Riccardo, Conte di Warwich, Governatore di Boston (tenore) Renato, creolo, suo segretario e sposo di Amelia (baritono) Amelia (soprano) Ulrica, indovina di razza nera (contralto) Oscar, paggio (soprano) Silvano, marinaio (basso) Samuel, nemico del Conte (basso) Tom, nemico del Conte (basso) Un Giudice (tenore) Un Servo d'Amelia (tenore) Preludio Scena prima Una sala nella casa del Governatore (In fondo, l’ingresso delle sue stanze. È il mattino. Deputati, gentiluomini, popolani, uffiziali, sul dinanzi Samuel, Tom e loro aderenti tutti in attesa di Riccardo.) UFFICIALI e GENTILUOMINI Posa in pace, a’ bei sogni ristora, O Riccardo, il tuo nobile cor. A te scudo su questa dimora Sta d’un vergine mondo l’amor. Posa in pace, ecc. SAMUEL, TOM e LORO ADERENTI E sta l’odio, che prepara il fio, Ripensando ai caduti per te. Come speri, disceso l’oblio Sulle tombe infelici non è. SAMUEL e TOM No, no. SAMUEL, TOM e LORO ADERENTI Come speri, ecc. (Oscar entra dalle stanze del Conte.) OSCAR S’avanza il Conte. RICCARDO (entrando e salutando gli astanti) Amici miei – soldati – (ai deputati nel ricevere delle suppliche) E voi del par diletti a me! Porgete: A me, a me s’aspetta – io deggio Sui miei figli vegliar, perché sia pago Ogni voto, se giusto. Bello il poter non è, che dei soggetti Le lagrime non terge, e ad incorrotta Gloria non mira. OSCAR (a Riccardo) Leggere vi piaccia Delle danze l’invito. RICCARDO Avresti alcuna Beltà dimenticato? OSCAR (porgendogli un foglio) Eccovi i nomi. RICCARDO (leggendolo tra sé) Amelia – ah, dessa ancor! L’anima mia In lei rapita ogni grandezza oblia! La rivedrà nell’estasi Raggiante di pallore, E qui sonar d’amore La sua parola udrà, sonar d’amore. O dolce notte, scendere Tu puoi gemmata a festa: Ah, ma la mia stella è questa, Che il ciel non ha! quest’è mia stella! OSCAR, UFFIZIALI e GENTILUOMINI Con generoso affetto Entro sé stesso assorto Il nostro bene oggetto De’ suoi pensier farà. SAMUEL, TOM e LORO ADERENTI L’ora non è, ché tutto Qui d’operar ne toglie. Dalle nemiche soglie Meglio l’uscir sarà. RICCARDO (ad Oscar) Il cenno mio di là con essi attendi. (Tutti s’allontanano. Oscar, l’ultimo, incontra Renato al limitare.) OSCAR (a Renato) Libero è il varco a voi. RENATO (tra sé) Deh, come triste appar! RICCARDO (tra sé) Amelia! RENATO (chinandosi) Conte... RICCARDO (tra sé) Oh ciel! lo sposo suo! RENATO Turbato il mio signor, mentre dovunque Il nome suo inclito suona? RICCARDO Per la gloria è molto, nulla pel cor. Segreta, acerba cura m’opprime. RENATO E d’onde? RICCARDO Ah no...non più... RENATO Dirolla io la cagion. RICCARDO (tra sé) Gran Dio! RENATO So tutto... RICCARDO E che? RENATO So tutto. Già questa soglia istessa Non t’è securo asilo. RICCARDO Prosegui. RENATO Un reo disegno nell’ombre si matura, I giorni tuoi minaccia. RICCARDO (con gioia) Ah!...gli è di ciò che parli? Altro non sai? RENATO Se udir ti piace i nomi – RICCARDO Che importa? Io li disprezzo. RENATO Svelarli è mio dover. RICCARDO Taci: nel sangue Contaminarmi allor dovrei. Non fia, Nol vo’. Del popol mio L’amor mi guardi, e mi protegga Iddio. RENATO Alla vita che t’arride Di speranze e gaudio piena, D’altre mille e mille vite II destino s’incatena! Te perduto, ov’è la patria Col suo splendido avvenir? E sarà dovunque, sempre Chiuso il varco alle ferite, Perché scudo del tuo petto È del popolo l’affetto? Dell’amor più desto è l’odio Le sue vittime a colpir. Te perduto, ecc. OSCAR (entrando) Il primo giudice. RICCARDO S’avanzi. GIUDICE (offrendogli dispacci a firmare) Conte! RICCARDO Che leggo! – il bando ad una donna? Or d’onde? Qual è il suo nome? – di che rea? GIUDICE S’appella Ulrica – dell’immondo Sangue de’ negri. OSCAR Intorno a cui s’affollano tutte le stirpi. Del futuro l’alta divinatrice – GIUDICE Che nell’antro abietto Chiama i peggiori, d’ogni reo consiglio Sospetta già. Dovuto è a lei l’esilio: Né muta il voto mio. RICCARDO (ad Oscar) Che ne di’ tu? OSCAR Difenderla vogl’io. Volta la terrea Fronte alle stelle Come sfavilla La sua pupilla, Quando alle belle Il fin predice Mesto o felice Dei loro amor! È con Lucifero D’accordo ognor! È con Lucifero, ecc. RICCARDO Che vaga coppia, Che protettor! OSCAR Chi la profetica Sua gonna afferra, O passi ‘I mare, Voli alla guerra, Le sue vicende Soavi, amare Da questa apprende Nel dubbio cor. È con Lucifero D’accordo ognor! È con Lucifero, ecc. GIUDICE Sia condannata. OSCAR (verso il Conte) Assolverla degnate. RICCARDO Ebben: tutti chiamate: (Renato ed Oscar invitano a rientrare gli usciti.) Or v’apro un mio pensier. Signori: oggi d’Ulrica Alla magion v’invito, Ma sotto altro vestito. Io là sarò. RENATO Davver? davver? RICCARDO Sì, vo’ gustar la scena. RENATO L’idea non è prudente. RICCARDO La trovo anzi eccellente, Feconda