo zio, che si dice malato e gravemente. Nemorino Il suo mal non è niente appresso al mio. Partirmi non poss'io... Mille volte il tentai... Adina Ma s'egli more, e lascia erede un altro?... Nemorino E che m'importa?... Adina Morrai di fame, e senza appoggio alcuno. Nemorino O di fame o d'amor... per me è tutt'uno. Adina Odimi. Tu sei buono, modesto sei, né al par di quel sergente ti credi certo d'ispirarmi affetto; così ti parlo schietto, e ti dico che invano amor tu speri: che capricciosa io sono, e non v'ha brama che in me tosto non muoia appena è desta. Nemorino Oh, Adina!... e perché mai?... Adina Bella richiesta! Chiedi all'aura lusinghiera perché vola senza posa or sul giglio, or sulla rosa, or sul prato, or sul ruscel: ti dirà che è in lei natura l'esser mobile e infedel. Nemorino Dunque io deggio?... Adina All'amor mio rinunziar, fuggir da me. Nemorino Cara Adina!... Non poss'io. Adina Tu nol puoi? Perché? Nemorino Perché! Chiedi al rio perché gemente dalla balza ov'ebbe vita corre al mar, che a sé l'invita, e nel mar sen va a morir: ti dirà che lo strascina un poter che non sa dir. Adina Dunque vuoi?... Nemorino Morir com'esso, ma morir seguendo te. Adina Ama altrove: è a te concesso. Nemorino Ah! possibile non è. Adina Per guarir da tal pazzia, ché è pazzia l'amor costante, dèi seguir l'usanza mia, ogni dì cambiar d'amante. Come chiodo scaccia chiodo, così amor discaccia amor. In tal guisa io rido e godo, (anche: io me la godo) in tal guisa ho sciolto il cor. Nemorino Ah! te sola io vedo, io sento giorno e notte e in ogni oggetto: d'obbliarti in vano io tento, il tuo viso ho sculto in petto... col cambiarsi qual tu fai, può cambiarsi ogn'altro amor. Ma non può, non può giammai il primero uscir dal cor. (partono) Scena quarta Piazza nel villaggio. Osteria della Pernice da un lato. Paesani, che vanno e vengono occupati in vane faccende. Odesi un suono di tromba: escono dalle case le donne con curiosità: vengono quindi gli uomini, ecc. ecc. Donne Che vuol dire codesta sonata? Uomini La gran nuova venite a vedere. Donne Che è stato? Uomini In carrozza dorata è arrivato un signor forestiere. Se vedeste che nobil sembiante! Che vestito! Che treno brillante! Tutti Certo, certo egli è un gran personaggio... Un barone, un marchese in viaggio... Qualche grande che corre la posta... Forse un prence... fors'anche di più. Osservate... si avvanza... si accosta: giù i berretti, i cappelli giù giù. Scena quinta Il dottore Dulcamara in piedi sopra un carro dorato, avendo in mano carte e bottiglie. Dietro ad esso un servitore, che suona la tromba. Tutti i paesani lo circondano. Dulcamara Udite, udite, o rustici attenti non fiatate. Io già suppongo e immagino che al par di me sappiate ch'io sono quel gran medico, dottore enciclopedico chiamato Dulcamara, la cui virtù preclara e i portenti infiniti son noti in tutto il mondo... e in altri siti. Benefattor degli uomini, riparator dei mali, in pochi giorni io sgombero io spazzo gli spedali, e la salute a vendere per tutto il mondo io vo. Compratela, compratela, per poco io ve la do. È questo l'odontalgico mirabile liquore, dei topi e delle cimici possente distruttore, i cui certificati autentici, bollati toccar vedere e leggere a ciaschedun farò. Per questo mio specifico, simpatico mirifico, un uom, settuagenario e valetudinario, nonno di dieci bamboli ancora diventò. Per questo Tocca e sana in breve settimana più d'un afflitto giovine di piangere cessò. O voi, matrone rigide, ringiovanir bramate? Le vostre rughe incomode con esso cancellate. Volete voi, donzelle, ben liscia aver la pelle? Voi, giovani galanti, per sempre avere amanti? Comprate il mio specifico, per poco io ve lo do. Ei move i paralitici, spedisce gli apopletici, gli asmatici, gli asfitici, gl'isterici, i