Floria Tosca, celebre cantante (soprano) Mario Cavaradossi, pittore (tenore) Il Barone Scarpia, capo della polizia (baritono) Cesare Angelotti (basso) Il Sagrestano (basso) Spoletta, agente di polizia (tenore) Sciarrone, Gendarme (basso) Un carceriere (basso) Un pastore (voce bianca) La Chiesa di Sant'Andrea della Valle (A destra la Cappella Attavanti. A sinistra un impalcato; su di esso un gran quadro coperto da tela. Attrezzi vari da pittore. Un paniere. Entra Angelotti vestito da prigioniero, lacero, sfatto, tremante dalla paura, quasi correndo. Dà una rapida occhiata intorno.) ANGELOTTI Ah! Finalmente! Nel terror mio stolto vedea ceffi di birro in ogni volto. (Torna a guardare attentamente intorno a sé con più calma a riconoscere il luogo. Dà un sospiro di sollievo vedendo la colonna con la pila dell'acqua santa e la Madonna.) La pila...la colonna... "A piè della Madonna" mi scrisse mia sorella... (Vi si avvicina, cerca ai piedi della Madonna e ne ritira, con un soffocato grido di gioia, una chiave.) Ecco la chiave, ed ecco la cappella! (Con grande precauzione introduce la chiave nella serratura della Cappella Attavanti, apre la cancellata, penetra nella cappella, richiude e scompare. Il sagrestano entra dal fondo tenendo fra le mani un mazzo di pennelli, e parlando ad alta voce come se rivolgesse la parola a qualcuno.) SAGRESTANO E sempre lava! Ogni pennello è sozzo peggio d'un collarin d'uno scagnozzo. Signor pittore...Tò! (Guarda verso l'impalcato dove sta il quadro e, vedendolo deserto, esclama sorpreso:) Nessuno. Avrei giurato che fosse ritornato il cavalier Cavaradossi. (Depone i pennelli, sale sull'impalcato, guarda dentro il paniere e dice:) No, sbaglio, il paniere è intatto. (Suona l'Angelus. Il sagrestano si inginocchia e prega sommesso:) Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto. Ecce ancilla Domini; fiat mihi secundum Verbum tuum et Verbum caro factum est et habitavit in nobis... (Cavaradossi entra dalla porta laterale e vede il sagrestano in ginocchio.) CAVARADOSSI Che fai? SAGRESTANO (alzandosi) Recito L'Angelus. (Cavaradossi sale sull'impalcato e scopre il quadro. È una Maria Maddalena a grandi occhi azzurri con una gran pioggia di capelli dorati. Il pittore vi sta dinanzi muto, osservando attentamente. Il sagrestano, volgendosi verso Cavaradossi per dirigergli la parola, vede il quadro scoperto e dà un grido di meraviglia.) Sante ampolle! Il suo ritratto! CAVARADOSSI Di chi? SAGRESTANO Di quell'ignota che i dì passati a pregar qui venia. Tutta devota... e pia. (Accenna verso la Madonna dalla quale Angelotti trasse la chiave.) CAVARADOSSI È vero. E tanto ell'era infervorata nella sua preghiera ch'io ne pinsi, non visto, il bel sembiante. SAGRESTANO (fra sé) Fuori, Satana, fuori! CAVARADOSSI Dammi i colori. (Il sagrestano eseguisce. Cavaradossi dipinge con rapidità e si sofferma spesso a riguardare; il sagrestano va e viene, portando una catinella entro la quale continua a lavare i pennelli. A un tratto Cavaradossi si ristà di dipingere; leva di tasca un medaglione contenente una miniatura e gli occhi suoi vanno dal medaglione al quadro.) Recondita armonia di bellezze diverse! È bruna Floria, l'ardente amante mia... SAGRESTANO (fra sé) Scherza coi fanti e lascia stare i santi... CAVARADOSSI E te, beltade ignota... cinta di chiome bionde, tu azzurro hai l'occhio, Tosca ha l'occhio nero! SAGRESTANO (fra sé) Scherza coi fanti e lascia stare i santi... CAVARADOSSI L'arte nel suo mistero le diverse bellezze insiem confonde; ma nel ritrar costei il mio solo pensiero, Tosca, sei tu! SAGRESTANO (fra sé, in disparte) Queste diverse gonne che fanno concorrenza alle Madonne mandan tanfo d'inferno. Scherza coi fanti e lascia stare i santi... Ma con quei cani di volterriani, nemici del santissimo governo, non c'è da metter voce! Scherza coi fanti e lascia stare i santi... Già, sono impenitenti tutti quanti! Facciam piuttosto il segno della croce. (a Cavaradossi) Eccellenza, vado? CAVARADOSSI Fa il tuo piacere! (Continua a dipingere.) SAGRESTANO Pieno è il paniere... Fa penitenza? CAVARADOSSI Fame non ho. SAGRESTANO (con ironia, stropicciandosi le mani) Oh! Mi rincresce! (Non può trattenere un gesto di gioia e uno sguardo di avidità verso il cesto che prende, ponendolo un po' in disparte.) Badi, quand'esce chiuda. CAVARADOSSI Va! SAGRESTANO Vo. (S'allontana per il fondo. Cavaradossi, volgendo le spalle alla cappella, lavora. Angelotti, credendo deserta la chiesa, appare dietro la cancellata e introduce la chiave per aprire.) CAVARADOSSI (al cigolio della serratura si volta) Gente là dentro! (Al movimento fatto da Cavaradossi, Angelotti, atterrito, si arresta come per rifugiarsi ancora nella cappella, ma, alzati gli occhi, un grido di gioia, che egli soffoca tosto, timoroso, erompe dal suo petto. Egli ha riconosciuto il pittore, e gli stende la braccia come ad un aiuto inaspettato.) ANGELOTTI Voi! Cavaradossi! Vi manda Iddio! Non mi ravvisate? Il carcere mi ha dunque assai mutato. CAVARADOSSI (guarda fiso il volto di Angelotti, e, finalmente, lo ravvisa. Depone rapido tavolozza e pennelli. Scende dall'impalcato verso Angelotti guardandosi cauto intorno.) Angelotti! Il Console della spenta repubblica romana! (Corre a chiudere la porta a destra.) ANGELOTTI Fuggii pur ora da Castel Sant'Angelo. CAVARADOSSI Disponete di me. TOSCA (fuori) Mario! (Alla voce di Tosca, Cavaradossi fa un cenno ad Angelotti di tacere.) CAVARADOSSI Celatevi! È una donna gelosa. Un breve istante e la rimando. TOSCA Mario! CAVARADOSSI (verso la porta da dove viene la voce) Eccomi! ANGELOTTI (colto da un accesso di debolezza, si appoggia all'impalcato) Sono stremo di forze; più non reggo. CAVARADOSSI (sale sull'impalcato, ne discende col paniere e, incoraggiando Angelotti, lo spinge verso la cappella) In questo panier v'è cibo e vino. ANGELOTTI Grazie! CAVARADOSSI Presto! (Angelotti entra nella cappella.) TOSCA (sempre fuori, chiamando stizzita) Mario! Mario! Mario! CAVARADOSSI (apre il cancello) Son qui. TOSCA (entra con una specie di violenza, allontana bruscamente Cavaradossi che vuole abbracciarla, e guarda sospettosa intorno a sé) Perché chiuso? CAVARADOSSI Lo vuole il sagrestano. TOSCA A chi parlavi? CAVARADOSSI A te! TOSCA Altre parole bisbigliavi. Ov'è?... CAVARADOSSI Chi? TOSCA Colei!... Quella donna! Ho udito i lesti passi e un fruscio di vesti... CAVARADOSSI