di piacer. RENATO Te ravvisar taluno Ivi potria. RICCARDO Qual tema! SAMUEL e TOM (sogghignando) Ve’, ve’, di tutto trema Codesto consiglier. RICCARDO (ad Oscar) E tu m’appronta un abito Da pescator. SAMUEL, TOM e LORO ADERENTI Chi sa Che alla vendetta l’adito Non s’apra alfin colà? RICCARDO Ogni cura si doni al diletto, E s’accorra nel magico tetto: Tra la folla de’ creduli ognuno S’abbandoni e folleggi con me. RENATO E s’accorra, ma vegli ’I sospetto Sui perigli che fremono intorno. Ma protegga il magnanimo petto A chi nulla paventa per sé. OSCAR L’indovina ne dice di belle, E sta ben che l’interroghi anch’io; Sentirò se m’arridon le stelle, Di che sorti benefica m’è. RICCARDO Ogni cura si doni al piacer. RENATO E s’accorra e si vegli. RICCARDO Dunque, signori, aspettovi, Incognito, alle tre, Nell’antro dell’oracolo, Della gran maga al piè. TUTTI Teco sarem di subito Incogniti, alle tre, Nell’antro dell’oracolo, Della gran maga al piè. RENATO E s’accorra, ecc. SAMUEL, TOM e ADERENTI Senza posa vegliamo all’intento, Né si perda ove scocchi il momento, Forse l’astro che regge il suo fato Nell’abisso là spegnersi de’. RICCARDO Ogni cura si doni al diletto, E s’accorra al fatidico tetto: Per un dì si folleggi, si scherzi; Mai la vita più cara non è. TUTTI Alfin brilli d’un po’ di follia Questa vita che il cielo ne diè. Alfin brilli, ecc. OSCAR Sentirò se m’arridon le stelle, Qual presagio le dettan per me. Sentirò, ecc. RENATO Ma protegga il magnanimo petto A chi nulla paventa per sé. SAMUEL, TOM e ADERENTI Forse l’astro, ecc. RICCARDO Alle tre, alle tre. Dunque, signori, aspettovi, Incognito, alle tre, Nell’antro dell’oracolo, Della gran maga al piè. TUTTI Alle tre, alle tre. Teco sarem di subito, Incogniti, alle tre, Nell’antro dell’oracolo, Della gran maga al piè. Scena seconda L’abituro dell’indovina. (A sinistra un camino; il fuoco è acceso, e la caldaia magica fuma sovra un treppiè; dallo stesso lato l’uscio d’un oscuro recesso. Sul fianco a destra una scala a chiocciola che nasconde una piccola porta segreta. Nel fondo l’entrata della porta maggiore con ampia finestra da lato. In mezzo una rozza tavola. Nel fondo uomini e donne del popolo. Ulrica presso Ia tavola; poco discosti un fanciullo ed una giovinetta ci le domandano la buona ventura.) DONNE e FANCIULLI Zitti...l’incanto non dessi turbare. Il demonio tra breve halle a parlare! ULRICA Re dell’abisso, affrettati, Precipita per l’etra, Senza librar la folgore Il tetto mio penetra. Omai tre volte l’upupa Dall’alto sospirò; La salamandra ignivora Tre volte sibilò, E delle tombe il gemito Tre volte a me parlò. (Entra Riccardo, vestito da pescatore, avanza tra la folla, né scorge alcuno de’ suoi.) RICCARDO Arrivo il primo! POPOLANE Villano, dà indietro. TUTTI Oh, come tutto riluce di tetro! ULRICA È lui, è lui! ne’ palpiti Come risento adesso La voluttà riardere Del suo tremendo amplesso! La face del futuro Nella sinistra egli ha. M’arrise al mio scongiuro, Rifolgorar la fa: Nulla, più nulla ascondersi Al guardo mio potrà! TUTTI Evviva la maga! ULRICA Silenzio, silenzio! (Silvano entra, rompendo la calca.) SILVANO Su, fatemi largo, saper vo’ il mio fato. Son servo del Conte: son suo marinaro: La morte per esso più volte ho sfidato; Tre lustri son corsi del vivere amaro, Tre lustri che nulla s’è fatto per me. ULRICA E chiedi? SILVANO Qual sorte pel sangue versato Mi attende. RICCARDO (a parte) Favella da franco soldato. ULRICA (a Silvano) La mano. SILVANO Prendete. ULRICA Rallegrati omai: In breve dell’oro e un grado t’avrai. (Riccardo ritrae un rotolo e vi scrive su.) SILVANO Scherzate? ULRICA Va pago. RICCARDO (Mette il rotolo in tasca a Silvano, che non s’avvede.) Mentire non de’. SILVANO A fausto presagio ben vuolsi mercé. (Frugando trova il rotolo su cui legge estatico:) “Riccardo al suo caro Silvano uffiziale.” Per bacco! Non sogno! dell’oro e un grado! CORO Evviva la nostra Sibilla immortale, Che spande su tutti ricchezze e piacer! (S’ode picchiare alla porta segreta.) TUTTI Si batte! RICCARDO (tra sé) Che veggo, sull’uscio segreto, Un servo d’Amelia! SERVO (sommessamente ad Ulrica, ma inteso da Riccardo) Sentite: la mia Signora, che aspetta là fuori, vorria Pregarvi in segreto d’arcano parer. RICCARDO (tra sé) Amelia! ULRICA S’inoltri, ch’io tutti allontano. (Il servo parte.) RICCARDO (tra sé) Non me! (Si nasconde nel gabinetto.) ULRICA (si volge agli astanti) Perché possa rispondere a voi E d’uopo che innanzi m’abbocchi a Satana; Uscite: lasciate ch’io scruti nel ver. TUTTI Usciamo: si lasci che scruti nel ver. (Mentre tutti s’allontanano, Riccardo s’asconde. Amelia entra.) ULRICA Che v’agita così? AMELIA Segreta, acerba Cura che amor destò – RICCARDO (tra sé) Che ascolto! ULRICA E voi