diabetici, guarisce timpanitidi, e scrofole e rachitidi, e fino il mal di fegato, che in moda diventò. Comprate il mio specifico, per poco io ve lo do. L'ho portato per la posta da lontano mille miglia mi direte: quanto costa? quanto vale la bottiglia? Cento scudi?... Trenta?... Venti? No... nessuno si sgomenti. Per provarvi il mio contento di sì amico accoglimento, io vi voglio, o buona gente, uno scudo regalar. Coro Uno scudo! Veramente? Più brav'uom non si può dar. Dulcamara Ecco qua: così stupendo, sì balsamico elisire tutta Europa sa ch'io vendo niente men di dieci lire: ma siccome è pur palese ch'io son nato nel paese, per tre lire a voi lo cedo, sol tre lire a voi richiedo: così chiaro è come il sole, che a ciascuno, che lo vuole, uno scudo bello e netto in saccoccia io faccio entrar. Ah! di patria il dolce affetto gran miracoli può far. Coro È verissimo: porgete. Oh! il brav'uom, dottor, che siete! Noi ci abbiam del vostro arrivo lungamente a ricordar. Scena sesta Nemorino e detti. Nemorino (Ardir. Ha forse il cielo mandato espressamente per mio bene quest'uom miracoloso nel villaggio. Della scienza sua voglio far saggio.) Dottore... perdonate... È ver che possediate segreti portentosi?... Dulcamara Sorprendenti. La mia saccoccia è di Pandora il vaso. Nemorino Avreste voi... per caso... la bevanda amorosa della regina Isotta? Dulcamara Ah!... Che?... Che cosa? Nemorino Voglio dire... lo stupendo elisir che desta amore... Dulcamara Ah! sì sì, capisco, intendo. Io ne son distillatore. Nemorino E fia vero. Dulcamara Se ne fa gran consumo in questa età. Nemorino Oh, fortuna!... e ne vendete? Dulcamara Ogni giorno a tutto il mondo. Nemorino E qual prezzo ne volete? Dulcamara Poco... assai... cioè... secondo.. Nemorino Un zecchin... null'altro ho qua... Dulcamara È la somma che ci va. Nemorino Ah! prendetelo, dottore. Dulcamara Ecco il magico liquore. Nemorino Obbligato, ah sì, obbligato! Son felice, son rinato. Elisir di tal bontà! Benedetto chi ti fa! Dulcamara (Nel paese che ho girato più d'un gonzo ho ritrovato, ma un eguale in verità non ve n'è, non se ne dà.) Nemorino Ehi!... dottore... un momentino... In qual modo usar si puote? Dulcamara Con riguardo, pian, pianino la bottiglia un po' si scote... Poi si stura... ma, si bada che il vapor non se ne vada. Quindi al labbro lo avvicini, e lo bevi a centellini, e l'effetto sorprendente non ne tardi a conseguir. Nemorino Sul momento? Dulcamara A dire il vero, necessario è un giorno intero. (Tanto tempo è sufficiente per cavarmela e fuggir.) Nemorino E il sapore?... Dulcamara Egli è eccellente... (È bordò, non elisir.) Nemorino Obbligato, ah sì, obbligato! Son felice, son rinato. Elisir di tal bontà! Benedetto chi ti fa! Dulcamara (Nel paese che ho girato più d'un gonzo ho ritrovato, ma un eguale in verità non ve n'è, non se ne dà.) Giovinotto! Ehi, ehi! Nemorino Signore? Dulcamara Sovra ciò... silenzio... sai? Oggidì spacciar l'amore è un affar geloso assai: impacciar se ne potria un tantin l'autorità. Nemorino Ve ne do la fede mia: nanche un'anima il saprà. Dulcamara Va, mortale avventurato; un tesoro io t'ho donato: tutto il sesso femminino te doman sospirerà. (Ma doman di buon mattino ben lontan sarò di qua.) Nemorino Ah! dottor, vi do parola ch'io berrò per una sola: né per altra, e sia pur bella, né una stilla avanzerà. (Veramente amica stella ha costui condotto qua.) Dulcamara entra nell'osteria. Scena settima Nemorino. Nemorino Caro elisir! Sei mio! Sì tutto mio... Com'esser dêe possente la tua virtù se, non bevuto ancora, di tanta gioia già mi colmi il petto! Ma perché mai l'effetto non ne poss'io vedere prima che un giorno intier non sia trascorso? Bevasi. Oh, buono! Oh, caro! Un altro sorso. Oh, qual di vena in vena dolce calor mi scorre!... Ah! forse