Sogni! TOSCA Lo neghi? CAVARADOSSI (fa per baciarla) Lo nego e t'amo! TOSCA (con dolce rimprovero) Oh! Innanzi la Madonna. No, Mario mio! Lascia pria che la preghi, che l'infiori. (Si avvicina alla Madonna, dispone con arte intorno a essa i fiori che ha portato con sé, s'inginocchia e prega con molta devozione; poi s'alza e dice a Cavaradossi che si è avviato per riprendere il lavoro:) Ora stammi a sentir; stasera canto, ma è spettacolo breve. Tu m'aspetti sull'uscio della scena e alla tua villa andiam soli, soletti. CAVARADOSSI (che fu sempre soprappensiero) Stasera? TOSCA È luna piena e il notturno effluvio floreal inebria il cor. Non sei contento? CAVARADOSSI (ancora un po' distratto e pensieroso) Tanto! TOSCA (colpita da quell'accento) Tornalo a dir! CAVARADOSSI Tanto! TOSCA Lo dici male. Lo dici male. (Va a sedere sulla gradinata presso Cavaradossi.) Non la sospiri, la nostra casetta che tutta ascosa nel verde ci aspetta? Nido a noi sacro, ignoto al mondo inter, pien d'amore e di mister? Al tuo fianco sentire per le silenziose stellate ombre, salir le voci delle cose! Dai boschi e dai roveti, dall'arse erbe, dall'imo dei franti sepolcreti odorosi di timo, la notte escon bisbigli di minuscoli amori e perfidi consigli che ammolliscono i cuori. Fiorite, o campi immensi, palpitate, aure marine, nel lunare albor. Ah... piovete voluttà, volte stellate! Arde in Tosca un folle amor! CAVARADOSSI Ah! M'avvinci nei tuoi lacci, mia sirena... TOSCA Arde a Tosca nel sangue il folle amor! CAVARADOSSI Mia sirena, verrò! TOSCA O mio amore! CAVARADOSSI (guarda verso la parte d'onde uscì Angelotti) Or lasciami al lavoro. TOSCA Mi discacci? CAVARADOSSI Urge l'opra, lo sai. TOSCA Vado! Vado! (Alza gli occhi e vede il quadro.) Chi è quella donna bionda lassù? CAVARADOSSI La Maddalena. Ti piace? TOSCA È troppo bella! CAVARADOSSI (ridendo) Prezioso elogio! TOSCA (sospettosa) Ridi? Quegli occhi cilestrini già li vidi... CAVARADOSSI (con indifferenza) Ce n'è tanti pel mondo! TOSCA (cercando ricordare) Aspetta... aspetta... È l'Attavanti! CAVARADOSSI Brava! TOSCA (cieca di gelosia) La vedi? T'ama! Tu l'ami? Tu l'ami? CAVARADOSSI Fu puro caso... TOSCA Quei passi e quel bisbiglio... Ah... Qui stava pur ora! CAVARADOSSI Vien via! TOSCA Ah, la civetta! A me, a me! CAVARADOSSI (serio) La vidi ieri, ma fu puro caso... A pregar qui venne... Non visto la ritrassi. TOSCA Giura! CAVARADOSSI Giuro! TOSCA (sempre con gli occhi rivolti al quadro) Come mi guarda fiso! CAVARADOSSI Vien via! TOSCA Di me beffarda, ride. CAVARADOSSI Follia! (La tiene presso di sé, fissandola.) TOSCA (insistente) Ah, quegli occhi... CAVARADOSSI Quale occhio al mondo può star di paro all'ardente occhio tuo nero? È qui che l'esser mio s'affisa intero, occhio all'amor soave, all'ira fiero... Qual altro al mondo può star di paro all'occhio tuo nero? TOSCA (rapita, appoggiando la testa alla spalla di Cavaradossi) Oh, come la sai bene l'arte di farti amare! (sempre insistendo nella sua idea) Ma, falle gli occhi neri! CAVARADOSSI Mia gelosa! TOSCA SI, lo sento, ti tormento senza posa. CAVARADOSSI Mia gelosa! TOSCA Certa sono del perdono se tu guardi al mio dolor! CAVARADOSSI Mia Tosca idolatrata, ogni cosa in te mi piace - l'ira audace e lo spasimo d'amor! TOSCA Certa sono del perdono se tu guardi al mio dolor! Dilla ancora, la parola che consola... dilla ancora! CAVARADOSSI Mia vita, amante inquieta, dirò sempre, "Floria, t'amo!" Ah! l'alma acquieta, sempre "t'amo!" ti dirò! TOSCA (sciogliendosi, paurosa d'esser vinta) Dio! Quante peccata! M'hai tutta spettinata. CAVARADOSSI Or va, lasciami! TOSCA Tu fino a stasera stai fermo al lavoro. E mi prometti: sia caso o fortuna, sia treccia bionda o bruna, a pregar non verrà donna nessuna? CAVARADOSSI Lo giuro, amore! Va! TOSCA Quanto m'affretti! CAVARADOSSI (con dolce rimprovero, vedendo rispuntare la gelosia) Ancora? TOSCA (cadendo nelle sue braccia e porgendogli la guancia) No, perdona! CAVARADOSSI (sorridendo) Davanti alla Madonna? TOSCA È tanto buona!... Ma falle gli occhi neri! (Un bacio, e Tosca esce correndo. Appena uscita Tosca, Cavaradossi sta ascoltandone i passi allontanarsi, poi con precauzione socchiude l'uscio e guarda fuori. Visto tutto tranquillo, corre alla cappella. Angelotti appare subito dietro alla cancellata.) CAVARADOSSI (aprendo la cancellata ad Angelotti, che naturalmente ha dovuto sentire il dialogo precedente) È buona la mia Tosca, ma, credente al confessor, nulla tiene celato, ond'io mi tacqui. È cosa più prudente. ANGELOTTI Siam soli? CAVARADOSSI SI. Qual è il vostro disegno? ANGELOTTI A norma degli eventi, uscir di Stato o star celato in Roma. Mia sorella... CAVARADOSSI L'Attavanti? ANGELOTTI Si; ascose un muliebre abbigliamento là sotto l'altare, vesti, velo, ventaglio. Appena imbruni indosserò quei panni... CAVARADOSSI Or comprendo! Quel fare circospetto e il pregante fervore in giovin donna e bella m'avean messo in sospetto di qualche occulto amor! Or comprendo! Era amor di sorella! ANGELOTTI Tutto ella ha osato onde sottrarmi a Scarpia scellerato! CAVARADOSSI Scarpia? Bigotto satiro che affina colle devote pratiche la foia liber tina e strumento al lascivo talento fa il confessore e il boia! La vita mi costasse, vi salverò! Ma indugiar fino a notte è mal sicuro. Temo del sole! CAVARADOSSI La cappella mette a un orto mal chiuso, poi c'è un canneto che va lungi pei campi a una mia villa. ANGELOTTI M'è nota. CAVARADOSSI Ecco la chiave; innanzi sera io vi raggiungo; portate con voi le vesti femminili. ANGELOTTI (raccoglie in fascio le vestimenta sotto l'altare) Ch'io le indossi? CAVARADOSSI Per or non monta, il sentier è deserto. ANGELOTTI (per uscire) Addio! CAVARADOSSI (accorrendo verso Angelotti) Se urgesse il periglio, correte al pozzo del giardin. L'acqua è nel fondo, ma a mezzo della canna, un picciol varco guida ad un antro oscuro, rifugio impenetrabile e sicuro! (Un colpo di cannone; i due si guardano agitatissimi.) Il cannon del castello! CAVARADOSSI Fu scoperta la fuga! Or Scarpia i suoi sbirri sguinzaglia! ANGELOTTI Addio! CAVARADOSSI (con subita risoluzione) Con voi verrò. Staremo all'erta! ANGELOTTI Odo qualcun! CAVARADOSSI Se ci assalgon, battaglia! (Escono rapidamente dalla cappella. Entra il sagrestano correndo, tutto scalmanato, gridando:) SAGRESTANO Sommo giubilo, Eccellenza! (Guarda verso l'impalcato e rimane sorpreso