cercate? AMELIA Pace – svellermi dal petto Chi sì fatale e desiato impera! Lui – che su tutti il ciel arbitro pose. RICCARDO (tra sé, con viva emozione di gioia) Che ascolto! Anima mia! ULRICA L’oblio v’è dato. Arcane stille Conosco d’una magic’erba, Che rinnovella il cor. Ma chi n’ha D’uopo spiccarla debbe di sua man Nel fitto delle notti. Funereo è il loco. AMELIA Ov’è? ULRICA L’osate voi? AMELIA (risoluta) Sì – qual esso sia. ULRICA Dunque ascoltate: Della città all’occaso, Là dove al tetro lato Batte la luna pallida Sul campo abominato... Abbarbica gli stami, A quelle pietre infami, Ove la colpa scontasi Coll’ultimo sospir! AMELIA Mio Dio! Qual loco! ULRICA Attonita e già tremante siete? RICCARDO (tra sé) Povero cor! ULRICA V’esanima? AMELIA Agghiaccio – ULRICA E l’oserete? AMELIA Se tale è il dover mio Troverò possa anch’io. ULRICA Stanotte? AMELIA Sì. RICCARDO (tra sé) Non sola: Ché te degg’io seguir. AMELIA Consentimi, o Signore, Virtù ch’io lavi ‘I core, E l’infiammato palpito Nel petto mio sopir. ULRICA Va, non tremar, l’incanto Inaridisce il pianto. Osa – e berrai nel farmaco L’oblio de’ tuoi martir. RICCARDO Ardo, e seguirla ho fisso Se fosse nell’abisso, Pur ch’io respiri, Amelia, L’aura de’ tuoi sospir. VOCI (dal fondo) Figlia d’averno, schiudi la chiostra, E tarda meno a noi ti mostra. ULRICA (ad Amelia) Presto, partite. AMELIA Stanotte. (Fugge per la porta segreta.) RICCARDO (tra sé) Non sola: Che te degg’io seguir! ULRICA Addio. (Ulrica apre l’entrata maggiore. Entrano Samuel, Tom e aderenti, Oscar; gentiluomini e uffiziali travestiti bizzarramente, ai quali s’unisce Riccardo.) CORO Su, profetessa, monta il treppiè; Canta il futuro, monta il treppiè. OSCAR Ma il Conte ov’è? RICCARDO (fattosi presso a lui) Taci, nascondile che qui son io. (poi vôlto rapidamente ad Ulrica) Or tu, Sibilla, che tutto sai, Della mai stella mi parlerai. CORO Canta il futuro, canta il futuro! RICCARDO Di’ tu se fedele Il flutto m’aspetta, Se molle di pianto La donna diletta Dicendomi addio Tradì l’amor mio. Con lacere vele E l’alma in tempesta, I solchi so franger Dell’onda funesta, L’averno ed il cielo Irati sfidar. Sollecita esplora, Divina gli eventi, Non possono i fulmin, La rabbia de’ venti, La morte, l’amore Sviarmi dal mar. CORO Non posson i fulmin, La rabbia de’ venti, La morte, l’amore Sviarlo dal mar. RICCARDO Sull’agile prora Che m’agita in grembo, Se scosso mi sveglio Ai fischi del nembo, Ripeto fra’ tuoni Le dolci canzoni. Le dolci canzoni Del tetto natio, Che i baci ricordan Dell’ultimo addio, E tutte raccendon Le forze del cor. Su, dunque, risuoni La tua profezia, Di’ ciò che può sorger Dal fato qual sia; Nell’anime nostre Non entra terror. CORO Nell’anime nostre Non entra terror. ULRICA Chi voi siate, l’audace parola Può nel pianto prorompere un giorno, Se chi sforza l’arcano soggiorno Va la colpa nel duolo a lavar, Se chi sfida il suo fato insolente Deve l’onta nel fato scontar. RICCARDO Orsù, amici. SAMUEL Ma il primo chi fia? OSCAR Io. RICCARDO (offrendo la palma ad Ulrica) L’onore a me cedi. OSCAR E lo sia. ULRICA (solennemente, esaminando la mano) È la destra d’un grande, vissuto Sotto gli astri di Marte. OSCAR Nel vero ella colse. RICCARDO Tacete. ULRICA Infelice... Va – mi lascia – non chieder di più! RICCARDO Su, prosegui. ULRICA No – lasciami. RICCARDO Parla. ULRICA Te ne prego. CORO (ad Ulrica) Eh, finiscila omai! RICCARDO Te lo impongo. ULRICA Ebben, presto morrai. RICCARDO Se sul campo d’onor, ti son grato. ULRICA No – per man d’un amico. OSCAR Gran Dio! CORO Quale orror! ULRICA Così scritto è lassù. RICCARDO (guardando intorno) È scherzo od è follia Siffatta profezia. Ma come fa da ridere La lor credulità! È scherzo, ecc. ULRICA (passando innanzi a Samuel e Tom) Ah voi, signori, a queste Parole mie funeste, Voi non osate ridere; Che dunque in cor vi sta? SAMUEL e TOM La sua parola è dardo, È fulmine lo sguardo; Dal confidente demone Tutto costei risà. OSCAR e CORO Ah! e tal fia dunque il fato? Ch’ei cada assassinato? Al sol pensarci l’anima Abbrividendo va. RICCARDO Finisci il vaticinio. Di’, chi fia dunque l’uccisor? ULRICA Chi primo tua man quest’oggi stringerà. RICCARDO Benissimo. (offrendo la destra a’ circostanti che non osano toccare) Qual è di voi, che provi l’oracolo bugiardo? Nessuno! (Renato appare all’entrata. Riccardo accorre a lui e gli stringe la mano.) Eccolo. TUTTI È desso! SAMUEL e TOM (tra sé) Respiro; il caso ne salvò. TUTTI L’oracolo mentiva. RICCARDO Sì: perché la man che stringo È del più fido amico mio! RENATO Riccardo! ULRICA (riconoscendo il Conte) Il Conte! RICCARDO (a lei) Né, chi fossi, il genio tuo ti rivelò, Né che voleano al bando Oggi dannarti. ULRICA Me? RICCARDO (gettandole una borsa) T’acqueta e prendi. ULRICA