anch'essa... Forse la fiamma stessa incomincia a sentir... Certo la sente... Me l'annunzia la gioia e l'appetito Che in me si risvegliò tutto in un tratto. (siede sulla panca dell'osteria: si cava di saccoccia pane e frutta: mangia cantando a gola piena) La ra, la ra, la ra. Scena ottava Adina e detto. Adina (Chi è quel matto? Traveggo, o è Nemorino? Così allegro! E perché?) Nemorino Diamine! È dessa... (si alza per correre a lei, ma si arresta e siede di nuovo) (Ma no... non ci appressiam. De' miei sospiri non si stanchi per or. Tant'è... domani adorar mi dovrà quel cor spietato.) Adina (Non mi guarda neppur! Com'è cambiato!) Nemorino La ra, la ra, la lera! La ra, la ra, la ra. Adina (Non so se è finta o vera la sua giocondità.) Nemorino (Finora amor non sente.) Adina (Vuol far l'indifferente.) Nemorino (Esulti pur la barbara per poco alle mie pene: domani avranno termine, domani mi amerà.) Adina (Spezzar vorria lo stolido, gettar le sue catene, ma gravi più del solito pesar le sentirà.) Nemorino La ra, la ra... Adina (avvicinandosi a lui) Bravissimo! La lezion ti giova. Nemorino È ver: la metto in opera così per una prova. Adina Dunque, il soffrir primiero? Nemorino Dimenticarlo io spero. Adina Dunque, l'antico foco?... Nemorino Si estinguerà fra poco. Ancora un giorno solo, e il core guarirà. Adina Davver? Me ne consolo... Ma pure... si vedrà. Nemorino (Esulti pur la barbara per poco alle mie pene: domani avranno termine domani mi amerà.) Adina (Spezzar vorria lo stolido gettar le sue catene, ma gravi più del solito pesar le sentirà.) Scena nona Belcore di dentro, indi in iscena e detti. Belcore (cantando) Tran tran, tran tran, tran tran. In guerra ed in amore l'assedio annoia e stanca. Adina (A tempo vien Belcore.) Nemorino (È qua quel seccator.) Belcore (uscendo) Coraggio non mi manca in guerra ed in amor. Adina Ebben, gentil sergente la piazza vi è piaciuta? Belcore Difesa è bravamente e invano ell'è battuta. Adina E non vi dice il core che presto cederà? Belcore Ah! lo volesse amore! Adina Vedrete che vorrà. Belcore Quando? Sarìa possibile! Nemorino (A mio dispetto io tremo.) Belcore Favella, o mio bell'angelo; quando ci sposeremo? Adina Prestissimo. Nemorino (Che sento!) Belcore Ma quando? Adina (guardando Nemorino) Fra sei dì. Belcore Oh, gioia! Son contento. Nemorino (ridendo) Ah ah! va ben cosi. Belcore (Che cosa trova a ridere cotesto scimunito? Or or lo piglio a scopole se non va via di qua.) Adina (E può si lieto ed ilare sentir che mi marito! Non posso più nascondere la rabbia che mi fa.) Nemorino (Gradasso! Ei già s'imagina toccar il ciel col dito: ma tesa è già la trappola, doman se ne avvedrà.) Scena decima Suono di tamburo: esce Giannetta colle contadine, indi accorrono i soldati di Belcore. Giannetta Signor sergente, signor sergente, di voi richiede la vostra gente. Belcore Son qua! Che è stato? Perché tal fretta? Soldato Son due minuti che una staffetta non so qual ordine per voi recò. Belcore (leggendo) Il capitano... Ah! Ah! va bene. Su, camerati: partir conviene. Cori Partire!.. E quando? Belcore Doman mattina. Cori O ciel, sì presto! Nemorino (Afflitta è Adina.) Belcore Espresso è l'ordine, che dir non so. Cori Maledettissima combinazione! Cambiar sì spesso di guarnigione! Dover le/gli amanti abbandonar! Belcore Espresso è l'ordine, non so che far. (ad Adina) Carina, udisti? Domani addio! Almen ricordati dell'amor mio. Nemorino (Si sì, domani ne udrai la nova.) Adina Di mia costanza ti darò prova: la mia promessa rammenterò. Nemorino (Si sì, domani te lo dirò.) Belcore Se a mantenerla tu sei disposta, ché non anticipi? Che mai ti costa? Fin da quest'oggi non puoi sposarmi? Nemorino (Fin da quest'oggi!) Adina (osservando Nemorino) (Si turba, parmi.) Ebben; quest'oggi... Nemorino