Other “Otello” libretti [show] |
• Italian
• English • German • French |
Line-by-line [show] |
• English
• German • French |
“Otello” by Giuseppe Verdi libretto (Italian)
Contents: Personaggi; Atto Primo; Atto Secondo; Atto Terzo; Atto Quarto |
Una sala terrena nel castello. Un’invetriata e un verone la dividono da un grande giardino. JAGO (al di qua del verone, a Cassio, chi è al di là) Non ti crucciar. Se credi a me, tra poco farai ritorno ai folleggianti amori di Monna Bianca, altiero capitano, coll’elsa d’oro e col balteo fregiato. CASSIO Non lusingarmi. JAGO Attendi a ciò ch’io dico. Tu dêi saper che Desdemona è il Duce del nostro Duce, sol per essa ei vive. Pregala tu, quell’anima cortese per te interceda, e il tuo perdono è certo. CASSIO Ma come favellarle? |
JAGO È suo costume girsene a meriggiar fra quelle fronde colla consorte mia. Quivi l’aspetta. Or t’è aperta la via di salvazione; vanne. (Cassio s’allontana. Jago lo segue coll’occhio.) Vanne! la tua meta già vedo. Ti spinge il tuo dimone e il tuo dimon son io, e me trascina il mio, nel quale io credo inesorato Iddio: (allontanandosi dal verone senza più guardar Cassio che sarà scomparso fra gli alberi) Credo in un Dio crudel che m’ha creato simile a sè, e che nell’ira io nomo. Dalla viltà d’un germe o d’un atòmo vile son nato. Son scellerato perchè son uomo, e sento il fango originario in me. Sì! quest’è la mia fè! Credo con fermo cuor, siccome crede la vedovella al tempio, che il mal ch’io penso che da me procede per mio destino adempio. Credo che il giusto è un istrion beffardo e nel viso e nel cuor; che tutto è in lui bugiardo, lagrima, bacio, sguardo, sacrificio ed onor. E credo l’uom gioco d’iniqua sorte dal germe della culla al verme dell’avel. Vien dopo tanta irrision la Morte. E poi?... e poi? La Morte è il Nulla, è vecchia fola il Ciel. (Si vede passare nel giardino Desdemona con Emilia. Jago si slancia al verone, al di là del quale è appostato Cassio.) (a Cassio) Eccola!... Cassio... a te! Quest’è il momento. |
Ti scuoti... vien Desdemona. (Cassio va verso Desdemona, la saluta, le s’accosta.) S’è mosso; la saluta e s’avvicina. Or qui si tragga Otello!... Aiuta, aiuta Sàtana il mio cimento! Già conversano insieme... ed essa inclina, sorridendo, il bel viso. (Si vedono ripassare nel giardino Cassio e Desdemona.) Mi basta un lampo sol di quel sorriso per trascinar Otello alla ruina. Andiam... (fa per avviarsi rapido ma si arresta subitamente) Ma il caso in mio favor s’adopra. Eccolo... al posto, all’opra! (Si colloca immoto al verone guardando fissamente verso il giardino dove stanno Cassio e Desdemona. Entra Otello; Iago, simulando di non averlo visto, finge di parlare frasè.) Ciò m’accora... OTELLO (avvicinandosi a Jago) Che parli? JAGO Nulla... Voi qui? Una vana voce m’uscì dal labbro. OTELLO Colui che s’allontana dalla mia sposa, è Cassio? (E l’uno e l’altro si staccano dal verone.) JAGO Cassio? no... quei si scosse come un reo nel vedervi. OTELLO Credo che Cassio ei fosse. JAGO Mio signore... OTELLO Che brami? JAGO Cassio, nei primi dì del vostro amor, Desdemona non conosceva? |
OTELLO Sì. Perchè fai tale inchiesta? JAGO Il mio pensier è vago d’ubbie, non di malizia. OTELLO Di’ il tuo pensiero, Jago. JAGO Vi confidaste a Cassio? OTELLO Spesso un mio dono o un cenno portava alla mia sposa. JAGO Dassenno? OTELLO Sì, dassenno. Noi credi onesto? JAGO (imitando Otello) Onesto ? OTELLO Che ascondi nel tuo core? JAGO Che ascondo in cor, signore? OTELLO “Che ascondo in cor, signore?” Pel cielo, tu sei l’eco dei detti miei!... Nel chiostro dell’anima ricetti qualche terribil mostro. Sì; ben t’udii poc’anzi mormorar, “Ciò m’accora!” Ma di che t’accoravi? Nomini Cassio e allora tu corrughi la fronte. Suvvia, parla se m’ami! JAGO Voi sapete ch’io v’amo. OTELLO Dunque senza velami t’esprimi e senza ambagi. T’esca fuor dalla gola |