Magnanimo tu se’, ma v’ha fra loro Il traditor: più d’uno forse – SAMUEL e TOM (tra sé) Gran Dio! RICCARDO Non più. CORO (da lontano) Viva Riccardo! TUTTI Quai voci? SILVANO (dalla soglia, vôlto a’ suoi Marinai; uomini e donne del popolo s’affollano all’entrata) È lui, ratti movete, è lui: Il nostro amico e padre. Tutti con me chinatevi al suo piede E l’inno suoni della nostra fé. CORO O figlio d’Inghilterra, Amor di questa terra: Reggi felice, arridano Gloria e salute a te. OSCAR Il più superbo alloro, Che vince ogni tesoro, Alla tua chioma intrecciano Riconoscenza e fé. RICCARDO E posso alcun sospetto Alimentar nel petto, Se mille cuori battono Per immolarsi a me? RENATO Ma la sventura è cosa Pur ne’ trionfi ascosa, Là dove il fato ipocrita Veli una rea mercé. SAMUEL, TOM e ADERENTI (fra loro) Chiude al ferir la via Questa servil genia, Che sta lambendo l’idolo E che non sa il perché, ecc. ULRICA Non crede al proprio fato, Ma pur morrà piagato; Sorrise al mio presagio, Ma nella fossa ha il piè, ecc. OSCAR Il più superbo alloro, ecc. RICCARDO E posso alcun sospetto, ecc. Campo solitario nei dintorni di Boston, appiè’ d’un colle scosceso (A sinistra nel basso biancheggiano due pilastri. Amelia appare dalle eminenze. S’inginocchia e prega, poi si alza ed a poco a poco discende dal colle.) Preludio AMELIA Ecco l’orrido campo ove s’accoppia Al delitto la morte! Ecco là le colonne – La pianta è là, verdeggia al piè. S’inoltri. Ah! mi si aggela il core! Sino il rumor de’ passi miei, qui tutto M’empie di raccapriccio e di terrore! E se perir dovessi? Perire! Ebben, quando la sorte mia, Il mio dover tal è, s’adempia, e sia. (Fa per avviarsi.) Ma dall’arido stelo divulsa Come avrò di mia mano quell’erba, E che dentro la mente convulsa Quell’eterea sembianza morrà, Che ti resta, perduto l’amor – Che ti resta, mio povero cor! Oh! chi piange, qual forza m’arretra, M’attraversa la squallida via? Su, coraggio – e tu fatti di pietra, Non tradirmi, dal pianto ristà: O finisci di battere e muor, T’annienta, mio povero cor! (Suona mezzanotte.) Mezzanotte! – Ah! che veggio? Una testa di sotterra si leva – e sospira! Ha negli occhi il baleno dell’ira E m’affissa e terribile sta! (Cade in ginocchio.) Deh! mi reggi, m’aita, o Signor, Miserere d’un povero cor! RICCARDO (uscendo improvvisamente) Teco io sto. AMELIA Gran Dio! RICCARDO Ti calma! AMELIA Ah! RICCARDO Di che temi? AMELIA Ah! mi lasciate – Son la vittima che geme – Il mio nome almen salvate – O Io strazio ed il rossore La mia vita abbatterà. RICCARDO Io lasciarti? no, giammai: Nol poss’io, ché m’arde in petto Immortal di te l’affetto. AMELIA Conte, abbiatemi pietà. RICCARDO Così parli? a chi t’adora? Pietà chiedi, e tremi ancora? Il tuo nome intemerato, L’onor tuo sempre sarà. AMELIA Ma, Riccardo, io son d’altrui – Dell’amico più fidato – RICCARDO Taci, Amelia. AMELIA Io son di lui, Che daria la vita a te. RICCARDO Ah crudele, e mel rammemori, Lo ripeti innanzi a me! Non sai tu che se l’anima mia Il rimorso dilacera e rode, Quel suo grido non cura, non ode, Sin che l’empie di fremiti amor? Non sai tu che di te resteria, Se cessasse di battere il cor! Quante notti ho vegliato anelante! Come a lungo infelice lottai! Quante volte dal cielo implorai La pietà che tu chiedi da me! Ma per questo ho potuto un istante, Infelice, non viver di te? AMELIA Ah, deh soccorri tu, cielo, all’ambascia Di chi sta fra l’infamia e la morte; Tu pietoso rischiara le porte Di salvezza all’errante mio piè. (a Riccardo) E tu va – ch’io non t’oda, mi lascia. Son di lui, che il suo sangue ti diè. RICCARDO La mia vita, l’universo, Per un detto. AMELIA Ciel pietoso! RICCARDO Di’ che m’ami. AMELIA Va, Riccardo! RICCARDO Un sol detto. AMELIA Ebben sì, t’amo. RICCARDO M’ami, Amelia! AMELIA Ma tu, nobile, Me difendi dal mio cor! RICCARDO (fuori di sé) M’ami, m’ami! oh sia distrutto Il rimorso, l’amicizia Nel mio seno: estinto tutto, Tutto sia fuorché l’amor! Oh, qual soave brivido L’acceso petto irrora! Ah, ch’io t’ascolti ancora Rispondermi così! Astro di queste tenebre A cui consacro il core: Irradiami d’amore E più non sorga il dì! AMELIA Ahi, sul funereo letto Ov’io sognava spegnerlo, Gigante torna in petto L’amor che mi ferì! Ché non m’è dato in seno A lui versar quest’anima? O nella morte almeno Addormentarmi qui? RICCARDO Amelia! tu m’ami, Amelia? Tu m’ami? AMELIA Sì t’amo. Ma tu, nobile, Me difendi dal mio cor. RICCARDO Irradiami d’amor. Tu m’ami, Amelia? AMELIA Ahi, sul funereo letto ecc. RICCARDO Oh qual soave brivido, ecc. AMELIA Ahimè – s’appressa alcun. RICCARDO Chi giunge in questo Soggiorno della morte?...Ah, non m’inganno! (Si vede Renato.) Renato! AMELIA (abbassando il velo atterrita) Il mio consorte! RICCARDO (incontrandolo) Tu