Quest'oggi! di', Adina! Quest'oggi, dici?... Adina E perché no?... Nemorino Aspetta almeno fin domattina. Belcore E tu che c'entri? Vediamo un po'. Nemorino Adina, credimi, te ne scongiuro... Non puoi sposarlo... te ne assicuro... Aspetta ancora... un giorno appena... un breve giorno... io so perché. Domani, o cara, ne avresti pena; te ne dorresti al par di me. Belcore Il ciel ringrazia, o babbuino, ché matto, o preso tu sei dal vino. Ti avrei strozzato, ridotto in brani se in questo istante tu fossi in te. In fin ch'io tengo a fren le mani, va via, buffone, ti ascondi a me. Adina Lo compatite, egli è un ragazzo: un malaccorto, un mezzo pazzo: si è fitto in capo ch'io debba amarlo, perch'ei delira d'amor per me. (Vo' vendicarmi, vo' tormentarlo, vo' che pentito mi cada al piè.) Giannetta Vedete un poco quel semplicione! Cori Ha pur la strana presunzione: ei pensa farla ad un sergente, a un uom di mondo, cui par non è. Oh! sì, per Bacco, è veramente la bella Adina boccon per te! Adina (con risoluzione) Andiamo, Belcore, si avverta il notaro. Nemorino (smanioso) Dottore! Dottore... Soccorso! riparo! Giannetta e Cori È matto davvero. Adina (Me l'hai da pagar.) A lieto convito, amici, v'invito. Belcore Giannetta, ragazze, vi aspetto a ballar. Giannetta e Cori Un ballo! Un banchetto! Chi può ricusar? Adina, Belcore, Giannetta e Cori Fra lieti concenti gioconda brigata, vogliamo contenti passar la giornata: presente alla festa amore verrà.(Ei perde la testa: da rider mi fa.) Nemorino Mi sprezza il sergente, mi burla l'ingrata, zimbello alla gente mi fa la spietata. L'oppresso mio core più speme non ha. Dottore! Dottore! Soccorso! Pietà. Adina dà la mano a Belcore e si avvia con esso. Raddoppiano le smanie di Nemorino; gli astanti lo dileggiano. Interno della fattoria d'Adina. Scena prima Da un lato tavola apparecchiata a cui sono seduti Adina, Belcore, Dulcamara, e Giannetta. Gli abitanti del villaggio in piedi bevendo e cantando. Di contro i sonatori del reggimento, montati sopra una specie d'orchestra, sonando le trombe. Coro Cantiamo, facciam brindisi a sposi così amabili. Per lor sian lunghi e stabili i giorni del piacer. Belcore Per me l'amore e il vino due numi ognor saranno. Compensan d'ogni affanno la donna ed il bicchier. Adina (Ci fosse Nemorino! Me lo vorrei goder.) Coro Cantiamo, facciam brindisi a sposi così amabili per lor sian lunghi e stabili i giorni del piacer. Dulcamara Poiché cantar vi alletta, uditemi, signori: ho qua una canzonetta, di fresco data fuori, vivace graziosa, che gusto vi può dar, purché la bella sposa mi voglia secondar. Tutti Sì si, I'avremo cara; dev'esser cosa rara se il grande Dulcamara è giunta a contentar. Dulcamara (cava di saccoccia alcuni libretti, e ne dà uno ad Adina.) «La Nina gondoliera, e il senator Tredenti, barcaruola a due voci.» Attenti. Tutti Attenti. Dulcamara Io son ricco, e tu sei bella, io ducati, e vezzi hai tu: perché a me sarai rubella? Nina mia! Che vuoi di più? Adina Quale onore! un senatore me d'amore supplicar! Ma, modesta gondoliera, un par mio mi vuo' sposar. Dulcamara Idol mio, non più rigor. Fa felice un senator. Adina Eccellenza! Troppo onor; io non merto un senator. Dulcamara Adorata barcaruola, prendi l'oro e lascia amor. Lieto è questo, e lieve vola; pesa quello, e resta ognor. Adina Quale onore! Un senatore me d'amore supplicar! Ma Zanetto è giovinetto; ei mi piace, e il vo' sposar. Dulcamara Idol mio, non più rigor; fa felice un senator. Adina Eccellenza! Troppo onor; io non merto un senator. Tutti Bravo, bravo, Dulcamara! La canzone è cosa rara. Sceglier meglio non può certo il più esperto cantator. Dulcamara Il dottore Dulcamara in ogni arte è professor. Si presenta un notaro. Belcore Silenzio! (si fermano) È qua il notaro, che viene a compier