il tuo più rio pensiero colla più ria parola! JAGO S’anco teneste in mano tutta l’anima mia, nol sapreste. OTELLO Ah!... JAGO (avvicinandosi molto ad Otello e sottovoce) Temete, signor, la gelosia! È un’idra fosca, livida, cieca, col suo veleno se stessa attosca, vivida piaga le squarcia il seno. OTELLO Miseria mia! No! il vano sospettar nulla giova. Pria dei dubbio l’indagine, dopo il dubbio la prova – dopo la prova – Otello ha sue leggi supreme – amore e gelosia vadan dispersi insieme. JAGO (con piglio più ardito) Un tal proposto spezza di mie labbra il suggello. Non parlo ancor di prova, pur, generoso Otello, vigilate; soventi le oneste e ben create coscienze non sospettano la frode: vigilate. Scrutate le parole di Desdemona; un detto può ricondur la fede, può affermar il sospetto. VOCI LONTANE Dove guardi splendono raggi, avvampan cuori, dove passi scendono nuvole di fiori. Qui fra gigli e rose, come a un casto altare, padri, bimbi, spose vengono a cantar. JAGO (come prima, sottovoce) Eccola... Vigilate! |
(Si vede ricomparire Desdemona nel giardino dalla vasta apertura del fondo: essa è circondata da donne dell’isola, da fanciulli, da marinai ciprioti e albanesi, che si avanzano e le offrono fiori e rami fioriti ed altri doni. Alcuni s’accompagnono cantando sulla ‘‘guzla’’, una specie di mandola, altri hanno delle piccole arpe ad armacollo.) GENTE INTORNO A DESDEMONA Dove guardi splendono raggi, avvampan cuori, dove passi scendono nuvole di fiori. Qui fra gigli e rose, come a un casto altare, padri, bimbi, spose vengono a cantar. FANCIULLI T’offriamo il giglio, soave stel, che in man degli angeli fu assunto in ciel, che abbella il fulgido manto e la gonna della Madonna e il santo vel. UOMINI E DONNE Mentre all’aura vola, vola lieta la canzon, (rip.) l’agile mandòla (rip.) ne accompagna il suon. (rip.) MARINAI (offrendo a Desdemona dei monili di corallo e di perle) A te le porpore, le perle e gli ostri nella voragine còlti del mar. Vogliam Desdemona coi doni nostri come un’immagine sacra adornar. (rip.) FANCIULLI, DONNE Mentre all’aura vola, ecc. DONNE (spargendo fronde e fiori) A te, a te la florida messe dai grembi spargiam, spargiam, al suolo, a nembi, a nembi spargiamo al suol. L’april circonda la sposa bionda d’un’etra rorida che vibra, che vibra al Sol. |
FANCIULLI, UOMINI Mentre all’aura vola, ecc. TUTTI Dove guardi splendono raggi, avvampan cuori, dove passi, scendono nuvole di fiori. Qui fra gigli e rose come a un casto altare, padri, bimbi, spose, vengono a cantar. DESDEMONA Splende il cielo, danza l’aura, olezza il fior... OTELLO (soavemente commosso) Quel canto mi conquide! DESDEMONA ... Gioia, amor, speranza canton nel mio cuor. JAGO (a parte) Beltà ed amor in dolce inno concordi!... FANCIULLI, UOMINI E DONNE Vivi felice!... OTELLO S’ella m’inganna... DESDEMONA Gioia, amor, canton nel mio cor! OTELLO ... il ciel se stesso irride! JAGO ... I vostri infrangerò soavi accordi! FANCIULLI, UOMINI E DONNE ... Vivi felice! addio! Qui regna Amor! OTELLO Quel canto mi conquide. JAGO (sommessamente) I vostri infrangerò soavi accordi! |