qui! RENATO Per salvarti da lor, che, celati Lassù, t’hanno in mira. RICCARDO Chi son? RENATO Congiurati. AMELIA (tra sé) Oh ciel! RENATO Trasvolai nel manto serrato, Così che m’han preso per un dell’agguato, E intesi taluno proromper: “L’ho visto: È il Conte: un’ignota beltade è con esso.” Poi altri qui vôlto: “Fuggevole acquisto! S’ei rade la fossa, se il tenero amplesso Troncar di mia mano repente saprò.” AMELIA (tra sé) Io muoio! RICCARDO (a lei) Fa core. RENATO (coprendolo col suo mantello) Ma questo ti do. (poi additandogli un viottolo) E bada, lo scampo t’è libero là. RICCARDO (prendendo per mano Amelia) Salvarti degg’io! AMELIA (sottovoce a Riccardo) Me misera! Va! RENATO (passando ad Amelia) Ma voi non vorrete segnarlo, o signora, Al ferro spietato! (Dilegua nel fondo e va a vedere se s’avanzano.) AMELIA (a Riccardo) Deh, solo t’invola! RICCARDO Che qui t’abbandoni? AMELIA T’è libero ancora li passo deh! fuggi... RICCARDO E lasciarti qui sola Con esso? no, mai! piuttosto morrò. AMELIA O fuggi, o che il velo dal capo torrò. RICCARDO Che dici? AMELIA Risolvi. RICCARDO Desisti. AMELIA Lo vo’. (tra sé) Salvarlo a quest’alma se dato sarà Del fiero suo fato più tema non ha. RICCARDO (a Renato, solennemente) Amico, gelosa t’affido una cura: L’amor che mi porti garante mi sta. RENATO Affidati, imponi. RICCARDO (indicando Amelia) Promettimi, giura Che tu l’addurrai, velata, in città, Né un detto, né un guardo su essa trarrai. RENATO Lo giuro. RICCARDO E che tocche le porte, n’andrai Da solo all’opposto. RENATO Lo giuro, e sarà. AMELIA (sommessamente, a Riccardo) Odi tu come fremono cupi Per quest’aura gli accenti di morte? Di lassù, da quei negri dirupi Il segnal de’ nemici partì. Ne’ lor petti scintillano d’ira – E già piomban, t’accerchiano fitti – Al tuo capo già volser la mira – Per pietà, va, t’invola di qui. Va, fuggi, va! RENATO (staccandosi dal fondo dove stava esplorando) Fuggi, fuggi: per l’orrida via Sento l’orma dei passi spietati. Allo scambio dei detti esecrati Ogni destra la daga brandì. Va, ti salva, o che il varco all’uscita Qui fra poco serrarsi vedrai; Va, ti salva, del popolo è vita, Questa vita che getti così. Va, fuggi, va! RICCARDO (tra sé) Traditor, congiurati son essi Che minacciano il vivere mio? Ah, l’amico ho tradito pur io – Son colui che nel cor lo ferì! Innocente, sfidati gli avrei: Or d’amore colpevole – fuggo. La pietà del Signore su lei Posi l’ale, protegga i suoi dì! AMELIA Odi tu, ecc. RENATO Fuggi, fuggi, ecc. RICCARDO Traditor, ecc. (Riccardo esce.) RENATO Seguitemi. AMELIA (tra sé) Mio Dio! RENATO Perché tremate? Fida scorta vi son, l’amico accento Vi risollevi il cor! (Dalle alture compariscono Samuel, Tom con seguito.) AMELIA Eccoli. RENATO Presto, appoggiatevi a me. AMELIA Morir mi sento. CORO (in lontananza avvicinandosi a poco a poco) Avventiamoci su lui, Ché scoccata è l’ultim’ora. Il saluto dell’aurora Pel cadavere sarà. SAMUEL (a Tom) Scerni tu quel bianco velo Onde spicca la sua dea? TOM Si precipiti dal cielo All’inferno. RENATO (forte) Chi va là? SAMUEL Non è desso! TOM O furor mio! CORO Non è il Conte! RENATO No, son io Che dinanzi a voi qui sta. TOM il suo fido! SAMUEL Men di voi Fortunati fummo noi: Ché il sorriso d’una bella Stemmo indarno ad aspettar. TOM Io per altro il volto almeno Vo a quest’Iside mirar. RENATO Non un passo: se l’osate Traggo il ferro. SAMUEL Minacciate? TOM Non vi temo. (La luna è in tutto il suo splendore.) AMELIA O dei, aita! CORO (verso Renato) Giù l’acciaro. RENATO Traditori! TOM (va per istrappare il velo ad Amelia) Vo’ finirla – RENATO (snudando la spada) E la tua vita Quest’insulto pagherà. (Nell’atto che tutti s’avventano contro Renato, Amelia fuori di sé inframmettendosi, lascia cadere il velo.) AMELIA No, fermatevi – RENATO (colpito) Che! Amelia! SAMUEL e TOM Lei! Sua moglie! AMELIA O dei! Pietà! SAMUEL e TOM Sua moglie! RENATO Amelia! SAMUEL Ve’, se di notte qui colla sposa L’innamorato campion si posa, E come al raggio lunar del miele Sulle rugiade corcar si sa! SAMUEL e TOM Ah, ah, ah! Ah, ah, ah! E che baccano sul caso strano, E che commenti per la città! RENATO Cosi mi paga, se l’ho salvato! Ei m’ha la donna contaminato! Per lui non posso levar la fronte, Sbranato il cor per sempre m’ha! AMELIA A chi nel mondo crudel più mai, Misera Amelia, ti volgerai? La tua spregiata lagrima, quale, Qual man pietosa rasciugherà? SAMUEL e TOM Ah, ah, ah! Ah, ah, ah! E che baccano, ecc. RENATO Per lui non posso, ecc. AMELIA A chi nel mondo, ecc. RENATO (si avvicina a Samuel e Tom e risolutamente dice loro) Converreste a casa mia Sul mattino di domani? SAMUEL e TOM Forse ammenda aver chiedete? RENATO No. Ben altro in cor mi sta. SAMUEL e TOM Che vi punge? RENATO Lo saprete, se verrete. SAMUEL