l'atto di mia felicità. Tutti Sia il ben venuto! Dulcamara T'abbraccio e ti saluto, o medico d'amor, spezial d'Imene! Adina (Giunto è il notaro, e Nemorin non viene!) Belcore Andiam, mia bella Venere... Ma in quelle luci tenere qual veggo nuvoletto? Adina Non è niente. (S'egli non è presente compita non mi par la mia vendetta.) Belcore Andiamo a segnar l'atto: il tempo affretta. Tutti Cantiamo ancora un brindisi a sposi così amabili: per lor sian lunghi e stabili i giorni del piacer. Partono tutti: Dulcamara ritorna indietro, e si rimette a tavola. Scena seconda Dulcamara, Nemorino. Dulcamara Le feste nuziali, son piacevoli assai; ma quel che in esse mi dà maggior diletto è l'amabile vista del banchetto. Nemorino (sopra pensiero) Ho veduto il notaro: sì, l'ho veduto... Non v'ha più speranza, Nemorino, per te; spezzato ho il core. Dulcamara (cantando fra i denti) «Idol mio, non più rigor, fa felice un senator.» Nemorino Voi qui, dottore! Dulcamara Si, mi han voluto a pranzo questi amabili sposi, e mi diverto con questi avanzi. Nemorino Ed io son disperato. Fuori di me son io. Dottore, ho d'uopo d'essere amato... prima di domani. Adesso... su due piè. Dulcamara (s'alza) (Cospetto è matto!) Recipe l'elisir, e il colpo è fatto. Nemorino E veramente amato sarò da lei?... Dulcamara Da tutte: io tel prometto. Se anticipar l'effetto dell'elisir tu vuoi, bevine tosto un'altra dose. (Io parto fra mezz'ora.) Nemorino Caro dottor, una bottiglia ancora. Dulcamara Ben volentier. Mi piace giovare a' bisognosi. Hai tu danaro? Nemorino Ah! non ne ho più. Dulcamara Mio caro la cosa cambia aspetto. A me verrai subito che ne avrai. Vieni a trovarmi qui, presso alla Pernice: ci hai tempo un quarto d'ora. > Partono. Scena terza Nemorino, indi Belcore. Nemorino (si getta sopra una panca) Oh, me infelice! Belcore La donna è un animale stravagante davvero. Adina m'ama, di sposarmi è contenta, e differire pur vuol sino a stasera! Nemorino (si straccia i capelli) (Ecco il rivale! Mi spezzerei la testa di mia mano.) Belcore (Ebbene, che cos'ha questo baggiano?) Ehi, ehi, quel giovinotto! Cos'hai che ti disperi? Nemorino Io mi dispero... perché non ho denaro... e non so come, non so dove trovarne. Belcore Eh! scimunito! Se danari non hai, fatti soldato... e venti scudi avrai. Nemorino Venti scudi! Belcore E ben sonanti. Nemorino Quando? Adesso? Belcore Sul momento. Nemorino (Che far deggio?) Belcore E coi contanti, gloria e onore al reggimento. Nemorino Ah! non è l'ambizione, che seduce questo cor. Belcore Se è l'amore, in guarnigione non ti può mancar l'amor. Nemorino (Ai perigli della guerra io so ben che esposto sono: che doman la patria terra, zio, congiunti, ahimè! abbandono. Ma so pur che, fuor di questa, altra strada a me non resta per poter del cor d'Adina un sol giorno trionfar. Ah! chi un giorno ottiene Adina... fin la vita può lasciar.) Belcore Del tamburo al suon vivace, tra le file e le bandiere, aggirarsi amor si piace con le vispe vivandiere: sempre lieto, sempre gaio ha di belle un centinaio. Di costanza non s'annoia, non si perde a sospirar. Credi a me: la vera gioia accompagna il militar. Nemorino Venti scudi! Belcore Su due piedi. Nemorino Ebben vada. Li prepara. Belcore Ma la carta che tu vedi pria di tutto dêi segnar. Qua una croce. Nemorino segna rapidamente e prende la borsa. Nemorino (Dulcamara volo tosto a ricercar.) Belcore Qua la mano, giovinotto, dell'acquisto mi consolo: in complesso, sopra e sotto tu mi sembri un buon figliuolo, sarai presto caporale, se me prendi ad esemplar. (Ho ingaggiato il mio rivale: anche questa è da contar.) Nemorino Ah! non sai chi m'ha ridotto a tal passo, a tal partito: tu non sai qual cor sta sotto a quest'umile vestito; quel che a me tal somma vale non potresti immaginar. (Ah! non