di non trovarvi neppure questa volta il pittore.) Non c'è più! Ne son dolente! Chi contrista un miscredente si guadagna un'indulgenza! (Accorrono da ogni parte chierici, allievi e cantori della cappella. Tutti costor entrano tumultuosamente.) Tutta qui la cantoria! Presto! (Altri allievi entrano in ritardo e alla fine si radunano tutti.) ALLIEVI (colla massima confusione) Dove? SAGRESTANO (spinge alcuni chierici) In sagrestia. ALCUNI ALLIEVI Ma che avvenne? SAGRESTANO Nol sapete? Bonaparte...scellerato... Bonaparte... ALTRI Ebben? Che fu? SAGRESTANO Fu spennato, sfracellato e piombato a Belzebù! CORO Chi lo dice? È sogno! È fola! SAGRESTANO È veridica parola; or ne giunse la notizia! CORO Si festeggi la vittoria! SAGRESTANO E questa sera gran fiaccolata, veglia di gala a Palazzo Farnese, ed un'apposita nuova cantata con Floria Tosca! E nelle chiese inni al Signor! Or via a vestirvi, non più clamor! Via, via in sagrestia! CORO (ridendo et gridando) Doppio soldo...Te Deum! Gloria! Viva il Re! Si festeggi la vittoria! ecc. (Le loro grida sono al colmo, allorché una voce ironica tronca bruscamente quella gazzarra volgare di canti e risa. È Scarpia; dietro al lui entrano Spoletta e alcuni sbirri.) SCARPIA Un tal baccano in chiesa! Bel rispetto! SAGRESTANO (balbettando impaurito) Eccellenza, il gran giubilo... SCARPIA Apprestate per il Te Deum. (Tutti s'allontanano mogi; anche il sagrestano fa per cavarsela, ma Scarpia bruscamente lo trattiene.) Tu resta. SAGRESTANO (impaurito) Non mi muovo! SCARPIA (a Spoletta) E tu va, fruga ogni angolo, raccogli ogni traccia. SPOLETTA Sta bene! SCARPIA (ad altri sbirri) Occhio alle porte, senza dar sospetti! (al sagrestano) Ora a te... Pesa le tue risposte. Un prigionier di Stato fuggi pur ora da Castel Sant'Angelo... S'è rifugiato qui. SAGRESTANO Misericordia! SCARPIA Forse c'è ancora. Dov'è la cappella degli Attavanti? SAGRESTANO Eccola. (Va al cancello e lo vede socchiuso.) Aperta! Arcangeli! E un'altra chiave! SCARPIA Buon indizio. Entriamo. (Entrano nella cappella, poi ritornano; Scarpia, assai contrariato, ha fra le mani un ventaglio chiuso che agita nervosamente.) Fu grave sbaglio quel colpo di cannone! Il mariuolo spiccato ha il volo, ma lasciò una preda preziosa, un ventaglio. Qual complice il misfatto preparò? (Resta pensieroso, poi guarda attentamente il ventaglio; ad un tratto egli vi accorge uno stemma.) La Marchesa Attavanti! Il suo stemma... (Guarda intorno, scrutando ogni angolo della chiesa; i suoi occhi si arrestano sull'impalcato, sugli arnesi di pittore, sul quadro... e il noto viso dell'Attavanti gli appare riprodotto nel volto della santa.) Il suo ritratto! (al sagrestano) Chi fe' quelle pitture? SAGRESTANO Il cavalier Cavaradossi. SCARPIA Lui! (Uno degli sbirri che seguì Scarpia, torna dalla cappella portando il paniere che Cavaradossi diede ad Angelotti.) SAGRESTANO Numi! Il paniere! SCARPIA (seguitando le sue riflessioni) Lui! L'amante di Tosca! Un uom sospetto! Un volterrian! SAGRESTANO (che andò a guardare il paniere) Vuoto! Vuoto! SCARPIA Che hai detto? (Vede lo sbirro col paniere.) Che fu? SAGRESTANO (prendendo il paniere) Si ritrovò nella cappella questo panier. SCARPIA Tu lo conosci? SAGRESTANO Certo! (esitante e pauroso) È il cesto del pittor...ma...nondimeno... SCARPIA Sputa quello che sai. SAGRESTANO Io lo lasciai ripieno di cibo prelibato... Il pranzo del pittor! SCARPIA (attento, inquirente per scoprir terreno) Avrà pranzato! SAGRESTANO Nella cappella? Non ne avea la chiave, né contava pranzar, disse egli stesso. Ond'io l'avea già messo al riparo. Libera me Domine! (Mostra dove avea riposto il paniere e ve lo lascia.) SCARPIA (fra sé) Or tutto è chiaro... La provvista del sacrista d'Angelotti fu la preda! (scorgendo Tosca che entra frettolosa) Tosca? Che non mi veda. (Ripara dietro la colonna dov'è la pila dell'acqua benedetta.) Per ridurre un geloso allo sbaraglio Jago ebbe un fazzoletto, ed io un ventaglio! TOSCA (corre al palco sicura di trovare Cavaradossi e rimane sorpresa di non vederlo) Mario! Mario! SAGRESTANO (che si trova ai piedi dell'impalco) Il pittor Cavaradossi? Chi sa dove sia? Svanì, sgattaiolò per sua stregoneria. (Se la svigna.) TOSCA Ingannata? No, no... Tradirmi egli non può! Tradirmi egli non può! SCARPIA (ha girato la colonna e si presenta a Tosca, sorpresa del suo subito apparire. Intinge le dita nella pila e le offre l'acqua benedetta; fuori suonano le campane che invitano alla chiesa) Tosca divina, la mano mia la vostra aspetta, piccola manina, non per galanteria ma per offrirvi l'acqua benedetta. TOSCA (tocca le dita di Scarpia e si fa il segno della croce) Grazie, Signor! (Poco a poco entrano in chiesa, e vanno nella navata principale, popolani, borghesi, ciociare, trasteverine, soldati, pecorari, ciociari, mendicanti, ecc.; poi un Cardinale, col Capitolo, si reca all'altare maggiore; la folla, rivolta verso l'altare maggiore, si accalca nella navata principale.) SCARPIA Un nobile esempio è il vostro; al cielo piena di santo zelo attingete dell'arte il magistero che la fede ravviva! TOSCA (distratta e pensosa) Bontà vostra. SCARPIA Le pie donne son rare... Voi calcate la scena... (con intenzione) e in chiesa ci venite per pregar. TOSCA (sorpresa) Che intendete? SCARPIA E non fate come certe sfrontate (Indica il ritratto.) che han di Maddalena viso e costumi... e vi trescan d'amore! TOSCA (scatta pronta) Che? D'amore? Le prove! Le prove! SCARPIA (mostra il ventaglio) È arnese di pittore questo? TOSCA (lo afferra) Un ventaglio! Dove stava? SCARPIA Là su quel palco. Qualcun venne certo a sturbar gli amanti ed essa nel fuggir perde le penne! TOSCA (esaminando il ventaglio) La corona! Lo stemma! È l'Attavanti! Presago sospetto! SCARPIA (fra sé) Ho sortito l'effetto! TOSCA (trattenendo a stento le lagrime, dimentica del luogo e di Scarpia) Ed io venivo a lui tutta dogliosa per dirgli: invan stasera, il ciel s'infosca, l'innamorata Tosca è prigioniera... SCARPIA (fra sé) Già il veleno l'ha rosa! TOSCA ...dei regali tripudi, prigioniera! SCARPIA (fra sé) Già il veleno l'ha rosa! (mellifluo a Tosca) O che v'offende, dolce Signora? Una ribelle lagrima scende sovra le belle guancie e le irrora; dolce Signora, che m'ai v'accora? TOSCA Nulla! SCARPIA (insinuante) Darei la vita per asciugar quel pianto. TOSCA (non ascoltandolo) Io qui mi struggo e intanto d'altra in