e TOM E ci vedrai. (nell’uscire seguiti dai loro) Dunque andiam: per vie diverse L’un dall’altro s’allontani! SAMUEL, TOM e CORO Il mattino di domani Grandi cose apprenderà. Andiam, andiam. Ve’, la tragedia mutò in commedia. Ah, ah, ah! Ah, ah, ah! E che baccano, ecc. RENATO (solo con Amelia) Ho giurato che alle porte V’addurrei della città. Andiam! Andiam! AMELIA (tra sé) Come sonito di morte La sua voce al cor mi va! (a Renato) Oh no! pietà! CORO (fuori di scena) E che baccano, ecc. Scena prima Una stanza da studio nell’abitazione di Renato. (Sovra un caminetto di fianco due vasi di bronzo, rimpetto a cui la biblioteca. Nel fondo v’ha un magnifico ritratto del conte Riccardo in piedi e nel mezzo della scena una tavola. Renato entra con Amelia; depone la spada e chiude la porta.) RENATO A tal colpa è nulla il pianto, Non la terge e non la scusa. Ogni prece è vana omai; Sangue vuolsi, e tu morrai. AMELIA Ma se reo, se reo soltanto È l’indizio che m’accusa? RENATO Taci, adultera. AMELIA Gran Dio! RENATO Chiedi a Lui misericordia. AMELIA E ti basta un sol sospetto? E vuoi dunque il sangue mio? E m’infami, e più non senti Né giustizia, né pietà? RENATO Sangue vuolsi, e tu morrai. AMELIA Un istante, è ver, l’amai, Ma il tuo nome non macchiai. Sallo Iddio, che nel mio petto Mai non arse indegno affetto. RENATO (ripigliando la spada) Hai finito! Tardi è omai – Sangue vuolsi, e tu morrai. AMELIA Ah! mi sveni! Ebbene sia – Ma una grazia – RENATO Non a me. La tua prece al ciel rivolgi. AMELIA (genuflessa) Solo un detto ancora a te. M’odi, l’ultimo sarà. Morrò, ma prima in grazia, Deh! mi consenti almeno L’unico figlio mio Avvincere al mio seno, E se alla moglie nieghi Quest’ultimo favor, Non rifiutarlo ai prieghi Del mio materno cor. Morrò – ma queste viscere Consolino i suoi baci, Or che l’estrema è giunta Dell’ore mie fugaci. Spenta per man del padre, La man ei stenderà Sugli occhi d’una madre Che mai più non vedrà! RENATO (additandole, senza guardarla, un uscio) Alzati! là tuo figlio A te concedo riveder. Nell’ombra E nel silenzio, là, Il tuo rossore e l’onta mia nascondi. (Amelia esce.) Non è su lei, nel suo Fragile petto che colpir degg’io. Altro, ben altro sangue a terger dessi l’offesa! (fissando il ritratto) Il sangue tuo! E lo trarrà il pugnale Dallo sleal tuo core: Delle lagrime mie vendicator! Eri tu che macchiavi quell’anima, La delizia dell’anima mia; Che m’affidi e d’un tratto esecrabile L’universo avveleni per me! Traditor! che compensi in tal guisa Dell’amico tuo primo la fé! O dolcezze perdute! O memorie D’un amplesso che l’essere india! Quando Amelia sì bella, sì candida Sul mio seno brillava d’amor! È finita – non siede che l’odio E la morte nel vedovo cor! O dolcezze perdute, o speranze d’amor! (Samuel e Tom entrano, salutandolo freddamente.) RENATO Siam soli. Udite. Ogni disegno vostro m’è noto. Voi di Riccardo la morte volete. TOM È un sogno! RENATO (mostrando alcune carte che ha sul tavolo) Ho qui le prove! SAMUEL Ed ora la trama al Conte svelerai? RENATO No. Voglio Dividerla. TOM Tu scherzi. RENATO E non co’ detti: Ma qui col fatto struggerà i sospetti. Io son vostro, compagno m’avrete Senza posa a quest’opra di sangue: Arra il figlio vi sia. L’uccidete se vi manco. TOM Ma tal mutamento È credibile appena. RENATO Qual fu la cagion non cercate. Son vostro per la vita dell’unico figlio! SAMUEL e TOM (tra loro) Ei non mente. No, non mente. RENATO Esitate? SAMUEL e TOM Non più. RENATO, SAMUEL e TOM Dunque l’onta di tutti sol una, Uno il cor, la vendetta sarà, Che tremenda, repente, digiuna Su quel capo esecrato cadrà! Dunque l’onta, ecc. RENATO D’una grazia vi supplico. SAMUEL E quale? RENATO Che sia dato d’ucciderlo a me. SAMUEL No, Renato: l’avito castello A me tolse, e tal dritto a me spetta. TOM Ed a me cui spegneva il fratello, Cui decenne agonia di vendetta Senza requie divora, Qual parte assegnaste? RENATO Chetatevi, solo qui la sorte decidere de’. (Prende un vaso dal camino e lo colloca sulla tavola. Samuel scrive tre nomi e vi getta entro i biglietti.) E chi vien? (Amelia entra.) Tu? AMELIA V’è Oscarre che porta Un invito del Conte. RENATO Di lui! Che m’aspetti. E tu resta, lo dêi: Poiché parmi che il cielo t’ha scorta. AMELIA (tra sé) Qual tristezza m’assale, qual pena! Qual terribile lampo balena! RENATO (additando sua moglie a Samuel e Tom) Nulla sa – non temete. Costei esser debbe anzi l’auspice lieto. (ad Amelia, traendola verso la tavola) V’han tre nomi in quell’urna: Un ne tragga l’innocente tua mano. AMELIA E perché? RENATO Obbedisci – non chieder di più. AMELIA (tra sé) Non è dubbio: il feroce decreto Mi vuol parte ad un’opra di sangue. (Amelia con mano tremante estrae dal vaso un biglietto che suo marito passa a Samuel.) RENATO