v'ha tesoro eguale, se riesce a farmi amar.) (partono) Scena quarta Piazza nel villaggio come nell'Atto primo. Giannetta e paesane. Coro Sarà possibile? Giannetta Possibilissimo. Coro Non è probabile. Giannetta Probabilissimo. Coro Ma come mai? Ma d'onde il sai? Chi te lo disse? Chi è? Dov'è? Giannetta Non fate strepito: parlate piano: non ancor spargere si può l'arcano: è noto solo al merciaiuolo, che in confidenza l'ha detto a me. Coro Il merciaiuolo! L'ha detto a te! Sarà verissimo... Oh! Bella affé! Giannetta Sappiate dunque che l'altro dì di Nemorino lo zio morì, che al giovinotto lasciato egli ha cospicua immensa eredità... Ma zitte... piano... per carità. Non deve dirsi. Coro Non si dirà. Tutte Or Nemorino è milionario... è l'Epulone del circondario... un uom di vaglia, un buon partito... Felice quella cui fia marito! Ma zitte... piano... per carità non deve dirsi, non si dirà. (veggono Nemorino che si avvicina, e si ritirano in disparte curiosamente osservandolo) Scena quinta Nemorino e dette. Nemorino Dell'elisir mirabile bevuto ho in abbondanza, e mi promette il medico cortese ogni beltà. In me maggior del solito rinata è la speranza, l'effetto di quel farmaco già già sentir si fa. Coro (E ognor negletto ed umile: la cosa ancor non sa.) Nemorino Andiam. (per uscire) Giannetta e Coro (arrestandosi) Serva umilissima. (inchinandolo) Nemorino Giannetta! Coro (l'una dopo l'altra) A voi m'inchino. Nemorino (fra sé meravigliato) (Cos'han coteste giovani?) Giannetta e Coro Caro quel Nemorino! Davvero ch'egli è amabile: ha l'aria da signor. Nemorino (Capisco: è questa l'opera del magico liquor.) Scena sesta Adina e Dulcamara entrano da varie parti, si fermano in disparte meravigliati a veder Nemorino corteggiato dalle contadine. Nemorino Ah! ah! ah! ah! ah! ah! Adina e Dulcamara Che vedo? Nemorino È bellissima! Dottor, diceste il vero. Già per virtù simpatica toccato ho a tutte il cor. Adina Che sento? Dulcamara E il deggio credere! (alle contadine) Vi piace? Giannetta e Coro Oh sì, davvero. E un giovane che merta da noi riguardo e onor! Adina Credea trovarlo a piangere, e in giuoco, in festa il trovo; ah, non saria possibil se a me pensasse ancor. Giannetta e Coro Oh, il vago, il caro giovine! Da lui più non mi movo. Vo' fare l'impossibile per inspirargli amor. Nemorino Non ho parole a esprimere il giubilo ch'io provo; se tutte, tutte m'amano dev'essa amarmi ancor, ah! che giubilo! Dulcamara Io cado dalle nuvole, il caso è strano e nuovo; sarei d'un filtro magico davvero possessor? Giannetta (a Nemorino) Qui presso all'ombra aperto è il ballo. Voi pur verrete? Nemorino Oh! senza fallo. Coro E ballerete? Giannetta Con me. Nemorino Sì. Coro Con me. Nemorino Sì. Giannetta Io son la prima. Coro Son io, son io. Giannetta Io l'ho impegnato. Coro Anch'io. Anch'io. Giannetta (strappandolo di mano dalle altre) Venite. Nemorino Piano. Coro (strappandolo) Scegliete . Nemorino (a Giannetta) Adesso. Tu per la prima, poi te, poi te. Dulcamara Misericordia! Con tutto il sesso! Liquor eguale del mio non v'è. Adina (avanzandosi) Ehi, Nemorino. Nemorino (fra sé) Oh ciel! anch'essa. Dulcamara Ma tutte, tutte! Adina A me t'appressa. Belcor m'ha detto che, lusingato da pochi scudi, ti fai soldato. Giannetta e Coro Soldato! oh! diamine! Adina Tu fai gran fallo: su tale oggetto, parlar ti vo' Nemorino Parlate pure, parlate pure. Giannetta e Coro Al ballo, al ballo! Nemorino È vero, è vero. (ad Adina) Or or verrò. Dulcamara Io cado dalle nuvole! Liquore egual non v'è. Adina (trattenendo Nemorino) M'ascolta, m'ascolta. Nemorino Verrò, verrò. Giannetta e Coro Al ballo, al ballo, andiam, andiam. Adina M'ascolta. Nemorino (fra sé) Io già m'immagino che cosa brami. Già senti il farmaco, di cor già m'ami; le smanie, i palpiti di core