braccio le mie smanie deride! SCARPIA (fra sé) Morde il veleno! TOSCA (sempre più crucciosa) Dove son? Potessi coglierli, i traditori. Oh qual sospetto! Ai doppi amori è la villa ricetto! Traditor! Traditor! (con immenso dolore) Oh mio bel nido insozzato di fango! (con pronta risoluzione) Vi piomberò inattesa. (Rivolta al quadro, minacciosa.) Tu non l'avrai stasera. Giuro! SCARPIA (scandalizzato, quasi rimproverandola) In chiesa! TOSCA Dio mio perdona. Egli vede ch'io piango! (Parte in grande agitazione; Scarpia l'accompagna, fingendo di rassicurarla. Appena uscita Tosca, Scarpia ritorna presso la colonna e fa un cenno.) SCARPIA (a Spoletta che sbuca di dietro la colonna) Tre sbirri, una carrozza...Presto, seguila dovunque vada, non visto. Provvedi! SPOLETTA Sta bene. Il convegno? SCARPIA Palazzo Farnese! (Spoletta parte rapidamente con tre sbirri.) Va, Tosca! Nel tuo cor s'annida Scarpia!... Va, Tosca! È Scarpia che scioglie a volo il falco della tua gelosia. Quanta promessa nel tuo pronto sospetto! Nel tuo cor s'annida Scarpia!... Va, Tosca! (Scarpia s'inchina e prega al passaggio del Cardinale.) CORO Adjutorum nostrum in nomine Domini qui fecit coelum et terram. Sit nomen Domini benedictum et hoc nunc et usque in saeculum. SCARPIA A doppia mira tendo il voler, né il capo del ribelle è la più preziosa... Ah, di quegli occhi vittoriosi veder la fiamma illanguidir con spasimo d'amor fra le mie braccia illanguidir d'amor... l'uno al capestro, l'altra fra le mie braccia... CORO Te Deum laudamus: Te Dominum confitemur! (Il canto sacro dal fondo della chiesa scuote Scarpia, come svegliandolo da un sogno. Si rimette, fa il segno della croce guardandosi intorno, e dice:) SCARPIA Tosca, mi fai dimenticare Iddio!... (S'inginocchia e prega devotamente.) CORO, SCARPIA Te aeternum Patrem omnis terra veneratur! La camera di Scarpia al piano superiore del Palazzo Farnese (Tavola imbandita. Un'ampia finestra verso il cortile del palazzo. È notte. Scarpia è seduto alla tavola e vi cena. Interrompe a tratti la cena per riflettere. Guarda l'orologio; è smanioso e pensieroso.) SCARPIA Tosca è un buon falco! Certo a quest'ora i miei segugi le due prede azzannano! Doman sul palco vedrà l'aurora Angelotti e il bel Mario al laccio pendere. (Suona un campanello. Entra Sciarrone.) Tosca è a palazzo? SCIARRONE Un ciambellan ne uscia pur ora in traccia. SCARPIA (accenna la finestra) Apri. Tarda è la notte. (Dal piano inferiore ove la Regina di Napoli, Maria Carolina dà una grande festa in onore di Melas, si ode il suonare d'un orchestra.) Alla cantata ancor manca la Diva. E strimpellan gavotte. (a Sciarrone) Tu attenderai la Tosca in sull'entrata. Le dirai ch'io l'aspetto finita la cantata... O meglio... (Si alza e va a scrivere un biglietto.) Le darai questo biglietto. (Sciarrone esce. Scarpia siede ancora a tavola.) Ella verrà per amor del suo Mario! Per amor del suo Mario al piacer mio s'arrenderà. Tal dei profondi amori è la profonda miseria. Ha più for te sapore la conquista violenta che il mellifluo consenso. Io di sospiri e di lattiginose albe lunari poco mi appago. Non so trarre accordi di chitarra, né oròscopo di fior né far l'occhio di pesce, o tubar come tortora! Bramo. La cosa bramata perseguo, me ne sazio e via la getto. Volto a nuova esca. Dio creò diverse beltà, vini diversi. Io vo' gustar quanto più posso dell'opra divina! (Beve. Sciarrone entra.) SCIARRONE Spoletta è giunto. SCARPIA Entri. In buon punto. (Spoletta entra. Scarpia lo interroga senza alzare gli occhi dalla sua cena.) O galantuomo, come andò la caccia? SPOLETTA (a parte) Sant'Ignazio m'aiuta! (a Scarpia) Della signora seguimmo la traccia. Giunti a un'erma villetta tra le fratte perduta, ella v'entrò. Ne usci sola ben presto. Allor scavalco lesto il muro del giardin coi miei cagnotti e piombo in casa... SCARPIA Quel bravo Spoletta! SPOLETTA Fiuto! razzolo! frugo! SCARPIA (si avvede dell'indecisione di Spoletta e si leva ritto, pallido d'ira, le ciglia corrugate) Ahi! l'Angelotti? SPOLETTA Non s'è trovato. SCARPIA (furente) Ah cane! Ah traditore! Ceffo di basilisco, alle forche! SPOLETTA Gesù! (cercando scongiurare la collera di Scarpia) C'era il pittore... SCARPIA Cavaradossi? SPOLETTA (accenna di sì, ed aggiunge pronto:) Ei sa dove l'altro s'asconde. Ogni suo gesto, ogni accento, tradìa tal beffarda ironia, ch'io lo trassi in arresto! SCARPIA (con sospiro di soddisfazione) Meno male! SPOLETTA (accenna all'anticamera) Egli è là. (Scarpia passeggia, meditando; a un tratto si arresta; dall'aperta finestra odesi la cantata eseguita dai cori nella sala della Regina.) SCARPIA (a Spoletta) Introducete il Cavaliere. (Spoletta esce. A Sciarrone) A me Roberti e Il Giudice del Fisco. (Sciarrone esce. Scarpia siede di nuovo. Spoletta e quattro sbirri introducono Mario Cavaradossi; poi Roberti, esecutore di giustizia, il Giudice del Fisco con uno scrivano e Sciarrone entrano.) CAVARADOSSI (alteramente) Tal violenza! SCARPIA (con studiata cortesia) Cavalier, vi piaccia accomodarvi. CAVARADOSSI Vo' saper... SCARPIA (accennando una sedia al lato opposto della tavola) Sedete. CAVARADOSSI (rifiutando) Aspetto. SCARPIA E sia. V'è noto che un prigione... (Odesi la voce di Tosca che prende parte alla cantata.) CAVARADOSSI La sua voce! SCARPIA (che si era interrotto all'udire la voce di Tosca) V'è noto che un prigione oggi è fuggito da Castel Sant'Angelo? CAVARADOSSI Ignoro. SCARPIA Eppur, si pretende che voi l'abbiate accolto in Sant'Andrea, provvisto di cibo e di vesti... CAVARADOSSI (risoluto) Menzogna! SCARPIA (continuando a mantenersi calmo) ... e guidato ad un vostro podere suburbano. CAVARADOSSI Nego. Le prove? SCARPIA (mellifluo) Un suddito fedele... CAVARADOSSI Al fatto. Chi m'accusa? I vostri sbirri invan frugar la villa. SCARPIA Segno che è ben celato. CAVARADOSSI Sospetti di spia! SPOLETTA (offeso) Alle nostre ricerche egli rideva... CAVARADOSSI E rido ancor. E rido ancor! SCARPIA (con accento severo) Questo è luogo di lagrime! Badate! Or basta! Rispondete! (Si alza e chiude stizzito la finestra per non essere disturbato dai canti che hanno luogo al piano sottostante; poi si volge imperioso a Cavaradossi:) Ov'è Angelotti? CAVARADOSSI Non lo so. SCARPIA Negate avergli dato cibo? CAVARADOSSI Nego! SCARPIA E vesti? CAVARADOSSI Nego! SCARPIA Ed asilo nella villa? E che là sia nascosto? CAVARADOSSI (con