Qual è dunque l’eletto? SAMUEL Renato. RENATO Il mio nome! O giustizia del fato; La vendetta mi deleghi tu! AMELIA (tra sé) Ah! del Conte la morte si vuole! Nol celâr le crudeli parole! Su quel capo snudati dall’ira I lor ferri scintillano già. Ah! del Conte la morte si vuole! I ferri scintillano già! RENATO, SAMUEL e TOM Sconterà dell’America il pianto Lo sleal che ne fece suo vanto. Se trafisse, soccomba trafitto, Tal mercede pagata gli va! RENATO (alla porta) Il messaggio entri. OSCAR (verso Amelia, entrando) Alle danze Questa sera, se gradite, Con lo sposo, il mio signore Vi desidera. AMELIA Nol posso. RENATO Anche il Conte vi sarà? OSCAR Certo. SAMUEL e TOM (fra loro) Oh sorte! RENATO (al paggio, ma guardando i compagni) Tanto invito So che valga. OSCAR È un ballo in maschera Splendidissimo! RENATO Benissimo! (accennando Amelia) Ella meco interverrà. AMELIA (tra sé) Gran Dio! SAMUEL e TOM (a parte) E noi pur, se da quell’abito Più spedito il colpo va. OSCAR Ah! Di che fulgor, che musiche Esulteran le soglie, Ove di tante giovani Bellezze il fior s’accoglie, Di quante altrice palpita Questa gentil città! AMELIA (tra sé) Ed io medesma, io misera, Lo scritto inesorato Trassi dall’urna complice, Pel mio consorte irato: Su cui del cor più nobile Ferma la morte sta. RENATO (declamando sottovoce) Là fra le danze esanime La mente mia sel pinge – Ove del proprio sangue Il pavimento tinge, Spira dator d’infamie Senza trovar pietà. SAMUEL e TOM (tra loro) Una vendetta in domino È ciò che torna all’uopo. Fra l’urto delle maschere Non fallirà lo scopo; Sarà una danza funebre Con pallide beltà. AMELIA (da sé) Prevenirlo potessi – e non tradire Lo sposo mio! OSCAR Regina della festa sarete. AMELIA (da sé) Forse potrallo Ulrica. SAMUEL e TOM (a Renato) E qual costume indosserem? RENATO Azzurra la veste, e da vermiglio nastro Le ciarpe al manco lato attòrte. SAMUEL e TOM E qual accento a ravvisarci? RENATO (sottovoce) Morte! AMELIA (tra sé) Prevenirlo potessi! OSCAR Regina sarete! RENATO, SAMUEL e TOM Morte! Scena seconda Sontuoso gabinetto del Conte. (Tavola coll’occorrente per scrivere; nel fondo un gran cortinaggio che scoprirà la festa da ballo.) RICCARDO (solo) Forse la soglia attinse, E posa alfin. L’onore Ed il dover nei nostri petti han rotto L’abisso. Ah sì, Renato Rivedrà l’Inghilterra – e la sua sposa Lo seguirà. Senza un addio, l’immenso Oceàn ne sepàri – e taccia il core. (Scrive e nel momento di appor la firma lascia cadere la penna.) Esito ancor? ma, oh ciel, non lo degg’io? (Sottoscrive e chiude il foglio in seno.) Ah, l’ho segnato il sacrifizio mio! Ma se m’è forza perderti Per sempre, o luce mia, A te verrà il mio palpito Sotto qual ciel tu sia, Chiusa la tua memoria Nell’intimo del cor Ed or qual reo presagio Lo spirito m’assale, Che il rivederti annunzia Quasi un desio fatale – Come se fosse l’ultima Ora del nostro amor? (musica interna di danza) Ah! dessa è là – potrei vederla – ancora, Riparlarle potrei – Ma no: ché tutto or mi strappa da lei. (Oscar entra con un foglio in mano.) OSCAR Ignota donna questo foglio diemmi. È pel Conte, diss’ella; a lui lo reca E di celato. RICCARDO Che nel ballo alcuno Alla mia vita attenterà, sta detto. Ma se m’arresto: Ch’io pavento diran. Nol vo’: nessuno Pur sospettarlo de’. Tu va: t’appresta, E ratto, per gioir meco alla festa. (Oscar esce.) Sì, rivederti, Amelia, E nella tua beltà, Anco una volta l’anima D’amor mi brillerà. Scena terza Vasta e ricca sala da ballo. (All’aprirsi delle cortine una moltitudine d’invitati empie la scena. Il maggior numero è in maschera, alcuni in domino, altri in costume di gala a viso scoperto. Chi va in traccia, chi evita, chi ossequia e chi persegue. Tutto spira magnificenza ed ilarità.) CORO Fervono amori e danze Nelle felici stanze, Onde la vita è solo Un sogno lusinghier. Notte de’ cari istanti, De’ palpiti e de’ canti, Perché non fermi ’I volo Sull’onda del piacer? (Samuel, Tom e loro aderenti in domino azzurro col cinto vermiglio. Renato nello stesso costume s’avanza lentamente.) SAMUEL (additando Renato a Tom) Altro de’ nostri è questo. (e fattosi presso a Renato, sottovoce) Morte! RENATO (amaramente) Sì, morte! Ma non verrà. SAMUEL e TOM Che parli? RENATO Qui l’aspettarlo è vano. SAMUEL e TOM Come? perché? RENATO Vi basti saperlo altrove. SAMUEL Oh sorte ingannatrice! TOM Sempre ne sfuggirà di mano! RENATO Parlate basso; alcuno lo sguardo a noi fermò. SAMUEL E chi? RENATO Quello a sinistra dal breve domino. (Si disperdono tra la folla, ma Renato viene inseguito da Oscar in maschera.) OSCAR Più non ti lascio, o maschera; Mal ti nascondi. RENATO (scansandolo) Eh via! OSCAR Tu se’ Renato. RENATO (spiccandogli la maschera) E Oscarre sei tu. OSCAR Qual villania! RENATO Ma