amante, un solo istante tu dêi provar. Adina (fra sé) Oh, come rapido fu il cambiamento; dispetto insolito in cor ne sento. O amor, ti vendichi di mia freddezza; chi mi disprezza m'è forza amar. Dulcamara Sì, tutte l'amano: oh, meraviglia! Cara, carissima la mia bottiglia! Già mille piovono zecchin di peso: comincio un Creso a diventar. Giannetta e Coro Di tutti gli uomini del suo villaggio costei s'imagina d'aver omaggio. Ma questo giovane sarà, lo giuro, un osso duro da rosicar. (Nemorino parte con Giannetta e le contadine) Adina Come sen va contento! Dulcamara La lode è mia. Adina Vostra, o dottor? Dulcamara Sì, tutta. La gioia è al mio comando: io distillo il piacer, l'amor lambicco come l'acqua di rose, e ciò che adesso vi fa maravigliar nel giovinotto. Tutto portento egli è del mio decotto. Adina Pazzie! Dulcamara Pazzie, voi dite? Incredula! Pazzie? Sapete voi dell'alchimia il poter, il gran valore dell'elisir d'amore della regina Isotta? Adina Isotta! Dulcamara Isotta. Io n'ho d'ogni misura e d'ogni cotta. Adina (Che ascolto?) E a Nemorino voi deste l'elisir? Dulcamara Ei me lo chiese per ottener l'affetto di non so qual crudele... Adina Ei dunque amava? Dulcamara Languiva, sospirava senz'ombra di speranza. E, per avere una goccia di farmaco incantato, vendé la libertà, si fe' soldato. Adina (Quanto amore! Ed io, spietata, tormentai sì nobil cor!) Dulcamara (Essa pure è innamorata: ha bisogno del liquor.) Adina Dunque... adesso... è Nemorino in amor sì fortunato! Dulcamara Tutto il sesso femminino è pel giovine impazzato. Adina E qual donna è a lui gradita? Qual fra tante è preferita? Dulcamara Egli è il gallo della Checca tutte segue; tutte becca. Adina (Ed io sola, sconsigliata possedea quel nobil cor!) Dulcamara (Essa pure è innamorata: ha bisogno del liquor.) Bella Adina, qua un momento... più dappresso... su la testa. Tu sei cotta... io l'argomento a quell'aria afflitta e mesta. Se tu vuoi?... Adina S'io vo'? Che cosa? Dulcamara Su la testa, o schizzinosa! Se tu vuoi, ci ho la ricetta che il tuo mal guarir potrà. Adina Ah! dottor, sarà perfetta, ma per me virtù non ha. Dulcamara Vuoi vederti mille amanti spasimar, languire al piede? Adina Non saprei che far di tanti: il mio core un sol ne chiede. Dulcamara Render vuoi gelose, pazze donne, vedove, ragazze? Adina Non mi alletta, non mi piace di turbar altrui la pace. Dulcamara Conquistar vorresti un ricco? Adina Di ricchezze io non mi picco. Dulcamara Un contino? Un marchesino? Adina Io non vo' che Nemorino. Dulcamara Prendi, su, la mia ricetta, che l'effetto ti farà. Adina Ah! dottor, sarà perfetta, ma per me virtù non ha. Dulcamara Sconsigliata! E avresti ardire di negare il suo valore? Adina Io rispetto l'elisire, ma per me ve n'ha un maggiore: Nemorin, lasciata ogni altra, tutto mio, sol mio sarà. Dulcamara (Ahi! dottore, è troppo scaltra: più di te costei ne sa.) Adina Una tenera occhiatina, un sorriso, una carezza, vincer può chi più si ostina, ammollir chi più ci sprezza. Ne ho veduti tanti e tanti, presi cotti, spasimanti, che nemmanco Nemorino non potrà da me fuggir. La ricetta è il mio visino, in quest'occhi è l'elisir. Dulcamara Sì lo vedo, o bricconcella, ne sai più dell'arte mia: questa bocca così bella è d'amor la spezieria: hai lambicco ed hai fornello caldo più d'un Mongibello per filtrar l'amor che vuoi, per bruciare e incenerir. Ah! vorrei cambiar coi tuoi i miei vasi d'elisir. (partono) Scena settima Nemorino. Nemorino Una furtiva lagrima negli occhi suoi spuntò... quelle festose giovani invidiar sembrò... Che più cercando io vo? M'ama, lo vedo. Un solo istante i palpiti del suo bel cor sentir!.. Co' suoi sospir confondere per poco i miei sospir!... Cielo, si può morir; di più non chiedo. Eccola... Oh! qual le accresce beltà l'amor