(Desdemona bacia la testa d’alcuni tra i fanciulli, e alcune donne le baciono il lembo della veste, ed essa porge una borsa ai marinai, la gente s’allontana. Desdemona, seguita poi da Emilia, entra nella sala e s’avanza verso Otello.) DESDEMONA (a Otello) D’un uom che geme sotto il tuo disdegno la preghiera ti porto. OTELLO Chi è costui? DESDEMONA Cassio. OTELLO Era lui che ti parlava sotto quelle fronde? DESDEMONA Lui stesso, e il suo dolor che in me’s infonde tant’è verace che di grazia è degno. Intercedo per lui, per lui ti prego. Tu gli perdona. OTELLO Non ora. DESDEMONA Non oppormi il tuo diniego. Gli perdona. OTELLO Non ora! DESDEMONA Perchè torbida suona la voce tua? qual pena t’addolora? OTELLO M’ardon le tempie. DESDEMONA (spiegando il suo fazzoletto come per fasciare la fronte di Otello) Quell’ardor molesto svanirà, se con questo morbido lino la mia man ti fascia. |
OTELLO (getta il fazzoletto a terra) Non ho d’uopo di ciò. DESDEMONA Tu sei crucciato, signor. OTELLO Mi lascia! mi lascia! (Emilia raccoglie il fazzoletto dal suolo.) DESDEMONA Se inconscia, contro te, sposo, ho peccato, dammi la dolce lieta parola del perdono. OTELLO (a parte) Forse perché gl’inganni d’arguto amor non tendo... DESDEMONA La tua fanciulla io sono, umile e mansueta; ma il labbro tuo sospira, hai l’occhio fiso al suol. Guardami in volto e mira come favella amor! Vien ch’io t’allieti il core... OTELLO ...forse perchè discendo nella valle degli anni, forse perchè ho sul viso quest’atro tenebror, dunque perchè gli inganni d’arguto amor non tendo, forse perchè discendo nella valle degli anni, forse perchè ho sul viso quest’atro tenebror,... JAGO (ad Emilia, sottovoce) Quel vel mi porgi ch’or hai raccolto! EMILIA (a Jago) Qual frode scorgi? Ti leggo in volto. |
JAGO T’opponi a vôto quand’io comando! EMILIA Il tuo nefando livor m’è noto. JAGO Sospetto insano. EMILIA Guardia fedel è questa mano... JAGO Dammi quel vel! Dammi quel vel! EMILIA ... guardia fedel è questa mano! JAGO (afferrando violentemente il braccio di Emilia) Su te l’irosa mia man s’aggrava! EMILIA Son la tua sposa, non la tua schiava! JAGO La schiava impura tu sei di Jago! EMILIA Ho il cor presago d’una sventura. JAGO Nè mi paventi? EMILIA Uomo crudel! JAGO A me... EMILIA Che tenti? |
JAGO A me quel vel! EMILIA Uomo crudel! (Con un colpo di mano Jago ha carpito il fazzoletto ad Emilia.) DESDEMONA ...ch’io ti lenisca il duol! (rip.) EMILIA Vinser gli artigli truci e codardi. OTELLO ... ella è perduta e irriso io sono... DESDEMONA Guardami in volto e mira, mira come favella amor! OTELLO ... e il core infrango e ruinar nel fango vedo il mio sogno d’or! EMILIA Do io dai perigli sempre ci guardi! (rip.) JAGO Già la mia brama conquido, ed ora su questa trama Jago lavora! EMILIA Vinser gli artigli truci e codardi! OTELLO Ella è perduta e irriso io sono... DESDEMONA Guardami in volto, mira come favella amor, ecc. |
OTELLO ... e il core infrango, ecc. EMILIA Dio dai perigli, ecc. JAGO Già la mia brama, ecc. DESDEMONA Dammi la dolce e lieta parola del perdon! OTELLO Escite! Solo vo’restar. JAGO (sottovoce ad Emilia che sta per uscire) Ti giova tacer. Intendi? (Desdemona ed Emilia escono. Jago finge d’escire dalla porta in fondo, ma giuntovi s’arresta.) OTELLO (accasciato su d’un sedile) Desdemona rea!... JAGO (nel fondo guardando di nascosto il fazzoletto, poi riponendolo con cura nel giustacuore) Con questi fili tramerò la prova del peccato d’amor. Nella dimora di Cassio ciò s’asconda. OTELLO ... Atroce idea! JAGO (fissando Otello) Il mio velen lavora. OTELLO ... Rea contro me! contro me! JAGO Soffri e ruggi! OTELLO Atroce! atroce! JAGO (dopo essersi portato accanto ad Otello, bonariamente) Non pensateci più. |