bravo, e ti par dunque convenienza questa Che mentre il Conte dorme, tu scivoli alla festa? OSCAR Il Conte è qui – RENATO Che! – dove? OSCAR L’ho detto. RENATO Ebben! – qual’è? OSCAR Non vel dirò! RENATO Gran cosa! OSCAR Cercatelo da voi. RENATO Orsù! OSCAR È per fargli il tiro che regalaste a me? RENATO Via, calmati: almen dirmi del suo costume puoi? OSCAR Saper vorreste Di che si veste, Quando l’è cosa Ch’ei vuol nascosa. Oscar lo sa, Ma nol dirà, Tra, là, là, là! Pieno d’amor Mi balza il cor, Ma pur discreto Serba il segreto. Nol rapirà Grado o beltà, Tra là, là là Là, là, là! (Gruppi di maschere e coppie danzanti separano Oscar da Renato.) CORO Fervono amori e danze, ecc. RENATO (raggiungendolo di nuovo) So che tu sai distinguere gli amici suoi. OSCAR V’alletta interrogarlo, E forse celiar con esso un po’? RENATO Appunto. OSCAR E comprometter di poi chi ve l’ha detto? RENATO M’offendi. È confidenza che quanto importi io so. OSCAR Vi preme assai? RENATO Degg’io di gravi cose ad esso, Pria che la notte inoltri, qui favellar; su te Farò cader la colpa, se non mi fia concesso. OSCAR Dunque! RENATO Fai grazia a lui, se parli, e non a me. OSCAR (più dappresso e rapidamente) Veste una cappa nera, con roseo nastro in petto. RENATO Una parola ancora. OSCAR (dileguandosi nella folla) Più che abbastanza ho detto. CORO Fervono amori, ecc. (Danzatori e danzatrici s’intrecciano al proscenio; Renato scorge lontano taluno de’ suoi e scompare di là. Poco dopo, al volger delle coppie nel fondo, Riccardo in domino nero con nastro rosa, s’affaccia pensieroso, e dietro a lui Amelia in domino bianco.) AMELIA (sottovoce in modo da non essere riconosciuta) Ah! perché qui! fuggite – RICCARDO Sei quella dello scritto? AMELIA La morte qui v’accerchia – RICCARDO Non penetra nel mio petto il terror. AMELIA Fuggite, fuggite, o che trafitto Cadrete qui! RICCARDO Rivelami il nome tuo. AMELIA Gran Dio! Nol posso. RICCARDO E perché piangi – mi supplichi atterrita? Onde cotanta senti pietà della mia vita? AMELIA Tutto, per essa tutto il sangue mio darei! RICCARDO Invan ti celi, Amelia: quell’angelo tu sei! AMELIA (con disperazione) T’amo, sì, t’amo, e in lagrime A’ piedi tuoi m’atterro, Ove t’anela incognito Della vendetta il ferro. Cadavere domani Sarai se qui rimani: Salvati, va, mi lascia, Fuggi dall’odio lor. RICCARDO Sin che tu m’ami, Amelia, Non curo il fato mio! AMELIA Fuggi! RICCARDO Non ho che te nell’anima, E l’universo oblio. AMELIA Salvati! RICCARDO Né so temer la morte – AMELIA Va! RICCARDO Perché di lei più forte – AMELIA Ah! salvati! RICCARDO È l’aura che m’inebria Del tuo divino amor. Perché di lei più forte È l’aura che m’inebria Del tuo superno amor. AMELIA Cadavere domani Sarai, se tu rimani. Salvati, mi lascia, fuggi, Fuggi dall’odio lor! Dunque vedermi vuoi D’affanno morta e di vergogna? RICCARDO Salva ti vo’ – Domani con Renato andrai – AMELIA Dove? RICCARDO Al natio tuo cielo. AMELIA In Inghilterra! RICCARDO Mi schianto il cor – ma partirai – ma – addio. AMELIA Riccardo! RICCARDO Mi schianto il cor – ti lascio, Amelia! AMELIA Riccardo! RICCARDO Anco una volta addio! AMELIA Ohimè! RICCARDO L’ultima volta! Addio! AMELIA Addio! RENATO (Lanciatosi inosservato tra loro, trafigge Riccardo.) E tu ricevi il mio! RICCARDO Ahimè! AMELIA Soccorso! OSCAR (accorrendo a lui) Oh ciel! Ei trucidato! (Entrano da tutte le parti dame, ufficiali e guardie.) DEGLI INVITATI Da chi? ALTRI Ov’è l’infame? OSCAR (accennando Renato) Eccol! (Tutti lo circondano e gli strappano la maschera.) TUTTI Renato! Ah! Morte, infamia Sul traditor! L’acciaro lo laceri, L’acciaro vendicator! Morte, morte al traditor! Morte, infamia sul traditor! RICCARDO No, no – lasciatelo. (a Renato) Tu m’odi ancor. Ella è pura: in braccio a morte Te lo giuro, Iddio m’ascolta: Io che amai la tua consorte Rispettato ho il suo candor. (Gli dà il foglio.) A novello incarco asceso Tu con lei partir dovevi – Io l’amai, ma volli illeso Il tuo nome ed il suo cor! AMELIA O rimorsi dell’amor Che divorano il mio cor; Fra un colpevole che sanguina E la vittima che muor! OSCAR O dolor senza misura! O terribile sventura! La sua fronte è tutta rorida Già dell’ultimo sudor! RENATO Ciel! che feci! e che m’aspetta Esecrato sulla terra! Di qual sangue e qual vendetta M’assetò l’infausto error! RICCARDO Grazia a ognun: signor qui sono: Tutti assolve il mio perdon. TUTTI salvo RICCARDO Cor sì grande e generoso Tu ci serba, o Dio pietoso! Raggio in terra a noi miserrimi E del tuo celeste amor! Ei muore – RICCARDO Addio per sempre, miei figli. Addio – diletta America – TUTTI Ei muore! RICCARDO Addio, miei figli, per sempre – ah – Ahimè, io moro! miei figli, per sempre – Addio! TUTTI Notte d’orror; notte d’orror! FINE |
libretto by Antonio Somma |