nascente! A far l'indifferentesi seguiti così finché non viene ella a spiegarsi. Scena ottava Adina e Nemorino. Adina Nemorino!... Ebbene! Nemorino Non so più dove io sia: giovani e vecchie, belle e brutte mi voglion per marito. Adina E tu? Nemorino A verun partito Appigliarmi non posso: attendo ancora... La mia felicità... (Che è pur vicina.) Adina Odimi. Nemorino (allegro) (Ah! ah! ci siamo.) Io v'odo, Adina. Adina Dimmi: perché partire, perché farti soldato hai risoluto? Nemorino Perché?... Perché ho voluto tentar se con tal mezzo il mio destino io potea migliorar. Adina La tua persona... la tua vita ci è cara... Io ricomprai il fatale contratto da Belcore. Nemorino Voi stessa! (È naturale: opra è d'amore.) Adina Prendi; per me sei libero: resta nel suol natio, non v'ha destin sì rio che non si cangi un dì. (gli porge il contratto) Qui, dove tutti t'amano, saggio, amoroso, onesto, sempre scontento e mesto no, non sarai così. Nemorino (Or or si spiega.) Adina Addio. Nemorino Che! Mi lasciate? Adina Io... sì. Nemorino Null'altro a dirmi avete? Adina Null'altro. Nemorino Ebben, tenete. (le rende il contratto) Poiché non sono amato, voglio morir soldato: non v'ha per me più pace se m'ingannò il dottor. Adina Ah! fu con te verace se presti fede al cor. Sappilo alfine, ah! sappilo: tu mi sei caro, e t'amo: quanto ti féi già misero, farti felice io bramo: il mio rigor dimentica, ti giuro eterno amor. Nemorino Oh, gioia inesprimibile! Non m'ingannò il dottor. (Nemorino si getta ai piedi di Adina) Scena ultima Belcore con soldati e detti: indi Dulcamara con tutto il villaggio. Belcore Alto!... Fronte!... Che vedo? Al mio rivale l'armi presento! Adina Ella è così, Belcore; e convien darsi pace ad ogni patto. Egli è mio sposo: quel che è fatto... Belcore È fatto. Tientelo pur, briccona. Peggio per te. Pieno di donne è il mondo: e mille e mille ne otterrà Belcore. Dulcamara Ve le darà questo elisir d'amore. Nemorino Caro dottor, felice io son per voi. Tutti Per lui!! Dulcamara Per me. Sappiate che Nemorino è divenuto a un tratto il più ricco castaldo del villaggio... Poiché morto è lo zio... Adina e Nemorino Morto lo zio! Giannetta e Donne Io lo sapeva. Dulcamara Lo sapeva anch'io. Ma quel che non sapete, né potreste saper, egli è che questo sovrumano elisir può in un momento, non solo rimediare al mal d'amore, ma arricchir gli spiantati. Coro Oh! il gran liquore! Dulcamara Ei corregge ogni difetto ogni vizio di natura. Ei fornisce di belletto la più brutta creatura: camminar ei fa le rozze, schiaccia gobbe, appiana bozze, ogni incomodo tumore copre sì che più non è... Coro Qua, dottore... a me, dottore... un vasetto... due... tre. In questo mentre è giunta in iscena la carrozza di Dulcamara. Egli vi sale: tutti lo circondano. Dulcamara Prediletti dalle stelle, io vi lascio un gran tesoro. Tutto è in lui; salute e belle, allegria, fortuna ed oro, Rinverdite, rifiorite, impinguate ed arricchite: dell'amico Dulcamara ei vi faccia ricordar. Coro Viva il grande Dulcamara, dei dottori la Fenice! Nemorino Io gli debbo la mia cara. Per lui solo io son felice! Del suo farmaco l'effetto non potrò giammai scordar. Adina Per lui solo io son felice! del suo farmaco l'effetto non potrà giammai scordar. Belcore Ciarlatano maledetto, che tu possa ribaltar! Il servo di Dulcamara suona la tromba. La carrozza si muove. Tutti scuotono il loro cappello e lo salutano. Adina Un momento di piacer brilla appena a questo cor che s'invola dal pensier la memoria del dolor. Fortunati affanni miei, maledirvi il cor non sa: senza voi, no non godrei così gran felicità. Coro Or beata appien tu sei nella tua tranquillità. Viva il grande Dulcamara, la Fenice dei dottori: con salute, con tesori possa presto a noi tornar. |
libretto by Felice Romani |