forza) Nego! Nego! SCARPIA (astutamente, ritornando calmo) Via, Cavaliere, riflettete: saggia non è cotesta ostinatezza vostra. Angoscia grande, pronta confessione eviterà! Io vi consiglio, dite: Dov'è dunque Angelotti? CAVARADOSSI Non lo so. SCARPIA Ancor l'ultima volta. Dov'è? CAVARADOSSI Nol so! SPOLETTA (fra sé) O bei tratti di corda! (Tosca entra affannosa.) SCARPIA (fra sé) Eccola! TOSCA (vede Cavaradossi e corre ad abbracciarlo) Mario, tu qui? CAVARADOSSI (sommessamente) Di quanto là vedesti, taci, o m'uccidi! (Tosca accenna che ha capito.) SCARPIA (con solennità) Mario Cavaradossi, qual testimone il Giudice vi aspetta. (a Roberti) Pria le forme ordinarie. Indi... ai miei cenni. (Sciarrone apre l'uscio che dà alla camera della tortura. Il Giudice vi entra e gli altri lo seguono. Spoletta si ritira presso alla porta in fondo alla sala. Tosca e Scarpia rimangono soli.) SCARPIA Ed or fra noi parliam da buoni amici. Via quell'aria sgomentata. TOSCA (con calma studiata) Sgomento alcun non ho. SCARPIA La storia del ventaglio? (Passa dietro al canapè sul quale si è seduta Tosca e vi si appoggia, parlando sempre con galanteria.) TOSCA (con simulata indifferenza) Fu sciocca gelosia. SCARPIA L'Attavanti non era dunque alla villa? TOSCA No, egli era solo. SCARPIA Solo? Ne siete ben sicura? TOSCA Nulla sfugge ai gelosi. Solo! Solo! SCARPIA (prende una sedia, la porta di fronte a Tosca, vi si siede e la guarda fissamente) Davver? TOSCA (irritata) Solo, sì! SCARPIA Quanto fuoco! Par che abbiate paura di tradirvi. (a Sciarrone) Sciarrone, che dice il Cavalier? SCIARRONE (apparendo) Nega. SCARPIA (a voce più alta verso l'uscio aperto) Insistiamo. (Sciarrone riparte e chiude l'uscio.) TOSCA (ridendo) Oh, è inutil! SCARPIA (serio, passeggiando) Lo vedremo, signora. TOSCA Dunque per compiacervi si dovrebbe mentir? SCARPIA No, ma il vero potrebbe abbreviargli un ora assai penosa... TOSCA (sorpresa) Un'ora penosa? Che vuol dir? Che avviene in quella stanza? SCARPIA È forza che si adempia la legge. TOSCA Oh, Dio! Che avvien, che avvien, che avvien?... SCARPIA Legato mani e piè il vostro amante ha un cerchio uncinato alle tempia che ad ogni niego ne sprizza sangue senza mercé! TOSCA (balza in piedi) Non è ver, non è ver! Sogghigno di demone! (Sente un gemito prolungato di Cavaradossi.) Un gemito? Pietà...pietà!... SCARPIA Sta in voi di salvarlo. TOSCA Ebben, ma cessate, cessate! SCARPIA (gridando) Sciarrone, sciogliete. SCIARRONE (appare) Tutto? SCARPIA Tutto. (Sciarrone entra di nuovo nella camera della tortura, chiudendo.) Ed or, la verità! TOSCA Ch'io lo veda! SCARPIA No! TOSCA (riesce ad avvicinarsi all'uscio) Mario! LA VOCE DI CAVARADOSSI Tosca! TOSCA Ti straziano ancora? LA VOCE DI CAVARADOSSI No, coraggio! Taci, taci, sprezzo il dolor! SCARPIA Orsù, Tosca, parlate. TOSCA (rinfrancata dalle parole di Mario) Non so nulla! SCARPIA Non vale quella prova? Roberti, ripigliamo... TOSCA (si mette fra Scarpia e l'uscio per impedire che dia l'ordine) No! Fermate! SCARPIA Voi parlerete? TOSCA No, no! Ah!... mostro... Lo strazi, lo uccidi! SCARPIA Lo strazia quel vostro silenzio assai più. TOSCA Tu ridi all'orrida pena? SCARPIA (con feroce ironia) Mai Tosca alla scena più tragica fu! (a Spoletta) Aprite le porte che n'oda i lamenti! (Spoletta apre l'uscio e sta ritto sulla soglia.) LA VOCE DI CAVARADOSSI Vi sfido! SCARPIA Più forte! Più forte!... LA VOCE DI CAVARADOSSI Vi sfido! SCARPIA (a Tosca) Parlate... TOSCA Che dire? SCARPIA Su, via... TOSCA Ah, non so nulla! Ah! Dovrei mentir? SCARPIA Dite, dov'è Angelotti? TOSCA No! No! SCARPIA Parlate su, via, dove celato sta? Su via, parlate, ov'è? TOSCA Più non posso! Ah! Che orror! Cessate il martir!...È troppo soffrir... Ah, non posso più...ah, non posso più! LA VOCE DI CAVARADOSSI Ahimè! TOSCA (si rivolge ancora supplichevole a Scarpia, il quale fa cenno a Spoletta di lasciare avvicinare Tosca; essa va presso all'uscio aperto ed esterrefatta alla vista dell'orribile scena, si rivolge a Cavaradossi col massimo dolore:) Mario, consenti ch'io parli? LA VOCE DI CAVARADOSSI No. No. TOSCA (con insistenza) Ascolta, non posso più... LA VOCE DI CAVARADOSSI Stolta, che sai? Che puoi dir? SCARPIA (irritatissimo per le parole di Cavaradossi, grida terribile a Spoletta:) Ma fatelo tacere! (Spoletta entra nella camera della tortura e n'esce poco dopo, mentre Tosca, vinta dalla terribile commozione, cade prostrata sul canapè. Con voce singhiozzante si rivolge a Scarpia che sta impassibile e silenzioso. Intanto Spoletta brontola preghiere sottovoce: Judex ergo cum sedebit quidquid latet apparebit nil inultum remanebit.) TOSCA Che v'ho fatto in vita mia? Son io che cosi torturate! Torturate l'anima... (Scoppia in singhiozzi strazianti.) Si, l'anima mi torturate! SPOLETTA (continua a pregare:) Nil inultum remanebit! (Scarpia, profittando dell'accasciamento di Tosca, va presso la camera di tortura e fa cenno di ricominciare il supplizio. Un grido orribile si fa udire. Tosca si alza di scatto e subito con voce soffocata dice rapidamente a Scarpia:) TOSCA Nel pozzo...nel giardino... SCARPIA Là è Angelotti? TOSCA Sì. SCARPIA (forte, verso la camera della tortura) Basta, Roberti. SCIARRONE (che ha aperto l'uscio) È svenuto! TOSCA (a Scarpia) Assassino! Voglio vederlo. SCARPIA Portatelo qui! (Sciarrone rientra e subito appare Cavaradossi svenuto, portato dai birri che lo depongono sul canapè. Tosca corre a lui, ma l'orrore della vista dell'amante insanguinato è così forte, ch'essa, sgomentata, si copre il volto. Poi, vergognosa di questa sua debolezza, si inginocchia presso di lui, baciandolo e piangendo. Sciarrone, Roberti, il giudice e lo scrivano escono dal fondo, mentre, ad un cenno di Scarpia, Spoletta ed i birri si fermano.) CAVARADOSSI (riavendosi) Floria! TOSCA (coprendolo di baci) Amore... CAVARADOSSI Sei tu? TOSCA Quanto hai penato, anima mia! Ma il giusto Iddio lo punirà! CAVARADOSSI Tosca, hai parlato? TOSCA No, amor... CAVARADOSSI Davvero? TOSCA No! SCARPIA (forte, a Spoletta) Nel pozzo... del giardino. Va, Spoletta. (Spoletta esce; Cavaradossi, che ha udito, si leva minaccioso contro Tosca; poi le forze lo abbandonano e si lascia cadere sul canapè, esclamando con rimprovero pieno di amarezza verso Tosca:) CAVARADOSSI Ah! M'hai tradito! TOSCA (supplichevole) Mario! CAVARADOSSI (respinge Tosca che si era abbracciata a lui) Maledetta! TOSCA (supplichevole) Mario! SCIARRONE (irrompe tutto affannoso) Eccellenza, quali nuove! SCARPIA (sorpreso) Che vuol dir quell'aria afflitta? SCIARRONE Un messaggio di sconfitta! SCARPIA Che sconfitta? Come? Dove? SCIARRONE A Marengo. SCARPIA (impaziente) Tartaruga! SCIARRONE Bonapar te è vincitor! SCARPIA Melas? SCIARRONE No, Melas è in fuga! (Cavaradossi, che con ansia crescente ha udito le parole di Sciarrone, trova nel proprio entusiasmo la forza di alzarsi minaccioso in faccia a Scarpia.) CAVARADOSSI Vittoria! Vittoria! L'alba vindice appar che fa gli empi tremar! Libertà sorge, crollan tirannidi! TOSCA (cercando disperatamente di calmarlo) Mario, taci! Pietà di me! CAVARADOSSI Del soffer to mar tir me vedrai qui gioir... Il tuo cor trema, o Scarpia carnefice! (Tosca, aggrappandosi a Cavaradossi, tenta, con parole interrotte, di farlo tacere, mentre Scarpia risponde a Cavaradossi con un sarcastico sorriso.) SCARPIA Braveggia, urla! T'affretta a palesarmi il fondo dell'alma ria! Va, moribondo, il capestro t'aspetta! (Grida agli sbirri:) Portatemelo via! (Sciarrone e gli sbirri s'impossessano di Cavaradossi, e lo trascinano verso la porta. Tosca, con un supremo sforzo, tenta di tenersi stretta a Cavaradossi, ma invano; essa è brutalmente respinta.) TOSCA Ah, Mario! Mario! con te... con te... SCARPIA Voi no! (La porta si chiude e rimangono solamente Scarpia e Tosca.) TOSCA (con un gemito) Salvatelo! SCARPIA Io?... Voi! (Si avvicina alla tavola, vede la sua cena lasciata a mezzo, e ritorna calmo a sorridente.) La povera mia cena fu interrotta. (Vede Tosca abbattuta, immobile, ancora presso la porta.) Cosi accasciata? Via, mia bella signora, sedete qui. Volete che cerchiamo insieme il modo di salvarlo? (Tosca si scuote e lo guarda; Scarpia sorride sempre e si siede, accennando in pari tempo di sedere a Tosca.) E allor sedete, e favelliamo. E intanto un sorso. È vin di Spagna. (Riempie il bicchiere e lo porge a Tosca.) Un sorso per rincorarvi. TOSCA (fissando sempre Scarpia si avvicina lentamente alla tavola, siede risoluta di fronte a Scarpia; poi coll'accento del più profondo disprezzo gli chiede:) Quanto? SCARPIA (imperturbabile, versandosi da bere) Quanto? (Ride.) TOSCA Il prezzo! SCARPIA Già, mi dicon venal, ma a donna bella, no, no, io non mi vendo a prezzo di moneta. Se la giurata fede debbo tradir, ne voglio altra mercede. Quest'ora io l'attendeva! Già mi struggea l'amor della diva! Ma poc'anzi ti mirai qual non ti vidi mai! Quel tuo pianto era lava ai sensi miei e il tuo sguardo che odio in me dardeggiava, mie brame inferociva! Agil qual leopardo t'avvinghiasti all'amante. Ah, in quell'istante t'ho giurata mia! Mia! Sì, t'avrò!... (Si leva, stendendo le braccia verso Tosca; questa, che aveva ascoltato immobile le lascive parole di Scarpia, s'alza di scatto e si rifugia dietro il canapè.) TOSCA (correndo alla finestra) "Ah! Piuttosto giù mi avvento! SCARPIA (freddamente) In pegno il Mario tuo mi resta! TOSCA Ah! miserabile... L'orribil mercato! (Le balena l'idea di recarsi presso la Regina e corre verso la porte.) SCARPIA (ironico) Violenza non ti farò. Sei libera. Va pure, ma è fallace speranza; la Regina farebbe grazia ad un cadavere! (Tosca retrocede spaventata e, fissando Scarpia, si lascia cadere sul canapè; poi stacca gli occhi da Scarpia con un gesto di supremo disgusto.) Come tu mi odi! TOSCA Ah! Dio! SCARPIA (avvicinandosi) Cosi, cosi ti voglio! TOSCA (con ribrezzo) Non toccarmi, demonio; t'odio, t'odio, abbietto, vile! (Fugge da Scarpia inorridita.) SCARPIA Che importa? Spasimi d'ira, spasimi d'amore! TOSCA Vile! SCARPIA Mia! (Cerca di afferrarla.) TOSCA Vile! (Si ripara dietro la tavola.) SCARPIA (inseguendola) Mia... TOSCA Aiuto! Aiuto! (Un lontano rullo di tamburi a poco a poco s'avvicina, poi si dilegua lontano.) SCARPIA Odi? È il tamburo. S'avvia; guida la scorta ultima ai condannati. Il tempo passa! (Tosca, dopo avere ascoltato con ansia terribile, si allontana dalla finestra e si appoggia, estenuata, sul canapè.) Sai quale oscura opra laggiù si compia? Là si drizza un patibolo. Al tuo Mario, per tuo voler, non resta che un'ora di vita. (Freddamente si appoggia ad un angolo della tavola continuando a guardare Tosca.) TOSCA Vissi d'arte, vissi d'amore, non feci mai male ad anima viva! Con man furtiva quante miserie conobbi, aiutai. Sempre con fé sincera, la mia preghiera ai santi tabernacoli sali. Sempre con fé sincera diedi fiori agli altar. Nell'ora del dolore perché, perché, Signore, perché me ne rimuneri cosi? Diedi gioielli della Madonna al manto, e diedi il canto agli astri, al ciel, che ne ridean più belli. Nell'ora del dolore perché, perché, Signor, perché me ne rimuneri cosi? (inginocchiandosi innanzi a Scarpia) TOSCA Vedi, le man giunte io stendo a te! Ecco, vedi, e mercé d'un tuo detto, vinta, aspetto... SCARPIA Sei troppo bella, Tosca, e troppo amante. Cedo. A misero prezzo; tu, a me una vita, io a te chieggo un'istante! TOSCA (alzandosi, con un senso di gran disprezzo) Va, va, mi fai ribrezzo! Va, va! (Bussano alla porta.) SCARPIA Chi è la? SPOLETTA (entrando trafelato) Eccellenza, l'Angelotti al nostro giungere si uccise. SCARPIA Ebbene, lo si appenda morto alle forche. E l'altro prigionier? SPOLETTA Il Cavalier Cavaradossi? È tutto pronto, Eccellenza! TOSCA (fra sé) Dio m'assisti! SCARPIA (a Spoletta) Aspetta. (a Tosca) Ebbene? (Tosca accenna di sì col capo e, dalla vergogna piangendo, si nasconde il viso. A Spoletta) Odi... TOSCA (interrompendo subito) Ma libero all'istante lo voglio... SCARPIA (a Tosca) Occorre simular. Non posso far grazia aperta. Bisogna che tutti abbian per morto il cavalier. (Accenna a Spoletta.) Quest'uomo fido provvederà. TOSCA Chi m'assicura? SCARPIA L'ordin ch'io gli darò voi qui presente. (a Spoletta) Spoletta, chiudi. (Spoletta chiude la porta, poi ritorna presso Scarpia.) Ho mutato d'avviso. Il prigionier sia fucilato... (Tosca scatta atterrita.) Attendi... (Fissa con intenzione Spoletta che accenna replicatamente col capo di indovinare il pensiero di Scarpia.) Come facemmo del Conte Palmieri. SPOLETTA Un'uccisione... SCARPIA (subito con marcata intenzione) ...Simulata! Come avvenne del Palmieri! Hai ben compreso? SPOLETTA Ho ben compreso. SCARPIA Va. TOSCA Voglio avvertirlo io stessa. SCARPIA E sia. (a Spoletta) Le darai passo... Bada, all'ora quar ta. SPOLETTA SI. Come Palmieri. (Spoletta