OTELLO (balzando) Tu?! Indietro! fuggi! M’hai legato alla croce! Ahimè!... Più orrendo d’ogni orrenda ingiuria dell’ingiuria è il sospetto. Nell’ore arcane della sua lussuria (e a me furate!) m’agitava il petto forse un presagio? Ero baldo, giulivo... Nulla sapevo ancor; io non sentivo sul suo corpo divin che m’innamora e sui labbri mendaci gli ardenti baci di Cassio! Ed ora!... ed ora... Ora e per sempre addio, sante memorie, addio sublimi incanti del pensier! Addio schiere fulgenti, addio vittorie, dardi volanti e volanti corsier! Addio, addio vessillo trionfale e pio! e diane squillanti in sul mattin! Clamori e canti di battaglia, addio! Della gloria d’Otello è questo il fin! JAGO Pace, signor. OTELLO Sciagurato! mi trova una prova secura che Desdemona è impura... Non sfuggir! non sfuggir! nulla ti giova! Vo’una secura, una visibil prova! O sulla tua testa s’accenda e precipiti il fulmine del mio spaventoso furor che si desta! (Afferra Jago alla gola e lo atterra.) JAGO Divina grazia difendimi! (alzandosi) Il cielo vi protegga! non son più vostro alfiere. Voglio che il mondo testimon mi sia che l’onestà è periglio. (Fa per andarsene.) |
OTELLO No... rimani. Forse onesto tu sei. JAGO (sulla soglia fingendo d’andarsene) Meglio varrebbe ch’io fossi un ciurmador. OTELLO Per l’universo! Credo leale Desdemona e credo che non lo sia; te credo onesto e credo disleale... La prova io voglio! voglio la certezza!! JAGO (ritornando verso Otello) Signor, frenate l’ansie. E qual certezza v’abbisogna? Avvinti vederli forse? OTELLO Ah! Morte e dannazione!! JAGO Ardua impresa sarebbe; e qual certezza sognate voi se quell’immondo fatto sempre vi sfuggirà? Ma pur se guida è la ragione al vero, una sì forte congettura riserbo che per poco alla certezza vi conduce. Udite. (avvicinandosi molto ad Otello) Era la notte, Cassio dormia, gli stavo accanto. Con interrotte voci tradia l’intimo incanto. Le labbra lente, lente movea, nell’abbandono del sogno ardente; e allor dicea, con flebil suono: “Desdemona soave! Il nostro amor s’asconda. Cauti vegliamo! l’estasi del ciel tutto m’innonda!” Seguia più vago l’incubo blando; con molle angoscia, l’interna imago quasi baciando, ei disse poscia: “Il rio destino impreco |
che al Moro ti donò.” E allora il sogno in cieco letargo si mutò. OTELLO Oh! mostruosa colpa! JAGO Io non narrai che un sogno. OTELLO Un sogno che rivela un fatto. JAGO Un sogno che può dar forma di prova ad altro indizio. OTELLO E qual? JAGO Talor vedeste in mano di Desdemona, un tessuto trapunto a fior e più sottil d’un velo? OTELLO È il fazzoletto ch’io le diedi, pegno primo d’amor. JAGO Quel fazzoletto ieri – certo ne son – lo vidi in man di Cassio. OTELLO Ah! – mille vite gli donasse Iddio! Una è povera preda al furor mio!! Jago, ho il cor di gelo. Lungi da me le pietose larve. Tutto il mio vano amor esalo al cielo. Guardami... ei sparve! Nelle sue spire d’angue l’idra m’avvince! Ah! sangue! sangue! sangue! (S’inginocchia.) Sì, pel ciel marmoreo giuro! Per le attorte folgori! Per la Morte e per l’oscuro mar sterminator! D’ira e d’impeto tremendo presto fia che sfolgori |
(levando le mani al cielo) questa man ch’io levo e stendo! (Fa per alzarsi; Jago lo trattiene inginocchiato.) JAGO (inginocchiandosi anch’esso) Non v’alzate ancor! Testimon è il Sol ch’io miro, che m’irradia e innanima l’ampia terra e il vasto spiro del Creato inter, che ad Otello io sacro ardenti, core, braccio ed anima s’anco ad opere cruenti s’armi il suo voler! OTELLO, JAGO (alzando le mani al cielo come chi giura) Sì, pel ciel marmoreo giuro! Per le attorte folgori, ecc. Dio vendicator! |
libretto by Arrigo Boito |
Contents: Personaggi; Atto Primo; Atto Secondo; Atto Terzo; Atto Quarto |