parte. Scarpia, ritto presso la porta, ascolta Spoletta allontanarsi, poi trasformando nel viso e nei gesti si avvicina con grande passione a Tosca.) SCARPIA Io tenni la promessa... TOSCA (arrestandolo) Non ancora. Voglio un salvacondotto onde fuggir dallo Stato con lui. SCARPIA (con galanteria) Partir dunque volete? TOSCA SI, per sempre! SCARPIA Si adempia il voler vostro. (Va allo scrittoio; si mette a scrivere, interrompendosi per domandare a Tosca:) E qual via scegliete? TOSCA La più breve! SCARPIA Civitavecchia? TOSCA Sì. (Mentre Scarpia scrive, Tosca si è avvicinata alla tavola e con la mano tremante prende il bicchiere di vino versato da Scarpia; ma nel portare il bicchiere alle labbra scorge sulla tavola un coltello affilato ed a punta; dà un 'occhiata a Scarpia che è in quel momento occupato a scrivere, e con infinite precauzioni cerca d'impossessarsi del coltello, rispondendo alle domande di Scarpia che essa sorveglia attentamente. Finalmente ha potuto prendere il coltello, che dissimula dietro di sé appoggiandosi alla tavola e sempre sorvegliando Scarpia. Questi ha finito di scrivere il salvacondotto, vi mette il sigillo, ripiega il foglio; quindi, aprendo le braccia, si avvicina a Tosca per avvincerla a sé.) SCARPIA Tosca, finalmente mia! (Ma l'accento voluttuoso si cambia in un grido terribile - Tosca lo ha colpito in pieno petto.) Maledetta! TOSCA Questo è il bacio di Tosca! (Scarpia stende il braccio verso Tosca avvicinandosi barcollante in atto di aiuto. Tosca lo sfugge ma ad un tratto si trova presa fra Scarpia e la tavola e, vedendo che sta per essere toccata da lui, lo respinge inorridita. Scarpia cade, urlando colla voce soffocata dal sangue:) SCARPIA Aiuto... muoio! Soccorso! Muoio! TOSCA (fissando Scarpia che si dibatte inutilmente e cerca di rialzarsi, aggrappandosi al canapè) Ti soffoca il sangue? E ucciso da una donna! M'hai assai torturata? Odi tu ancora? Parla! Guardami! Son Tosca! O Scarpia! SCARPIA (fa un ultimo sforzo, poi cade riverso.) Soccorso! Aiuto! TOSCA (chinandosi verso Scarpia) Ti soffoca il sangue? Muori dannato! Muori! Muori! Muori! (vedendolo immobile) È morto! Or gli perdono! E avanti a lui tremava tutta Roma! (Senza abbandonare cogli occhi il cadavere, Tosca va alla tavola, vi depone il coltello, prende una bottiglia d'acqua, inzuppa il tovagliolo e si lava le dita; poi va allo specchio e si ravvia i capelli. Quindi cerca il salvacondotto sullo scrittoio; non trovandolo, si volge e lo scorge nella mano raggrinzata del morto; ne toglie il foglio con un brivido e lo nasconde nel petto. Spegne il candelabro sulla tavola e va per uscire, ma si pente e vedendo accesa una della candele sullo scrittoio, va a prenderla, accende l'altra, e mette una candela a destra e l'altra a sinistra della testa di Scarpia. Alzandosi, cerca di nuovo intorno e scorgendo un crocifisso va a staccarlo dalla parete e portandolo religiosamente s'inginocchia per posarlo sul petto di Scarpia; poi si alza e con grande precauzione esce, richiudendo dietro a sé la porta.) La piattaforma di Castel Sant'Angelo (A sinistra una casamatta; vi è collocata una lampada, un grosso registro e l'occorrente per scrivere; una panca, una sedia. Su di una parte della casamatta, un crocifisso ; davanti a questo è appesa una lampada. A destra, l'apertura d'una piccola scala per la quale si ascende alla piattaforma. Nel fondo il Vaticano e San Pietro. È ancora notte; a poco a poco si vede la luce incerta e grigia che precede l'alba. Le campane delle chiese suonano mattutino. Si ode la voce d'un pastore che guida un armento.) (Orchestra) VOCE DEL PASTORE Io de' sospiri. Ve ne rimanno tanti pe' quante foje ne smoveno li venti. Tu me disprezzi. Me ciaccoro. Lampena d'oro, me fai morir. (Orchestra) Un carceriere con una lanterna sale dalla scala, va alla casamatta e vi accende una lampada sospesa davanti al crocifisso, poi quella sulla tavola; siede ed aspetta mezzo assonnato. Più tardi un picchetto, comandato da un sergente della guardia, sale sulla piattaforma accompagnando Cavaradossi; il picchetto si arresta ed il sergente conduce Cavaradossi alla casamatta, consegnando un foglio al carceriere che esamina il foglio, apre il registro e vi scrive mentre interroga.) (Orchestra) CARCERIERE Mario Cavaradossi? (Cavaradossi china il capo, assentendo. Il carceriere porge la penna al sergente.) A voi. (a Cavaradossi) Vi resta un'ora; un sacerdote i vostri cenni attende. CAVARADOSSI No, ma un'ultima grazia io vi richiedo. CARCERIERE Se posso... CAVARADOSSI Io lascio al mondo una persona cara. Consentite ch'io le scriva un sol motto. (togliendo dal dito un anello) Unico resto di mia ricchezza è questo anel. Se promettete di consegnarle Il mio ultimo addio, esso è vostro. CARCERIERE (tituba un poco, poi accetta e facendo cenno a Cavaradossi di sedere alla tavola, va a sedere sulla panca) Scrivete. CAVARADOSSI (si mette a scrivere, ma dopo tracciate alcune linee è invaso dalle rimembranze) E lucevan le stelle ed olezzava la terra, stridea l'uscio dell'orto, e un passo sfiorava la rena... Entrava ella, fragrante, mi cadea fra le braccia... Oh, dolci baci, o languide carezze, mentr'io fremente le belle forme disciogliea dai veli! Svanì per sempre il sogno mio d'amore... L'ora è fuggita... E muoio disperato! E non ho amato mai tanto la vita! (Scoppia in singhiozzi. Dalla scala viene Spoletta accompagnato dal sergente e seguito da Tosca. Spoletta accenna a Tosca ove trovasi Cavaradossi, poi chiama a sé il carceriere; con questi e col sergente ridiscende, non senza prima avere dato ad una sentinella, che sta in fondo, l'ordine di sorvegliare il prigioniero. Tosca vede Cavaradossi piangente, colla testa fra le mani; gli si avvicina e gli solleva la testa. Cavaradossi balza in piedi sorpreso. Tosca gli presenta convulsa un foglio, non potendo parlare per l'emozione.) (Orchestra) CAVARADOSSI (leggendo) Ah! Franchigia a Floria Tosca... ... e al cavalier che l'accompagna. TOSCA (leggendo insieme a lui con voce affannosa e convulsa) ... e al cavalier che l'accompagna. (a Cavaradossi con un grido d'esultanza) Sei libero! CAVARADOSSI (guarda il foglio; ne vede la firma) Scarpia!... Scarpia che cede? La prima sua grazia è questa... TOSCA E l'ultima! CAVARADOSSI Che dici? TOSCA Il tuo sangue o il mio amore volea. Fur vani scongiuri e pianti. Invan, pazza d'orror, alla Madonna mi volsi e ai Santi... l'empio mostro dicea: già nei cieli il patibol le braccia leva! Rullavano i tamburi... Rideva, l'empio mostro, rideva, già la sua preda pronto a ghermir! "Sei mia?" SI. Alla sua brama mi promisi. LI presso luccicava una lama... Ei scrisse il foglio liberator, venne all'orrendo amplesso... Io quella lama gli piantai nel cor. CAVARADOSSI Tu, di tua man l'uccidesti? Tu pia, tu benigna, e per me! TOSCA N'ebbi le man tutte lorde di sangue! CAVARADOSSI (prendendo amorosamente fra le sue le mani di Tosca) O dolci mani mansuete e pure, o mani elette a bell'opre pietose, a carezzar fanciulli, a coglier rose, a pregar, giunte, per le sventure, dunque in voi, fatte dall'amor secure, giustizia le sue sacre armi depose? Voi deste morte, o mani vittoriose, o dolci mani mansuete e pure! TOSCA (svincolando le mani) Senti, l'ora è vicina. Io già raccolsi oro e gioielli, una vettura è pronta... Ma prima...ridi, amor...prima sarai fucilato... per finta, ad armi scariche. Simulato supplizio. Al colpo, cadi; i soldati sen vanno, e noi siam salvi! Poscia a Civitavecchia, una tartana, e via per mar! CAVARADOSSI Liberi! TOSCA Liberi! CAVARADOSSI Via pel mar! TOSCA Chi si duole in terra più? Senti effluvi di rose? Non ti par che le cose aspettan tutte innamorate il sole? CAVARADOSSI (con la più tenera commozione) Amaro sol per te m'era il morire, da te la vita prende ogni splendore, all'esser mio la gioia ed il desire nascon di te, come di fiamma ardore. Io folgorare i cieli e scolorire vedrò nell'occhio tuo rivelatore, e la beltà delle cose più mire avrà sol da te voce e colore. TOSCA Amor che seppe a te vita serbare ci sarà guida in terra, e in mar nocchiere, e vago farà il mondo riguardare, finché congiunti alle celesti sfere dileguerem, siccome alte sul mare al sol cadente, nuvole leggere! (Rimangono commossi, silenziosi; poi Tosca, chiamata dalla realtà delle cose, si guarda attorno, inquieta.) E non giungono... (Si volge a Cavaradossi con premurosa tenerezza.) Bada! Al colpo egli è mestiere che tu subito cada... CAVARADOSSI (la rassicura) Non temere che cadrò sul momento, e al naturale. TOSCA (insistente) Ma stammi attento di non farti male! Con scenica scienza io saprei la movenza. CAVARADOSSI (la interrompe, attirandola a sé) Parlami ancor come dianzi parlavi, è cosi dolce il suon della tua voce! TOSCA (si abbandona, quasi estasiata) Uniti ed esulanti diffonderan pel mondo i nostri amori, armonie di colori... TOSCA e CAVARADOSSI Armonie di canti diffonderem! (con grande entusiasmo) Trionfal di nova speme l'anima freme in celestial crescente ardor. Ed in armonico vol già l'anima va all'estasi d'amor. TOSCA Gli occhi ti chiuderò con mille baci e mille ti dirò nomi d'amor. (Frattanto dalla scaletta è salito un drappello di soldati; lo comanda un ufficiale, il quale schiera i soldati nel fondo; seguono Spoletta, il sergente, il carceriere. Spoletta dà le necessarie istruzioni. Il cielo si fa più luminoso; è l'alba; suonano le 4. Il carceriere si avvicina a Cavaradossi e togliendosi il berretto gli indica l'ufficiale.) CARCERIERE L'ora! CAVARADOSSI Son pronto. (Il carceriere prende il registro dei condannati e parte dalla scaletta.) TOSCA (a Cavaradossi, con voce bassissima e ridendo di soppiatto) Tieni a mente: al primo colpo, giù... CAVARADOSSI (sottovoce, ridendo esso pure) Giù. TOSCA Né rialzarti innanzi ch'io ti chiami. CAVARADOSSI No, amore! TOSCA E cadi bene. CAVARADOSSI Come la Tosca in teatro. TOSCA Non ridere... CAVARADOSSI Cosi? TOSCA Cosi. (Cavaradossi segue l'ufficiale dopo aver salutato Tosca, la quale si colloca a sinistra nella casamatta, in modo però di poter spiare quanto succede sulla piattaforma. Essa vede l'ufficiale ed il sergente che conducono Cavaradossi presso il muro di faccia a lei; il sergente vuol porre la benda agli occhi di Cavaradossi; questi, sorridendo, rifiuta. Tali lugubri preparativi stancano la pazienza di Tosca.) TOSCA Com'è lunga l'attesa! Perché indugiano ancor? Già sorge il sole; perché indugiano ancora? È una commedia, lo so, ma questa angoscia eterna pare. (L'ufficiale e il sergente dispongono il plotone dei soldati, impartendo gli ordini relativi.) Ecco! Apprestano l'armi! Com'è bello il mio Mario! (L'ufficiale abbassa la sciabola, i soldati sparano e Cavaradossi cade.) Là! Muori! Ecco un artista! (Il sergente si avvicina al caduto e lo osserva attentamente. Spoletta pure si è avvicinato per impedire al Sergente di dare il colpo di grazia; quindi copre Cavaradossi con un mantello. L'ufficiale allinea i soldati, il sergente ritira la sentinella che sta in fondo, poi tutti, preceduti da Spoletta, scendono la scala. Tosca è agitatissima; essa sorveglia questi movimenti temendo che Cavaradossi, per impazienza, si muovi o parli prima del momento opportuno; dice a voce repressa verso Cavaradossi:) O Mario, non ti muovere... S'avviano, taci! Vanno, scendono. (Vista deserta la piattaforma, va ad ascoltare presso l'imbocco della scaletta; vi si arresta trepidante, affannosa, parendole che i soldati ritornino. Di nuovo si volge a Cavaradossi con voce bassa.) Ancora non ti muovere... (Ascolta; si sono tutti allontanati. Corre verso Cavaradossi.) Presto! Su, Mario! Mario! Su! Presto! Andiam! Su! Su! (Si inginocchia, toglie rapidamente il mantello e balza in piedi livida, atterrita.) Mario! Mario! Morto! Morto! (Singhiozzando si butta sul corpo di Cavaradossi.) O Mario, morto? Tu? Cosi? Finire cosi? Cosi! ecc. (Intanto dal cortile al disotto del parapetto e su dalla piccola scala arrivano prima confuse poi sempre più vicine le voci di Sciarrone, di Spoletta e di alcuni soldati.) VOCI CONFUSE Scarpia? Pugnalato! SCIARRONE Vi dico, pugnalato! VOCI CONFUSE La donna è Tosca! Che non sfugga! Attenti agli sbocchi delle scale! (Spoletta appare dalla scala, mentre Sciarrone, dietro a lui, gli grida, additando Tosca.) SCIARRONE È lei! SPOLETTA (gettandosi su Tosca) Ah, Tosca, pagherai ben cara la sua vita! (Tosca balza in piedi e respinge Spoletta violentemente, rispondendogli:) TOSCA Colla mia! (All'urto inaspettato Spoletta dà addietro, e Tosca rapida gli sfugge, e, correndo al parapetto, si getta nel vuoto gridando:) O Scarpia, avanti a Dio! (Sciarrone ed alcuni soldati, saliti confusamente, corrono al parapetto e guardano giù. Spoletta rimane esterrefatto, allibito.) Fine dell'opera |
libretto by Luigi Illica, Giuseppe Giacosa |